Musica
Best New: Honeybird & the Monas
Una cantautrice bassista a Brooklyn (Monique), un batterista jazz a Berlino (Gioele) e un genio elettro-pop in Italia (Gigi). Insieme sono Honeybird & the Monas. In dialetto veneto, con “mona” s’intende la vagina: la loro musica abbraccia il divino femminile, presente in tutte le donne come in tutti gli uomini. In questa intervista ci raccontano il loro Ep, WM, e del loro originalissimo mondo musicale e non! Enjoy yourself!
WM è il titolo del vostro ultimo album: a cosa rimandano le due lettere?
GIGI FUNCIS: In realtà non è un album, ma un Ep, quindi ci voleva un titolo breve. Ma nonostante questo, è pieno di stili e mood, quindi ci voleva un titolo denso a più chiavi di lettura. Poi i testi sono spesso incentrati su temi doppi come uomo/donna, presenza/assenza, forza/vulnerabilità, quindi ci voleva un titolo speculare. Ecco quindi WM. Woman/Man, Woman/Moon ma – questo soprattutto per me e Gioele – W la Mona!
MONIQUE HONEYBIRD: La W è anche Womb, ovvero l’utero della donna, che dà nascita al Man, l’uomo. Tutti noi proveniamo dalla mona, dalla W. Poi la w è una ʍ girato, che dimostra la nostra connettività, wʍ. Piuttosto che il concetto di Eva che spunta da una costola di Adamo, qua si parla dell’uomo che viene dalla donna. È un EP che valorizza la donna e la vagina, detta mona nel dialetto veneto. Aggiungerei all’ultima frase di Gigi Funcis che anch’io – e sopratutto io – dichiaro “W la Mona!”. In primis perché sono donna e in secundis perché sono bisessuale, quindi a me possono interessare sia i ragazzi che le ragazze. Grazie.
Il disco, ci raccontate nel comunicato stampa, contiene 4 brani concepiti a Brooklyn e fertilizzati nel Veneto: spiegateci meglio le modalità e le fasi di questa creazione in itinere
GF: I file hanno fatto giri assurdi. Monique da New York ha mandato tracce guida composte da voce, basso e charango. Io a Vicenza ho smontato e sventrato tutto. Poi Gioele è tornato in Italia da Berlino e gli ho fatto registrare le parti di batteria. Una volta aggiustati e premixati i pezzi, li ho inviati nuovamente a NY da Monique che, anche se lei non ne parla mai, è una gran brava sound engineer e li ha mixati. Poi sono tornati a me per il mastering finale e fine. Una cosa del genere, 20 anni fa, era praticamente impossibile.
MH: Grazie Gigi Funcis.
Di cosa parlano i brani che compongono WM? E che tipo di sonorità li contraddistingue?
GF: Come sonorità, penso di poter dire che è genuinamente ed estremamente eclettico. I brani vanno da esperimenti glitch all’hardcore punk, dallo swing jazz all’elettronica tribale. Diciamo che è una specie di pentolone in ebollizione: senti un profumino ottimo ma puoi anche rimanere scottato.
MH: I brani parlano di essere donna e di credere in sé, di ballare sotto la luna piena, del desiderio di baciare la propria terapista. Parlano anche di sentirsi vuoto e solo, di implementare una corazza per proteggersi dagli altri, di ascoltare il giudizio degli altri senza subire, né quello del proprio padre. L’EP anche ci ricorda – e mi ricorda – che noi donne siamo più forti di quel che immaginiamo.
Quando nascono gli Honeybird & The Monas? Come vi siete conosciuti e perché vi siete scelti?
MH: Negli ultimi anni avevamo collaborato insieme su vari brani, remix e robe interessanti. Gli Honeybird & the Monas nascono come una fenice, un simbolo della nostra costante rinascita. Io e Gioele ci siamo conosciuti attraverso John Lurie dei Lounge Lizards e Marvin Pontiac. Gigi ha proposto a me e Gioele di fare un progetto insieme e abbiamo detto subito di sì. Le stelle si sono allineate. Sono onorata di suonare con loro due, super talentuosi, dinamici e creativi. Sul palco il terreno è fertile per tutti gli esperimenti, esplorazioni sonore e improvvisazioni che ci vengono in mente. Tutti e tre tiriamo fuori tutti l’animale da palco che c’è dentro di noi.
GF: Sì, la cosa assurda è che io, che vengo da un paesino nell’alto vicentino, conoscevo Monique per alcune produzioni fatte assieme. Lei e Gioele si sono conosciuti a Roma ed è saltato fuori che Gioele veniva dallo stesso mio paesino. Siccome sapevo che erano due persone estremamente energetiche ed affini a me, ho sganciato la proposta di fare qualcosa assieme.
In che modo la vostra esperienza artistica si inserisce all’interno del panorama musicale italiano? Che idea vi siete fatti?
GF: I feedback avuti ci fanno credere che la nostra proposta, pur essendo poco incasellabile e quindi, per certi versi, meno indirizzabile ad un’audience precisa, abbia le potenzialità per essere ricevuta da molta più gente di ora. È stato incredibile accorgersi che il pubblico dei Tre Allegri Ragazzi Morti reagiva con entusiasmo al nostro sound. Sarebbe sicuramente auspicabile suonare più spesso davanti a molta gente, perché riusciamo a catturare l’attenzione senza troppi problemi.
MH: Concordo!
Prima di lasciarci, diamo un appuntamento ai nostri lettori: dove potranno sentirvi dal vivo?
GF: Novembre!
MH: Eggià, ciao cari lettori, ci potrete risentire dal vivo in Italia a November e non vediamo l’ora!
a cura di Laura De Angelis
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