Musica
"Non solo voce" del regista Italo Moscati, dedicato a Maria Callas
Italo Moscati torna a Catania per presentare al teatro San Giorgi, nel giorno dedicato alle donne, il suo ultimo lavoro cinematografico, “Non solo voce”, un film documentario realizzato in onore della grande Maria Callas.
Il regista introduce il suo ultimo lavoro legandolo a “Concerto italiano”, sua altra opera cinematografica recente, in cui lì, il carattere principale era il melodramma che accese le menti degli italiani nell’800 e che attinse agli elementi della contemporaneità; che presentava il punto di vista di coloro che esprimevano il desiderio di immergersi in una voglia di cultura tutta mediterranea e risorgimentale.
“Non solo voce” invece vuole essere qualcosa di non altamente celebrativo come un film o una trasmissione televisiva per aderire ad un progetto non certamente limitativo che va al di là di un modo ripetitivo di raccontare un personaggio.
Nasce il documentario dal quale emerge non la voce ma la vita della diva. In cui occorre la drammaturgia per costruire un rapporto che si spinge oltre i passaggi e le situazioni storiche.
Maria Callas, nata Maria Kalogheròpoulos nel 1923, non deve essere oggi solo una voce udibile attraverso un grammofono in versione amarcord; Di lei non può restare solo il ricordo di un canto che si evolve in etere generando la malinconia di un passato che non può ritornare, ma occorre farla rinascere attraverso le immagini, il suo stesso parlato, attraverso una forma vissuta e corporea che fresca si ripresenta oggi come anima tangibile. L’intento del nostro regista infatti è quello di dimostrare che la grande Diva non fu non solo canto ma anche vita.
Attraverso il cinema che apre alle intuizioni profonde si costruiscono linguaggi espressivi che possono portare in auge un genio dell’espressione creativa o farlo cadere nell’oblio del tempo attraverso il giudizio negativo della critica. “Quanti hanno raccontato Maria, a volte speculando sul racconto e mettendo in evidenza alcuni aspetti tristi e romanzati, legati al gossip o alle vicende che oscuravano il genio greco del canto lirico europeo e no”.
Il racconto di Italo Moscati che parte dal viaggio delle esequie in mare aperto, sulla nave del funerale, triste al suono di un riverbero marino e scandito dai passi recitati dell’officiante, si evolve attraverso sequenze di storia che mostrano una Callas inedita, nei risvolti della sua vita più o meno belli, fatta di fortune e di sfortune. Dall’ emigrazione dei genitori in America, al rientro in Grecia, all’incontro con Meneghini e Onassis. Dai successi alla Fenice ai fischi della Scala. All’incontro con la giornalista americana a che “le impedì il canto” in quell’esibizione alla Scala di Milano alla presenza del presidente Gronchi. E poi ancora dalla rivalità con la Tebaldi all’incontro con il grande armatore, che l’amerà fino a lasciarla perire nel mare del dolore dopo l’abbandono per la bella Kennedy.
La fine, l’oblio, la fortuna e la sfortuna caratterizzano il viaggio del genio, dell’artista essere solitario alla continua riscoperta di se medesimo e della sua dote.
Maria Callas la dote ce l’ha e non solo, perché Italo Moscati dice “non occorre solo il talento ma anche la preparazione, lo studio, l’esercizio”. E mostra una Callas con una gran capacità di raccontarsi, come evidenzia Lina Scalisi, nota storica catanese e docente universitaria.
Una grande capacità di raccontarsi che fa della “donna diva” una presentatrice di se stessa che ama descriversi sul palco attraverso gli attimi, del suo introito musicale. “Prima di cantare – dice Maria – occorre fare delle lunghe pause, preparare il respiro, anticipandone la mimica facciale, per poi dare seguito al suono melodioso “ . Canto di un soprano che scardina i sistemi del canoro dettando una nuova regola tanto detestata dalle successive cantanti perchè Maria è dotata di una voce molto particolare che le consentiva di legare un timbro unico a volume e l’estensione con agilità notevoli. E’ un soprano drammatico, ma gli studi le permettono di far propria una grande coloratura vocale al punto che Teodoro Celli coniò per lei la definizione di “soprano drammatico d’agilità”.
L’incontro con Pasolini, l’amore impossibile tra la cantate e il regista sono l’emblema di una biografia che va oltre la musica e che si racconta oltre il possibile. Come dire musica e letteratura si uniscono sulla via dell’amore, quello platonico o forse anche fisico al di là dell’incomprensione paradossalmente sensuale. Diventa attrice, nei panni di Medea, ne interpreta la storia esprimendo il sentimento della donna ferita che vendicandosi del marito si ciba dei figli.
Maria Callas come Medea, sola e triste, nel lutto elaborato per la perdita d’amore dell’affascinante Onassis, si chiude nel sentimento doloroso al conforto dell’arte per giungere a miglior vita nel 1977.
E lì, nell’oltre mondo, ora al di là della sua storicità, una volta disperso in cenere il suo corpo nel mare profondo, Maria continua a vivere come donna che fu vita e che presto diventerà leggenda o mito.