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Best New: Daniela Nardi

Redazione Urban

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Daniela Nardi è una raffinata interprete jazz canadese di origini italiane e noi l’abbiamo intervistata in occasione dell’uscita del suo nuovo album, Canto. Si tratta di una selezione di classici insolita, che include anche alcune gemme di Sergio Endrigo ed Enzo Jannacci. Argomenti dell’intervista sono stati la doppia nazionalità di Daniela e la reputazione della musica italiana in Canada.
Canto è un’accurata selezione di brani di musica leggera con un occhio di riguardo verso quella italiana. Qual è il tuo rapporto con questo repertorio, considerate anche le tue origini italiane?
A parte i miei genitori che sono italiani, sento di essere italiana nell’animo. Non credo che tutti i figli degli immigrati sentano questo forte legame con la madrepatria ma io sì. I miei amici italiani mi dicono che è difficile percepire che io sia canadese e che viva in un altro Paese. Fare musica anche in Italia è un ampliamento di questa mia sensibilità.
La tracklist è molto variegata e originale e si discosta dal solito album di classici reinterpretati: trovo che la scelta delle canzoni di Jannacci e Endrigo siano parecchio indovinate. Quali criteri sono stati seguiti durante la scelta di questi dieci brani?
È stato un processo lungo scegliere queste canzoni! Per tanti mesi ho fatto un sacco di ricerca, ho ascoltato tanta musica, a partire dai miei artisti preferiti. Ho sviluppato una lista di almeno cento canzoni e poi, con il mio produttore, abbiamo fatto l’elenco definitivo. Ho scelto canzoni che avessero una certa assonanza con me. Ripeto, è stato molto complicato perché non avrei mai voluto escludere alcuni artisti, ad esempio Gianmaria Testa, ma è stato inevitabile prendere una decisione definitiva. Tuttavia credo che alla fine sia stata fatta una buona scelta.
Puoi dirci qualcosa di più sul progetto attorno a Canto, soprattutto riguardo la tua collaborazione con il produttore Antonio Fresa e con i musicisti che hanno partecipato alle registrazioni?
Molto è dovuto al rapporto che si è instaurato tra me e Antonio. Tra noi si è creato un grande feeling. Abbiamo gusti simili ed è stato molto facile lavorare insieme, ci siamo scambiati idee per creare qualcosa da cucirmi addosso, qualcosa che fosse perfetto per me e per il mio modo di cantare. Poi, lavorare con musicisti come Fabrizio Bosso e Gabriele Mirabassi è stato immediato perché sono musicisti incredibili. Ci siamo incontrati quando ho registrato il disco precedente, The Songs of Paolo Conte, e nel tempo abbiamo coltivato una grande amicizia. Registrare Canto con loro è stata una gioia perché al lavoro si è aggiunto questo rapporto di grande affetto e stima.
C’è un brano che è diventato il tuo preferito, per com’è stato arrangiato e per come l’hai interpretato, durante la produzione di Canto?
Amo le canzoni tutte allo stesso modo però “A Story Gone Wrong” (Una Storia Sbagliata) di De André è la mia preferita. Per tradurre il testo è stato fatto un lavoro attento e scrupoloso, siamo riusciti a catturare l’essenza della canzone tanto che persino la moglie, Dori Ghezzi, ci ha ringraziati per aver tradotto il brano in modo rispettoso.
Qual è la popolarità della musica italiana in Canada? Quale pensi possa essere il ruolo di Canto in Canada da questo punto di vista?
Il disco è stato concepito con l’intento di far conoscere questi capolavori al Nord America che associa la musica italiana soprattutto all’Opera. Hanno dimenticato che una volta anche qui c’erano artisti italiani importanti, penso a Modugno, a Valente. L’impatto è stato positivo, la gente sta apprezzando moltissimo.
Pensi che sia una possibilità reale quella di un tour per portare Canto in giro per l’Italia?
È il mio sogno. Vorrei veramente venire in Italia per un tour. Mi ha molto sorpresa il modo in cui questo lavoro è stato accolto, alcuni italiani mi hanno detto che con queste canzoni ho fatto loro un regalo. Sono molto commossa perché forse temevo di più il giudizio di chi queste canzoni le conosce da sempre.
 
Articolo di Giuseppe Tancredi
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