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Musica

Tu prenditi l'amore che vuoi e non chiederlo più, il nuovo album di Cesare Basile

Redazione Urban

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Ascoltare l’ultimo lavoro del cantautore catanese Cesare Basile equivale a fare un viaggio nella sicilianità, nelle viuzze catanesi, nei paesaggi etnei con i suoi colori e profumi, nella miseria della vita.
I ritmi arcaici, folk, blues si palesano già nella prima traccia del disco “Araziu Stranu”, che racconta la storia del cantastorie Orazio Strano. Forti sembrano essere i riferimenti tra il protagonista del racconto e colui che lo ha scritto.A farcelo pensare frasi del tipo “allesti cunti si non voi ‘n patruni” o “ju tonnu a passu a notti di la Strina e tonnu a cuntu di l’eterna guerra”.
“Franchina” ci porta tra i vicoli di San Berillo con le porte socchiuse, i vecchi ciottoli e i corpi nudi che si intravedono in strada. È qui che l’amore carnale viene preso e non chiesto più, è la storia di una puttana che crede in Gesù e disprezza i suoi clienti. Tra il suono squillante di una tromba e quello dolce del violino si crea l’atmosfera per una una ballata che nel ritornello ricorda le bande delle processioni religiose e folkloristiche siciliane.
La pausa dall’ uso del dialetto per ritornare all’italiano in “Tu prenditi l’amore che vuoi” demarca il cambiamento tematico. Forte il riferimento politico sia nell’imput del brano che rimanda alle sfilate agatine che nel prosieguo. Ma il consiglio è chiaro, curarsi delle cose importanti e tralasciare le banalità.
Manianti” è una sfilata di suoni scandita dal tamburello, dalla voce graffiata e più aggressiva, dalla chitarra elettrica e dall’ipnotico flauto, che tira le fila della storia che racconta. Storie che incantano narrando i tempi che furono fatti di lotte, potere e amori. È la storia di una delle più antiche arti siciliane, quella dei Pupari.
Le sentenze di un uomo che si sente colpevole della sua vita sono cantate dalla voce di Rita “Lilith” Oberti in “La vostra misera cambiale”.
Il blues di americana memoria incontra il ritmo deciso della cassa in “Filastrocca di Jacob detto il ladro”. A incontrarsi nel brano sono anche i due idiomi dell’album: l’italiano del testo con l’incisività del dialetto nel ritornello.
Ciuri” ci fa tornare nella terra di cui conosciamo i colori, i sapori e gli odori. Narrando di schiavitù, potere e ribellione si snoda tra ritmi frenetici e fortemente folk.
Il tema della rabbia si acutizza in “Libertà mi fa schifo se allevia miseria”.
Su suoni lontani e dolci di chitarre ,violini e tintinni metallici in “A muscatedda” si raccontando vicende dell’infanzia. Luoghi e personaggi cari tra rimandi alla vita e alla vite autoctona. In questo pezzo hanno collaborano insieme a Basile i Fratelli La strada.
In “U chiamunu travagghiu” predomina l’essenzialità della voce e del pianoforte. Una canzone a tu per tu tra persona e strumento con qualche piccola sfumatura di violino.
Chiude il lavoro “Di quali notti”, un sogno corale colorato di suoni e parole che a metà traccia diventa altro esplodendo.
Il disco è il nono lavoro dell’artista, è stato registrato dalla URTOVOX e verrà presentato dal vivo insieme ai Caminanti, formazione composta da Rodrigo D’ErasmoEnrico GabrielliMassimo FerrarottoLuca Recchia e Simona Norato. Novità assoluta che rompe il mondo della discografia, ma che suggella il pensiero dell’artista è l’assenza della S.I.A.E. e di altra società simile.
Federica Monello
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