Musica
“L’ora solare” di Tommaso Di Giulio: tra rock ed ironia
“L’ora solare” di Tommaso Di Giulio: tra rock ed ironia
A due anni di distanza da “Per fortuna dormo poco”, Tommaso di Giulio è tornato in studio per registrare “L’ora solare”, quattordici nuove canzoni che lo confermano come uno degli artisti più interessanti della scena indie.
La facilità con cui “maneggia” diversi generi e stili musicali lo rende un musicista a 360°, tanto da essere da qualche anno già autore delle musiche per opere teatrali e di documentari.
“L’ora solare” racconta il tempo, visto da angolazioni diverse, sottolineato da storie di un “quasi quotidiano immaginato” e da una musica che in alcuni pezzi sembra raccogliere il tempo passato e quello presente, per accennare appena un futuro. Nel disco convivono i Beatles e Battiato, i Black Sabbath e David Bowie, quest’ultimo omaggiato con Universo: Ora Zero che chiude l’album.
Di Giulio riesce a parlare di amore e dolore utilizzando spesso l’ironia, arma affilata molto efficace per ogni artista. L’ironia è la carta vincente in questo mondo complicato, che spesso si complica perché si prende troppo sul serio.
L’ora solare si apre con Dov’è l’America?, riflessione personale che allude proprio al mito dei miti, il sogno a stelle e a strisce, ormai scomparso da decenni ma molto emblematico perché sembra aver lasciato un vuoto dietro di sé, un vuoto di speranza.
La fine del dopo, scelto come singolo d’anteprima, raccoglie un’atmosfera musicale variegata su un letto di parole orecchiabili. La traccia è impreziosita dalla voce di Ilaria Graziano che duetta con Di Giulio.
Spesso e volentieri e Melodrammatica sono i pezzi che parlano esplicitamente d’amore, quello vitale e positivo che spesso manca negli artisti italiani.
Il disco si “indurisce” con Poveri Posteri e Sospesi, pezzi in cui richiami a Black Sabbath o Metallica confluiscono in un rock scuro, dove le parole diventano lamenti.
Il vintage e la passione per gli anni sessanta si impossessano del cantautore romano in La Trappola, Meno Trenta e la divertente Ragazzo per Agosto, traccia solare in odore di rockabilly, che vede la partecipazione come corista di Nadja Maurizi della Bottega Glitzer.
Misantropo e Tango per un povero diavolo cambiano registro rispetto alla maggior parte delle canzoni del disco; cinismo e crudeltà del mondo infatti prendono il posto, momentaneamente, dell’ironia e della positività, raccontando di un’individualità messa sempre a rischio dalla nuova tecnologia, che schiaccia gli ideali e la socialità genuina.
Se Novanta non lascia molta traccia, Musica da camera può considerarsi la chicca dell’album, piena di colore e fantasia che ricorda, seppur di sfuggita, Di Martino di “Non ho più voglia d’imparare”. Senza dubbio tra i pezzi più riusciti dell’album.
“L’ora solare” forse ha il difetto di essere troppo variegato, anche in relazione al numero dei pezzi, quattordici, che risultano abbondanti per coesistere in modo armonioso all’interno di un singolo lavoro.
D’altro canto però, la ricchezza espressiva in termini di musica e parole, rendono Tommaso Di Giulio un artista completo, consacrandolo come uno dei protagonisti principali del nuovo panorama musicale italiano.
Fabrizio De Angelis
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