Musica
Il Concerto: The Chemical Brothers al Rock in Roma
Quando si è palesata la possibilità di seguire il live dei Chemical Brothers al Rock in Roma ero abbastanza combattuta: non rientrano nei miei ascolti musicali (no, nemmeno in quelli casuali di quando lasci Spotify decidere per te) ma tutte le persone con cui parlavo, ne erano entusiaste “Davvero devi andare a sentire i Chemical? Wow, figata!” “Ti divertirai: è una festa, non è un concerto!” “Preparati a ballare come se non ci fosse un domani!” “Attenta agli acidi”. Spinta dalla curiosità, dalla volontà di dire “Mi ero sbagliata, i Chemical mi piacciono un sacco” e dalla brama di avere l’adesivo Press da attaccare alla maglia, ho accettato, ho iniziato ad ascoltarli su Spotify e, piena di aspettative, ho attraversato mezzo GRA verso Capannelle.
La serata, il WIRED Festival, era firmata da Postepay Rock in Roma e Circolo degli Illuminati ed ha visto alternarsi sul palco dell’Ippodromo di Capannelle i JoyCut, Moods, Flume, The Chemical Brothers e Jeff Mills.
Sono arrivata a Capannelle un po’ prima del live dei Chemical Brothers, quando la folla iniziava a compattarsi aspettando il duo inglese; per ingannare l’attesa ho chiesto a qualcuno cosa ne pensasse degli artisti che si erano avvicendati sul palco e i commenti erano entusiasti, sembravano tutti abbastanza soddisfatti “ma mò che arivano i Chemical, vedi come spaccano tutto!” mi dice un ragazzo particolarmente fine.
Cercando di conquistare una bottiglietta d’acqua, ho attraversato il pubblico e ho potuto notare come fosse composto da un’estrema varietà di persone: dal prototipo della coppia che incontri la domenica al centro commerciale: tatuaggi (brutti)-chewingum masticato a mascella aperta-jeans strappati con catena lui-minigonna di jeans decisamente troppo stretta lei-pelle e borchie per entrambi, fino al ragazzo con il colletto della polo alzato, persone che vanno lì per ballare, gente assolutamente anonima; quello che non mi sarei aspettata è che l’età media si aggirava intorno ai 35/40 anni, ma d’altronde i Chemical Brothers suonano dal 1992 per cui tutte le persone che avevano 18/20 anni allora e che continuano a seguirli, sono cresciute insieme a loro.
Sulle note del remix di Tomorrow Never Knows dei Beatles e avvolti da una nuvola di fumo viola Tom Rowlands ed Adam Smith (che sostituiva Ed Simons) sono saliti sul palco e, sulle battute di “Hey boys, hey girls”, sui tre schermi è comparso un manichino luminoso che si dimenava a tempo.
Proprio le immagini che si sono susseguite sullo schermo per tutto il live sono state uno degli aspetti che più mi ha colpita e affascinata: una donna che corre, visi, manichini, farfalle, teorie di animali che attraversano i widewall, piante di chiese e templi che si sovrappongono e si mischiano ad una velocità pazzesca, variopinte vetrate medioevali…
Per tutta la durata del concerto luci dal palco e immagini sugli schermi si sono incrociate e completate disegnando scenografie che conducevano all’interno di un trip psichedelico veramente ben orchestrato e perfettamente integrato con la musica che viene dalle casse.
Quando sul palco buio sono comparsi due enormi robot con tanto di fumo dalle “orecchie” e luci laser dagli occhi, mi sono sentita di appoggiare a pieno l’espressione stupita di un ragazzo accanto a me “Che cazzo di miti!”
I Chemical hanno fatto agitare e ballare il pubblico per un’ora e mezzo mischiando pezzi vecchi e nuovi (il nuovo lavoro uscirà il 17 Luglio) in un clima bollente ed eccitato in cui i corpi si aggrovigliano, si cercano, si mischiano, si divertono e per un po’ -sorprendentemente!- pogano.
Dopo il live del duo inglese il pubblico aspettava impaziente Jeff Mills, relegato, a differenza di quanto tutti si aspettavano, nel Club Stage, un palco secondario decisamente poco adeguato alla situazione sia per la capienza che per la qualità dell’impianto audio; scelta che ha causato un bel po’ di malumori nel pubblico.
In conclusione posso dire che, anche se continuo a pensare che i pezzi dei Chemical Brothers siano troppo simili l’uno all’altro, il live che hanno messo su è ben architettato e assolutamente da vedere (e sentire) almeno una volta nella vita!
Giorgia Molinari
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