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Urbanweek L'intervista: Thegiornalisti

Redazione Urban

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I Thegiornalisti sono una band romana molto interessante, che ha già tre album all’attivo e numerosissimi live alle spalle. In questo periodo sono in tour per promuovere il loro ultimo lavoro, “Fuoricampo”, e, proprio in occasione della loro data catanese, ho avuto l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere col frontman del gruppo, Tommaso Paradiso.
Ecco cosa ha raccontato ai microfoni di Urbanweek!
Cosa nasconde il titolo del vostro ultimo album: Fuoricampo?
Fuoricampo nasceva da una postura del corpo, che fa il battitore nel baseball quando lancia un fuoricampo. Quando eravamo in studio a registrare il disco ed ascoltavamo i brani, assumevamo proprio quella postura per indicare che avevamo fatto un fuoricampo. Sono più le motivazioni interne che quelle esterne, che ci hanno spinti verso questa scelta.
La vostra musica presenta delle melodie vintage, unite ad un’elettronica modernissima. Vi piacciono i contrasti?
Sì, ci piacciono. Il contrasto più accentuato nel disco è che i testi sono molto attuali e la musica è un po’ retrò, perchè abbiamo ripreso delle cose dal passato. Il contrasto è proprio questa discrepanza tra i testi e le parole.
A proposito di contrasti, i primi due brani dell’album rappresentano due facce della stessa medaglia. 
Sì, è vero. Per lei è una ballata molto romantica, un mondo monogamo dove c’è una lei. Il brano si scontra con Promiscuità, che rispecchia un mondo dove c’è un gruppo di persone che condividono qualcosa, una sorta di amore orgiastico, visto in chiave romantica. Sì, Promiscuità può essere vista come un’orgia d’amore intesa nel modo più romantico possibile.
Vi hanno paragonati a dei grandissimi della storia musicale italiana, come Dalla, gli Stadio, Venditti…Vi ritrovate in questi personaggi?
Abbiamo ascoltato tantissimo quel mondo, anche trasversalmente, attraverso i film di quel periodo. In questo album ci siamo serviti delle atmosfere malinconiche degli anni ’80, che ci hanno aiutati a rappresentare proprio la malinconia ed il romanticismo di cui volevamo contornare l’album.  Un po’ è presente quella derivazione nella nostra musica.
Hai guardato Sanremo?
Non l’ho guardato, non per snobismo, ma perchè a livello televisivo non mi intrattiene. Preferisco guardare Masterchef, che sicuramente mi diverte di più. Dal punto di vista della canzone ho ascoltato i brani in radio o in televisione, anche insieme agli altri componenti del gruppo, ma non mi sento di giudicare le canzoni; magari tra di noi lo facciamo, ma non mi va di dare un giudizio che ricopra quello di tutti gli italiani.  Se agli italiani piace il Volo, non posso che prenderne coscienza, fatto questo non mi permetto di giudicare. Sanremo è il risultato di quello che è la musica campione, la musica vincente. Come facenti parte del mercato alternativo, noi ci collochiamo in un’area diversa da quella televisiva- radiofonica di un certo tipo, che già è satura.
Ci racconti un aneddoto o qualcosa di curioso che vi è capitato in tour?
Ci divertiamo parecchio, ma molto…siamo sempre a ridere, perchè questo lavoro non deve essere preso troppo sul serio. Bisogna essere seri nell’offerta al pubblico di uno show degno del biglietto che hanno pagato. Non siamo una band di fuori di testa, quando siamo in tour ci divertiamo, parliamo di calcio, ascoltiamo musica, non facciamo cose particolari. E’ come se fosse una vita normale e non ti forzi a fare la rockstar a tutti i costi; è un momento in cui cinque ragazzi si divertono insieme; è come andare in gita, ma è anche molto stancante, perchè cambi città ogni giorno, fai tardi, ti devi svegliare presto e ripartire, macinando un sacco di chilometri e poi ricominciare di nuovo la sera successiva. 
Egle Taccia
 
 
Urbanweek L’intervista: Thegiornalisti
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