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Musica

Vittoria, l'esordio degli Amarcord

Redazione Urban

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Gli Amarcord,  quintetto fiorentino composto da Francesco Mucè (Voce – Lead Synth), Marco Ventrice (Chitarra), Giovanni Mazzanti (Chitarra – Programmazione), Riccardo Romei (Batteria) e Gabriele Burroni (Basso), attivi dal 2006, esordiscono con  Vittoria, un album che riflette la maturità e l’esperienza acquisite nel corso di questi anni. La band toscana, che ha partecipato con successo a diversi festival – tra cui, Premio De André, Rock Contest, Emergenza Festival, Sanremo Rock – piazzandosi sempre nei primi posti e accedendo per due volte alla finale delle selezioni discografiche di Sanremo Giovani, ha, dunque, le spalle larghe per affrontare il debutto ufficiale. Una scelta precisa, quella dell’attesa, una precisa e chiara volontà di regalare al pubblico solo il meglio della loro produzione. Hanno le idee chiare gli  Amarcord, nulla è lasciato alla casualità. La stessa scelta del nome, oltre ad essere un palese omaggio al grande Federico Fellini, riflette anche il desiderio di opporsi a quella tendenza esterofila che porta molti gruppi ad optare per nomi stranieri  lontani dalle proprie radici linguistiche.
Vittoria  concentra in sé i tratti peculiari del percorso che la band ha compiuto sinora e che li ha portati, nel tempo, ad affinare caratteristiche e sonorità ben precise: note rock avvolte, però, da una patina melodica che impedisce loro di raggiungere vette dure e distorte e testi che strizzano l’occhio alla tradizione cantautorale italiana. L’album si apre con  Balene,  brano che accosta la vita di coppia all’immagine delle balene che escono fuori dal mare per respirare e in cui l’impulso rockettaro è tenuto a bada da un approccio pop che scema gli urti.  Tutti fermi,  dal ritmo più veloce rispetto all’apertura, guarda alla condizione della generazione attuale, ai suoi difetti, alla sua immobilità ingiustificata, tema presente anche in altri due brani,  I nostri discorsi  (in cui viene citato Vittorio Arrigoni, attivista morto a Gaza nell’aprile del 2011, famoso per la frase “Restiamo umani”)  e in  Sulle mie spalle. Rimandi felliniani e cinematografici costellano  Corde amare,  mentre l’amore per la propria metà può, talvolta, essere complicato e allucinato come in  Psicosi.  Vittoria,  invece, la title track,  sicuramente più decisa in senso rock, alza il volume dell’atmosfera respirata sino a questo momento, mentre,  Il vostro gioco , scelto come singolo d’esordio del disco, è  una canzone che, come hanno spiegato gli stessi autori,  parla di falsi bisogni da soddisfare continuamente, di momenti in cui i silenzi degli altri si fanno pesanti come le aspettative da rispettare. I tre brani che concludono l’ascolto dell’album  sono  Strani giorni,  in cui veniamo immersi in un’atmosfera malinconica scandita dal ritmo della batteria,  DNA,  le cui chitarre raccontano di come, spesso, la passione amorosa ci porti a perdere la testa come i manichini dei crash test, e, infine,  Lucifero o Beatrice,  che, in maniera morbida e sognante, congeda un debutto che, sebbene non sconvolga il panorama musicale nostrano con sperimentazioni nuove e ardite, resta comunque un buon inizio ed un piacevole ascolto.
 
a cura di Laura De Angelis
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