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Best New: Volvér
Nati da progetti musicali ormai conclusi, I Volvér hanno pubblicato Octopus, un album, che mescola rock, psichedelica, blues e pure un po’ di latin rock. In questa intervista ci raccontano, tra le altre cose, del significato che ha per loro il numero otto e della passione per la “calorosa” Spagna!
I Volvér nascono nel marzo del 2015: raccontateci di come vi siete incontrati e di cosa vi ha spinti a dar vita al vostro progetto musicale.
Max : Arriviamo da progetti Indie lombardi che si sono conclusi negli ultimi anni (Emmablu, 21g, Dualisma, Malkovix), in sostanza ci conoscevamo da parecchio tempo e stimavamo reciprocamente le nostre storie musicali. Era da tempo che volevo rimettermi nel rock elettrico, dopo qualche anno di atmosfere acustiche. È stato naturale… I brani erano interessanti , ci siamo trovati in sintonia quindi tutto si è creato velocemente, abbiamo scritto e inciso il disco in 8 mesi circa. Con Davide V. per altro abbiamo messo insieme la prima band da adolescenti poi ci siamo persi di vista fino al momento dei Volvér.
Octopus è il titolo del vostro disco: cosa c’è dentro le tracce che lo compongono?
Band: C’è rock, blues, psichedelia, un pizzico di latin rock… Arriviamo da ascolti degli anni 60/70, ma abbiamo cercato di riproporre tale sound in chiave più moderna ed originale. Led Zeppelin, Cream, The Doors ma anche The Mars Volta, Jack White, Black Keys…Ci sono chitarre acide, sinth pazzeschi, bassi gonfi e batterie che rimbombano! C’è anima e tanto cuore.
Mi sembra di capire che per voi il numero 8 abbia un significato speciale: Octopus è 8, che poi è il simbolo dell’infinito, e 8 sono brani del disco. Inoltre, avete impiegato solo 8 giorni per registrare l’album. Coincidenza o scelta ben precisa?
Max: Entrambe le cose … Il simbolo dell’infinito e l’otto, per somiglianza, fanno parte della mia vita, credo che ci sia una ciclicità degli eventi e che ci possa essere anche la crescita dello spirito… di per sè è un simbolo splendido. La casualità poi ci ha messo lo zampino, nella scelta del numero di brani e dei giorni necessari per registrarli… Ce ne siamo resi conto alla fine.
Ho letto che Octopus è un disco che viene dal passato…
Band: Sì, gli anni d’oro ‘60/ ‘70 della composizione sono la nostra impronta. Siamo cresciuti poi negli anni ’90 che se vuoi sono stati i secondi anni ‘70 per spontaneità, naturalezza e ribellione musicale. Quindi la matrice compositiva nasce lì. Il bello è che, per via dei suoni scelti e degli arrangiamenti ritmici, di sinth e organi il disco prende colori e sapori attuali, anzi nuovi del tutto. Un rock nuovo ed originale per una band italiana.
Dal nome scelto per la band traspare la vostra passione per la Spagna di Almodovar: in che modo questi due elementi sono presenti nella vostra musica?
Max: Adoro la Spagna, l’Andalusia e Tarifa in particolare. Il calore delle vie arabe di Tarifa, il vento costante della spiaggia di Canos de Meca e l’oceano rabbioso sono tutti in questo disco. È una zona che ami o odi. Un punto energetico e d’incontro, a due passi dall’Africa. Un ponte tra due mondi e due culture…Parte delle bozze del disco le ho scritte lì.
Un’ultima curiosità: il polipo della copertina di Octopus è stato realizzato dal grafico Gianfranco Enrietto HEN, autore del fumetto Dalla Bovisa a Brooklyn per Calibro 35, character designer della linea giocattoli de i Gormiti. Come è nata questa collaborazione e come mai avete scelto questa immagine?
Max: Gianfranco è un mio amico dai tempi del mio primo disco di molti anni fa. Per me è imprescindibile il suo contributo grafico-emozionale nell’artwork dell’album. Una sorta di quinto elemento della band.
A cura di Laura De Angelis
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