Musica
Vulnicura, il cuore spezzato di Björk
Nell’immagine di copertina di Vulnicura, nuovo album di Björk uscito lo scorso gennaio per Carosello Records, l’artista islandese viene raffigurata con una apertura luminosa al centro del petto che può sembrare una ferita o forse semplicemente la via di accesso al suo cuore. Un cuore spezzato dalla separazione dal compagno Matthew Barney e che la cantante ha voluto raccontare in musica per esorcizzare il dolore e trasmettere l’idea che dalle sofferenze d’amore si può guarire. Vulnicura è un disco essenziale dal punto di vista prettamente sonoro per dare spazio alla scrittura e alla interpretazione. A Björk non importa tradire la fama di avanguardista finora ampiamente meritata, perlomeno non nella prima fase di diffusione del disco. Le sue vicende personali nutrono le trame delle tracce di quello che la stessa cantante, su Facebook, ha definito “A complete heartbreak album” e che, per questo motivo, all’ascolto può risultare verboso e difficile, intellettuale e lento.
Per dare una forma sonora al proprio dolore, la cantante si è fatta aiutare dal produttore venezuelano Alejandro Ghersi, in arte Arca, noto per le collaborazioni con FKA twigs e con Kanye West, mentre il mix è stato affidato a Haxan Cloak, ovvero Bobby Krlic. Björk ha curato personalmente gli archi, elementi perennemente presenti e che ci accompagnano in un viaggio introspettivo anziché in mondi futuristici o universi paralleli. Ritroviamo, qua e là, qualche beat e qualche inserto digitale, ma i brani che compongono l’album hanno una struttura che rimanda più alla musica lirica che a quella pop o rock. Parole semplici abbinate ad architetture sofisticate per raccontare lo smarrimento e lo sfinimento provocati la dissoluzione della propria famiglia. Coerente con lo svolgimento cronologico della sua storia d’amore, Vulnicura è suddiviso in tre parti: le prime tre canzoni raccontano lo stato d’animo di Björk nella fase antecedente alla separazione da Matthew, mentre le tre successive quello provato durante la fine del suo sogno romantico. Nelle ultime tracce, invece, ritroviamo quel senso di accettazione che ognuno di noi elabora alla fine della tempesta, quel cercare di far pace con il nostro dolore per tornare alla vita di prima, prima che le nostre certezze venissero spazzate via.
Stonemilker, con enfasi viscerale e panica e una ritmica quasi assente, ha un testo in cui la cantante islandese chiede rispetto: inizia a farsi strada l’idea di una relazione ormai troppo usurata; nel brano successivo, Lionsong, dall’impianto simile al precedente, in una atmosfera più cupa caratterizzata da acuti cori quasi fanciulleschi, il disorientamento che deriva dall’impossibilità di conoscere le sorti del proprio amore lascia in chi ascolta un senso di inquietudine e malinconia. Dopo History of Touches, la canzone più breve di tutto l’album e in cui appaiono cenni di beat sintetici, è la volta di Black Lake, dieci minuti di puro struggimento, quasi un album nell’album. Cuore emotivo di Vulnicura, il pezzo segna il periodo dell’ormai separazione dei due amanti: con voce increspata e rotta, Björk esprime così il suo stato d’animo: “My heart is enormous lake/ Black with potion/ I am blind/ Drownin’ in this ocean”. Segue Family, più dinamica rispetto alla precedente, ma sempre incentrata sul dolore della protagonista di questa storia: c’è una donna col suo bimbo, c’è un padre e un bimbo, ma non ci sono più un uomo e una donna, della coppia non vi è più traccia. Supportata da un buon arrangiamento d’archi e da una base ritmica più elaborata, Notget, chiude la seconda parte del disco. Atom Dance, insieme alla voce di Antony Hegarty, è una galleria di archi e vocalizzi contaminati da un violino barocco, e così, dopo i sibili ed i soffi di Mouth Mantra, giungiamo al brano conclusivo, Quicksand, l’unico davvero ritmato di tutto l’album grazie a percussioni sintetiche e tappeti elettronici. La parte conclusiva dell’album non è propriamente un lieto fine, ma di certo una prima reazione a quel senso di abbandono e disperazione che le ferite d’amore ci provocano e che, talvolta, la musica riesce a guarire.
A distanza di cinque mesi dall’uscita di Vulnicura, ecco apparire la versione “sperimentale” del folletto islandese: tra giugno e ottobre, infatti, alcune tracce sono state rivisitate in collaborazione con alcuni dei personaggi più innovativi della scena elettronica attuale. Dai remix delle canzoni è stato creato un set di vinili da collezione; ogni vinile è di 180 grammi, e il lato A contiene la traccia remix, il lato B, invece, l’incisione del logo realizzato dal prestigioso Design Studio M/M di Parigi. La prima tranche comprende i brani Notget, Family, Lionsong e History of Touches rispettivamente rielaborati da Lotic, Katie Gately, Mica Levi e Kramphaft. A fine giugno è la volta di History of Touches, Lionsong e Mouth Mantra, nel re-work di Rabit, Untold e The Haxan Cloak; infine, agli inizi di ottobre, è uscita la terza ed ultima parte di questa serie di collaborazioni: Bloom, Juliana Huxtable e Patten si sono occupati di rivisitare Family , Black Lake, Lionsong e Stonemilker . Björk , a proposito di questa release, ha detto: “Questi sono gli ultimi quattro remix di Vulnicura…Voglio ringraziare in particolare Robin Carolan per aver co-curato questo progetto insieme a me. È stato un immenso piacere!!! Le1f mi ha mandato un messaggio da un piccolo club per avvertirmi che Juliana aveva remixato Lionsong, quindi l’ho contattata e le ho chiesto di mandarmelo. È il suo primo remix ed è una cosa incredibile! Quando ho partecipato alla festa di compleanno di Tri Angle ho fatto un mashup di Bloom e Abida Parveen. Volevo che questi due mondi si incontrassero in modo viscerale. Ho più o meno chiesto a Bloom se aveva qualcosa del genere in serbo per Black Lake e lui mi ha risposto di sì. Adoro i suoi beat e sento che le sue produzioni sono fortemente caratterizzate, mette un marchio di fabbrica ben evidente su quello che fa. Poi ha scelto lui stesso di rielaborare Family e lo ha fatto in un modo impressionante. Patten mi ha mandato il suo remix di Stonemilker tramite Robin e mi è piaciuto da morire, quindi gli ho chiesto se potevo pubblicarlo. Spero che vi piaccia…”
Avrà pure il cuore spezzato, ma la chanteuse dei ghiacci non smette mai di stupirci.
Laura De Angelis
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