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Musica

L'intervista: Cassandra Raffaele

Redazione Urban

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La prima volta che ho ascoltato Cassandra Raffaele sono rimasta piacevolmente sorpresa dal fatto che in Italia ci siano cantautrici donne, che riescono a raccontare le donne senza apparire mielose, disperate, angoscianti e melodrammatiche. Poi l’ho conosciuta ed ho capito che, da una personalità come la sua, avremmo dovuto aspettarci belle cose. Attendevo Chagall, il suo nuovo lavoro, con ansia. Ci siamo incontrate alcune volte durante la lavorazione del disco ed ho anche avuto l’onore di essere invitata in studio ad ascoltare le registrazioni.
Chagall è l’album della conferma che Cassandra è un’artista completa, capace di attraversare mille sperimentazioni e generi, mantenendo una chiara identità, senza spersonalizzarsi mai. Che vada in giro con un cappello o con gli occhiali spaziali, lei è sempre fedele a se stessa, alla sua musica e a quello in cui crede.
E’ quindi un immenso piacere per me presentarvi questa nostra ultima chiacchierata musicale.
Perché Chagall? Cosa ti lega all’artista?
Perché Chagall ispira, con la sua pittura affascinante, il mio modo di vivere la musica.  Riassunto in due parole: leggerezza e libertà. Tra l’altro, in molti mi dicono che ho un approccio un po’ surreale nei testi che scrivo. Può darsi. Fa parte del mio modo di essere. Ma non fuggo la vita. Cerco solo di vederla da altre prospettive e in questo forse, c’è un filo sottile che mi lega al pittore.
Cambio di immagine e suoni modernissimi. Cosa ti ha spinta a questo cambiamento?
La mia voglia di sperimentare, di mettermi sempre in discussione e di “giocare” con i suoni. E in questo caso l’ho fatto in veste di “direttore d’orchestra”, muovendomi in libertà, accanto ad una squadra di musicisti che mi ha sostenuto e si è lasciata trasportare dalle mie idee musicali. L’immagine non ha fatto altro che adeguarsi a questo “gioco”.
Chi sono questi cani che hanno cercato di morderti?
Non mi hanno ancora morso in realtà. Rido. Li guardo a distanza. So che la vita è piena di gente che parla, si dice saggia, ma alla fine è persa nelle sue stesse contraddizioni.
L’album presenta importanti collaborazioni. Ci racconti come hai scelto i tuoi ospiti, magari regalandoci qualche simpatico aneddoto sulle registrazioni?
Ho scelto Brunori Sas, Elio (di “Elio e le storie tese”) e Nico and The Red Shoes perché li stimo molto artisticamente e sento di avere dei comuni denominatori: ironia e quel pizzico di follia, quanto basta per non annoiarsi nella vita. Ricordo l’appuntamento con Dario Brunori. Lo raggiunsi con un tragicomico trenino elettrico a Castiglione Cosentino, un paesino in provincia di Cosenza. Fu un’avventura quasi fantozziana.
Com’è nata la collaborazione con Sony?
La mia etichetta discografica, Leave Music, ha proposto l’album per la distribuzione alla Sony, che l’ha accolto con molto entusiasmo. È andata bene. Adesso la squadra si è arricchita di altra gente che ci supporta.
Chi ha realizzato la copertina dell’album?
Una creativa a me molto cara, Stefania Domina che ha coordinato una squadra eccezionale: Massimo Di Soccio ha realizzato lo scatto fotografico, Alessandra Sacchetti ha curato il make-up e Maya Gili lo styling.
Suoni che cambiano, sicuramente cambierà anche la formazione. Cosa dobbiamo aspettarci dai tuoi live?
Energia come prima, più di prima e sonorità spaziali!
Egle Taccia
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