Musica
Bianco ci insegna nel suo nuovo album a "Guardare per aria"
Bianco ci insegna nel suo nuovo album a “Guardare per aria”
Questa settimana abbiamo ascoltato per voi, il nuovo e già chiacchieratissimo album di Bianco.
Guardare per aria, questo il titolo, è stato accolto positivamente e definito come un album gioioso e positivo, e noi spinti dalla curiosità non abbiamo resistito.
Si tratta del terzo album per il cantautore torinese Alberto Bianco, classe 1984. Il disco prodotto da Riccardo Parravicini, è uscito il 3 febbraio per l’etichetta INRI, a tre anni di distanza dalla pubblicazione di Storia del Futuro. Si presenta anche questo come un lavoro che combina diversi generi, e che vede come il precedente, la presenza di tanti artisti, a conferma di quanto per Bianco siano preziose in musica le collaborazioni e il lavoro di squadra. Eppure affinità a parte, rispetto ai suoi dischi antecedenti, Guardare per aria è un lavoro diverso: sonorità meno rock, e più vicine invece alla scuola cantautorale romana. Non a caso in questi ultimi anni, Bianco, ha aperto alcuni concerti di Max Gazzè ed ha accompagnato, in pianta stabile nel 2013 Niccolò Fabi nel “Ecco tour”. Bianco non si fa mancare nulla: sono presenti sonorità che si avvicinano al jazz in Filo d’erba e Corri corri, che sfiorano l’elettronica come in Drago, attraversando anche la musica world, come avviene per Le stelle di giorno, brano che chiude il disco.
L’album presenta delle tematiche che ricorrono costanti: l’amore, la ricerca di una felicità, la spensieratezza, il rapporto con la natura e con noi stessi.
Corri corri, canzone ormai nota e canticchiata in giro, è stata lanciata in rotazione radiofonica nell’ottobre 2014, ed ha preannunciato l’uscita dell’album. Il brano vede la collaborazione di Levante, che ne ha scritto anche la seconda strofa. Una interpretazione in coppia insomma, una amicizia e un sodalizio che si sono rivelati vincenti (si ricordi che Alberto aveva già lavorato alla produzione artistica dell’album d’esordio della cantante siciliana). È un pezzo armonioso, aperto con un’ orchestra di fiati, le due voci si alternano, per poi ricongiungersi nel ritornello. Il titolo ci suggerisce di correre dietro alla melodia coinvolgente, dentro la quale si rimane incuriositi, in quello che è un vero e proprio diverbio amoroso. È lo sfogo di due innamorati, che metterebbe d’accordo e farebbe sorridere un po’ tutti i fidanzati che si ritrovano, come accade alla coppia in questione, a dover fare i conti con le stronzate dette dal proprio partner, le promesse non mantenute e quelle attenzioni negate.
L’amore è il motore, fa volare alti, come su un Aeroplano, è un cuore gremito di cose che non puoi spiegare, ma che ti alleggerisce la testa dai pensieri. Aeroplano, come anche Almeno a Natale, sono caratterizzati manifestamente dall’influsso di Niccolò Fabi, ascoltarli sembra quasi avere la sensazione di vivere, dentro ad uno dei dischi del cantautore romano.
Ancora una volta l’amore è al centro della scena in Quello che non hai, “com‘è profondo il mare” è un chiaro e sensibile rimando, che rende omaggio all’incommensurabile Lucio Dalla.
Con Filo d’erba, Bianco sembra immerso nella natura, e ci trasporta con lui prendendoci per mano, tra il cielo luminoso, i fiori, il mare e l’aria, che profuma di salsedine, o tra le stelle in una notte di primavera che anticipa l’estate. Sembra un tuffo colorato in mezzo ai paesaggi, che infonde in noi la speranza e la possibilità di poter ritrovare la pace e la spensieratezza. La felicità, sembra essere un filo d’erba che voglia non ha di piegarsi alla realtà.
L’album si manifesta proprio come un cammino verso questa ricerca di felicità, riscontrabile sempre nelle piccole cose. Questa tematica sembra accompagnare inoltre, un concetto prezioso e profondo: l’importanza di guardarsi dentro. Sono sensazioni che si percepiscono sia in Volume, che in Drago. Il ritiro introspettivo, il sintonizzarsi con il giusto volume, sulle proprie emozioni e sulle proprie paure, come se scoprirsi e ritrovarsi, fosse il primo passo necessario per riuscire a guardare per aria. Ed ancora, in Drago, il peso dei ricordi e una felicità, che questa volta, si incarna in una creatura mitologica ingentilita, così come nelle migliori e benevole tradizioni orientali. La felicità è un drago fatto di gesti piccoli ma così piccoli quasi invisibili.
Almeno a Natale è un pezzo che sembra invitare alla saggezza, è scritto insieme a Matteo de Simone dei Nadàr Solo, e ben si ricollega, se vogliamo, a questo proposito di lavoro interiore e del guardarsi a fondo. È un viaggio verso casa nel periodo natalizio, quando affacciati al finestrino ci interroghiamo sulla possibilità di essere una persona migliore, un figlio migliore, che percorre la sua strada in modo giusto: perché essere liberi è anche capire che non passare la vita a fuggire serve ogni tanto sapere indossare quel vestito buono che ti fa paura.
Il prezioso contributo strumentale di Niccolò Fabi, si cela in Le dimensioni contano. È un dono, un abbraccio, con il cuore pieno, e la predisposizione ad offrire sempre un po’ del nostro tempo e del nostro spazio all’altro: le dimensioni contano ed io ho un cuore grande e sono pronto a offrirtelo.
L‘album si chiude sulle note di Le stelle di giorno, in un brusio di sonorità quasi etniche, che ci cullano, in cui Bianco sembra confidarci e sussurrare ancora una volta in maniera semplice ma elegante, le proprie riflessioni.
Una sensibilità inconfondibile quella di Bianco, una bella scrittura, semplice ma evocativa, parole poetiche che disegnano stati d’animo e paesaggi, il tutto accompagnato da un pop cantautorale con arrangiamenti delicati. Guardare per aria è come quel fanciullino che ci invita alla leggerezza, alla riflessione sull’importanza delle piccole cose. La felicità, certo non è, un prodotto già confezionato, essa è una conquista, e si scorge sulla lezione di quel piccolo principe, con il suo essenziale invisibile agli occhi: “ gesti piccoli, così piccoli, quasi invisibili”.
Simona Bascetta