Musica
Live Report: Levante @Cap10100
Quello che state per leggere è un report di parte, un report scritto con la parte sinistra di me. Sono tanti i motivi che lo rendono tale, prima di tutto perché sono una fan di Levante, secondo perché è la prima volta che assisto ad un suo live, terzo perché per puro caso gli appunti sono stati presi nella mia moleskine-musicassetta a cui tengo molto. Ci sarebbe anche un quarto motivo, ad esempio il fatto che lei è una siciliana come me emigrata in terra torinese, ed anche un quinto ma mi fermo qua non voglio annoiarvi.
Abbandoniamo le digressioni personali e sdolcinate e immergiamoci nel racconto del live. Il palco che ospita il concerto è agghindato a festa, è la tenda color oro che separa il backstage dal palco a dimostrarcelo. In effetti si tratta di una festa non di un normale live. È la festa in casa di Levante. Cresciuta musicalmente nella città sabauda adesso è proprio da lei che vuole farsi incoronare. Il suo trono è il palco del Cap10100, che l’ha vista esibirsi per tre giorni di fila. Come in una festa che si rispetti ci sono stati degli ospiti speciali a sorpresa, gli amici artisti che le sono stati vicini nel suo percorso in salita. La prima sera è salito sul palco Niccolò Fabi, purtroppo e ribadisco con molto dispiacere ce lo siamo persi, sigh! Mentre la terza sera gli ospiti sono stati i suoi amici Bianco e Celona.
Io vi racconterò la seconda tappa, quella di venerdì.
Entrando, la prima cosa che ho notato è stato il palcoscenico affollato di strumenti: cinque chitarre, due bassi, tre tastiere, una cassa, un synth, e una batteria. Mentre il pubblico pian piano riempiva la sala, i tecnici controllavano che ogni cosa fosse perfetta, pronta a far musica. Ad aprire la serata sono stati i Mano Manita con chitarra acustica, voce, basso e synth.
Dopo una piccola pausa sentiamo: “Credo fortemente in una sola felicità, quella dettata dall’amore verso se stessi. Imparare ad amare se stessi, rispettare gli slanci impulsivi dettati dal battito del cuore, distanti dai labirinti cerebrali in cui siamo soliti perderci[..]”. Questo è l’intro recitato da Levante che ci fa capire che ci siamo, il concerto sta per iniziare e il pubblico freme. Sulle note della dolcissima “Biglietto per viaggi illimitati” inizia la magia che si trasforma in potenza, protagonista assoluta del live, con “Tutti i santi giorni”. La complicità tra i membri della band è molto forte e rimbalza di sguardo in sguardo sul palco. Levante imbraccia la sua semi-acustica e ci fa ballare tutti con “Contare fino a dieci”. Applausi scroscianti e urla dopo ogni canzone ci fanno capire che il pubblico è già impazzito, lei risponde con un timidissimo grazie. Dopo gli sguardi che ci ha lanciato, adesso ci saluta e ci chiede come stiamo. Riprende con una versione raggaeggiante di “Sbadiglio” ma dal finale esplosivo. Con “Nuvola” restiamo ancora nel “Manuale” ma dopo è la volta di “Ciao per sempre”, la riconosciamo subito dalla potenza della cassa e Alessio Sanfilippo ci mette davvero l’anima, tutti noi l’accompagniamo con la voce. Torniamo al primo disco con “Come quando fiori piove” e “Farfalle” dove la protagonista è la chitarra. La canzone successiva ha fatto esplodere in me e in molti un’ emozione fortissima, è “Finchè morte non ci separi”. Levante inizia ad intonarla e poi sale sul palco la madre con lo sguardo basso non abituato al palco, ma fiero di accompagnare la figlia. Gli occhi di Claudia fissi sulla mamma che la guidano insieme al labiale è stata una visione pura e tenera, così come il loro tenersi la mano e baciarsi amorevolmente. Eh niente, le lacrime sono scese sul mio volto, emozionarsi è anche questo.
La spensieratezza torna sul palco con “Caruso Pascoski” e “Pose plastiche” resa ancora più festaiola dai tanti palloncini colorati che hanno invaso la sala. La sua frase Vi auguro che possiate sempre avere il coraggio di realizzare i vostri sogni introduce “Duri come me”. Poi parte lenta, intima “Lasciami andare” ma gli acuti dominano nella seconda strofa. Adesso è il momento del suo inno, ci sussurra “Abbi cura di te”. Arriva sul palco l’ospite della serata Pierluigi Ferrantini dei Velvet e intonano insieme “Volevo dirti molte cose”, Levante ci racconta che è affezionata a questo brano dei Velvet e alla band in generale. Poi è la volta di “Cuori d’artificio” e “La rivincita dei buoni” dedicati ai buoni presenti in sala che troveranno la felicità. Levante balla, si scatena, ci contagia con la sua allegria in “Memo”, non la ferma nessuno figuriamoci un tacco 12.
Altro effetto speciale scende dal soffitto per “Le lacrime non macchiano”, sono delle bolle di sapone che ci macchiano e ci fanno tornare bambini. Il finale del pezzo è febbrile con Levante che fa a gara col batterista martellando con forza un tamburo e un piatto. Sembra che il live stia per finire quando escono tutti di scena, ma poi rientra il tastierista che l’accompagna in una virtuosa e acustica “Senza zucchero”. Il finale è affidato al battito delle mani all’unisono, all’ukulele, alla chitarra acustica, ad “Alfonso” e al grido di che vita di merda trasformato in chiusura in che vita stupenda.
Il concerto finisce qui, è poco più di due ore ma è come se fosse durato una vita o meglio la vita musicale di Levante dall’ esordio e all’ultimo lavoro. Abbiamo potuto cogliere ogni sfumatura della voce e della personalità dell’artista. Una voce camaleontica, che passava dall’essere ruggente come una tigre al divenire flebile nel parlarci, poi ritornava grintosa e dopo ancora virtuosa nel piano e voce. Un plauso va fatto alle luci che sigillavano ogni attimo nel giusto modo, agli effetti speciali, al timbro che ti imprimeva sulla pelle Abbi cura di te o INRI, a tutti quei particolari che hanno reso la serata una vera festa.
Foto di Giulio Niola
Report di Federica Monello
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