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Best New: Bruno Belissimo
Ad aprile è uscito il primo omonimo full-lenght di Bruno Belissimo, Dj/Producer e polistrumentista italo-canadese, già membro dei Low Frequency Club e collaboratore di vari artisti italiani e internazionali. Funk, Italo Disco, Masters At Work e la Deep House, French Touch, Brassica, Soul Clap, Dan Lissvik, Todd Terje e lo Space scandinavo, atmosfere lounge e baleariche, B-movie, synth vintage, sax, 909, bass-line, beat minimali, ironia tutta italiana e perfezionismo tutto canadese: questo è il sound di Bruno Belissimo, con un unico comune denominatore: il “groove”, così come lo concepiva (ma senza riuscirlo a spiegare) James Brown. Amici di Urbanweek, buona lettura!
Bruno Belissimo è il tuo primo omonimo full-lenght : raccontaci come è nato e come si è sviluppato questo progetto
Dopo la pubblicazione di un paio di singoli ho deciso di dedicarmi a un album vero e proprio perché avevo tanto materiale e mi piaceva l’idea di fare finalmente un disco con un nuovo progetto. Ho messo mano a tutti pezzi collezionati nel corso dei due anni precedenti e ho iniziato a lavorare con una bella idea chiara in testa. Tutto è stato molto naturale e semplice, mi sono divertito davvero tanto.
Attivo come membro dei Low Frequency Club e come collaboratore di vari artisti italiani e internazionali, com’è stato dedicarsi ad un lavoro tutto tuo?
All’inizio ero un po’ perso perché venendo dalla dimensione band una cosa che mi è mancata molto è il confronto con altre persone. D’altro canto, invece, essere da solo mi ha permesso di fare quello che volevo senza rendere conto a nessuno delle mie idee. Questo mi ha incoraggiato molto a non darmi alcun limite nella scrittura. Per questo sento di aver fatto un disco molto sincero.
Cosa troviamo dentro alle musiche di Bruno Belissimo?
Credo ci sia molta spontaneità. Non penso molto nel fare musica, sono molto impulsivo e in genere sicuro di quello che faccio, ragionare troppo sul perché sto scrivendo una certa cosa mi farebbe perdere la magia di fare questo lavoro. C’è anche molto divertimento che è fondamentale quando ci si dedica per così tanto tempo a qualcosa, e fare musica ha bisogno di tanto tempo.
Quando hai capito che nella vita avresti voluto fare il musicista?
Non c’è un momento in cui l’ho capito quindi non è stata una decisione. Ho iniziato a suonare e poi ho continuato a farlo perché era la cosa che mi piaceva di più fare. Vengo anche da una famiglia di musicisti e questo di sicuro ha aiutato.
Hai trascorso la tua infanzia nei sobborghi della città di Toronto, in cui i tuoi genitori, italiani, si trasferirono alla fine degli anni ’70; a 26 anni, per motivi familiari, ti sei trasferito in Italia dove ormai vivi e lavori. Che ricordi hai di quel periodo? E in che modo la tua musica riflette la tua “parte” canadese?
Credo che in nessun modo la mia musica rifletta la mia parte canadese. La mia è una riscoperta di uno dei generi musicali italiani per eccellenza che io amo e che voglio proporre nel mio personale modo. Credo piuttosto che più in generale il mio background influenzi quello che faccio quando produco. Oltre al mio periodo canadese, diciamo, ho viaggiato parecchio nella mia vita e continuerò a farlo. Questo perché voglio che la mia musica sia sempre influenzata da elementi nuovi e da esperienze che mi segnino come persona ancor prima che come musicista.
Dove suonerai live i tuoi nuovi brani?
Quest’estate sarò in giro in Italia, solo nelle migliori spiagge e piscine. No scherzo, fino a settembre Italia, poi ci saranno delle sorprese!
a cura di Laura De Angelis
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