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Alì a Catania: Report + Intervista

Redazione Urban

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Stefano Alì, cantautore siciliano, il cui nome d’arte è semplicemente Alì, ha presentato il suo secondo album, “Facciamo niente insieme”, pubblicato per Woodworm Label, a Catania all’interno del centro Zo. Dopo tre anni dal suo esordio con “La rivoluzione nel monolocale”, Alì torna con un disco maturo, dove l’evoluzione dell’artista e le sperimentazioni sonore sono notevoli. La produzione artistica è stata affidata a Lorenzo Urciullo “Colapesce”, quella esecutiva a Raimondo Ferraro ed AutoReverse, è stato registrato e mixato da Toni Carbone (Denovo, Carmen Consoli) presso gli studi WaterBirds e T-Lab Revolution di Catania, con il supporto di Roberto Cappellani alla batteria. Insomma, un disco fondato su basi importanti.
Come vi anticipavo sono andata ad ascoltarlo dal vivo, durante la sua presentazione catanese. In sala erano presenti tutti i protagonisti dell’album: Colapesce, Toni Carbone e Raimondo Ferraro e tantissimi volti noti della scena catanese.
Visibilmente emozionato, si è presentato sul palco accompagnato da Davide Iacono dei VeiveCura, polistrumentista di grande talento. La scenografia raffigurante dei volatili, realizzata con motivi origami ha fatto da cornice ad un live interessante, dove suoni elettronici si fondevano perfettamente con il cantautorato essenziale di Alì.
La maturazione dell’artista è evidente, esaltata dall’ottimo lavoro di Colapesce. Alì ha interagito poco col pubblico, probabilmente a causa dell’emozione, ma i suoi brani hanno parlato per lui. Il pezzo che ha avuto la migliore resa live è stato certamente “D’estate”, che ha riscosso molti pareri positivi tra il pubblico. Durante il live non sono mancati brani estratti dal primo album e anche un bel siparietto finale, in cui l’artista ha evitato di ritirarsi prima del bis, ironizzando su quest’abitudine ormai abusata.
Stefano Alì non si esibiva da due anni e a fine concerto mi ha confidato la sua emozione di tornare sulle scene, prima di scambiare quattro chiacchiere sull’album.
La prima cosa che mi ha incuriosita del disco è la copertina. Come mai hai scelto una ruota panoramica per raffigurare l’album?
In realtà la copertina del disco doveva essere un’altra: poi, dopo vari tentativi e mille titubanze insieme a Raimondo Ferraro (amico, produttore esecutivo del disco e boss di Autoreverse) abbiamo optato per questa foto di Alessandro Timpanaro. Mi ha colpito subito questo azzurro intenso e il fatto che mi trasmettesse pace. T’immagini stare lassù a goderti lo spettacolo con chi vuoi, senza far niente?
“Facciamo niente insieme” è un disco che rappresenta una tua evoluzione musicale. Cosa ti ha spinto verso queste sperimentazioni?
La voglia di non ripetermi per non annoiarmi. Adoro esplorare e incuriosirmi con nuove soluzioni, alla ricerca ossessiva di un sound che mi procuri adrenalina. Come un bambino che gioca con un giocattolo e dopo un po’ lo abbandona perché si è stufato: a me accade la stessa cosa. Anche i miei ascolti tendono a variare in base ai cambiamenti stilistici degli artisti che amo.
Cos’è per te il far niente insieme, in un mondo in cui si è sempre impegnati in qualcosa?
Per me “fare niente insieme” è un privilegio, il lasciarsi andare spogliandosi da tutte le sovrastrutture che ogni giorno indossiamo. Penso sempre ad un lungo viaggio in macchina senza dover trovare argomenti per intrattenere il compagno di viaggio, sentirsi liberi di essere se stessi. Poi magari qualcosa la dici pure, altrimenti due palle…
Ti sei preso del tempo per preparare questo disco, che esce dopo tre anni dal precedente. Come lo hai impiegato?
Il primo anno suonando ovunque, il secondo un po’ meno intervallando il mio tempo con una “sana” e sempre “stimolante” disoccupazione e il terzo buttando giù i brani del secondo disco e registrarli. Sono un pigro e mi piace prendermela comoda.
Continua la collaborazione con Colapesce. Cosa apprezzi del lavoro del cantautore sui tuoi brani? Come ti trovi a collaborare con lui?
Lavorare con Lorenzo è sempre uno spasso. si inizia sempre cazzeggiando per finire poi in una lavoro certosino e minuzioso dei singoli dettagli. Al di là dell’amicizia che ci lega, continuo a collaborare con lui perché siamo spesso d’accordo sulle decisioni da prendere, le cose che propongo quasi sempre trovano il suo consenso e viceversa.
“Se hai domande meglio scriverle”. Questa frase mi ha colpita particolarmente. Sei un tipo a cui non piace parlare?
No io non direi questo. Credo che nella parola scritta risieda una magia ambigua che il parlato non ha. Un messaggio scritto può essere frainteso e se da un lato si corre il rischio di non capire, dall’altro ci si può imbattere in piacevoli e inaspettate sorprese.
Nell’album c’è anche una cover di un brano di Luca Carboni. Come mai hai deciso di omaggiarlo e cosa ti ha portato alla scelta di quel brano?
Negli ultimi mesi del 2015 Saro Lanucara (organizzatore di eventi e concerti romani, Fanfulla e Sparwasser) mi chiese di partecipare ad una compilation tributo a Luca Carboni. Accettai subito e mi misi a cercare il pezzo giusto. “Colori” era perfetto e meraviglioso. Il testo si sposa perfettamente con le tematiche del disco.
Lo registrammo, ci piacque e lo inserimmo nel disco. Tutto qua.
Come presenterai l’album? Immagino che hai in mente un tour. Che tipo di set porterai sul palco?
Sul palco saremo in due, io e Davide Iacono (Veivecura).
Dopo la presentazione del disco da ZO a Catania e al Fabbrica 102 di Palermo, ad aprile inizieremo a varcare lo stretto, presto comunicherò tutte le date. Non vedo l’ora.
Egle Taccia
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