Musica
L'Intervista: DiFiore
Milanese, conduttore del programma radiofonico Avenida Brasil, appassionato di politica, Giordano Di Fiore, ci racconta il suo ultimo album Scie Chimiche.
Scie Chimiche è il titolo del tuo ultimo album: cosa c’è di diverso rispetto alla tua precedente produzione e cosa, invece, è rimasto uguale?
Ogni mio lavoro è caratterizzato: il primo LP “Artigianato” è molto elettronico, l’Ep “Tracce Sparse”, invece, è acustico-sperimentale; l’Ep “L’ATTESA” è particolarmente “folle”, mentre l’album “American Disaster” è orientato su sonorità anni ’80. “Scie Chimiche” è il più cantautorale, anche se, questa caratteristica, è il filo conduttore di tutti i lavori realizzati.
L’album sembrava essere concluso già nel 2013 ma, in realtà, così come hai raccontato, si è dissolto e ricomposto più volte prima di giungere alla sua forma definitiva: ci racconti meglio queste fasi?
Nel 2013, il disco sembrava la normale prosecuzione di “American Disaster”, l’album precedente, ma non mi convinceva. Per cui, l’ho preso in mano di nuovo, e, progressivamente, ho cominciato a scrivere canzoni che si differenziavano, e delineavano un nuovo modo di esprimermi.
Le canzoni che compongono il disco spaziano da tematiche politiche ad altre esistenzialiste o più prettamente intime. Qual è il filo conduttore?
Probabilmente sbagliando, non sono mai stato troppo abile a distinguere tra “pubblico” e “privato”. Per questo, nei miei lavori, mi metto molto in gioco. Il filo conduttore è proprio questo, la mia visione del mondo.
Scie chimiche ha un abito prettamente cantautorale: quali sono gli artisti che hanno avuto un ruolo decisivo nella tua formazione?
Ho ascoltato ed ascolto molta musica. Se parliamo di cantautori italiani, senz’altro Francesco De Gregori.
Sei conduttore di Avenida Brasil, trasmissione di musica brasiliana in onda settimanalmente su Radio Popolare Network. Com’è lavorare ad un progetto radiofonico? In che modo questa esperienza arricchisce un musicista?
Ascolto moltissimo indie-rock brasiliano. Questa è una grande fonte di influenza a livello compositivo.
Un’altra tua grande passione è la politica e il titolo del tuo disco rimanda inevitabilmente ad un argomento molto in discusso da parte di molti attivisti del Movimento 5 Stelle: è così oppure non c’entra nulla?
Non sono un complottista. Mi piace, però, cercare sempre “l’altra faccia della medaglia”.
Ti vedremo in tour?
Non ne ho ancora idea. L’ultima volta che ho cantato le mie canzoni dal vivo avevo 19 anni. Ora ne ho 41. Forse farò qualche piccola presentazione dell’album.
A cura di Laura De Angelis
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