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L'intervista: Talco

Redazione Urban

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Vi presento la mia intervista ai Talco, che hanno da poco vinto il contest organizzato dalla radio spagnola RAC1, con la loro canzone “La Torre”, che diventerà l’inno dei tifosi del Barcellona nel cammino verso l’auspicata finale di Champions League. Pensate che hanno battuto artisti come Jovanotti, Lunapop, Lucio Dalla, Persiana Jones, Dargen D’amico ed Entics.
 
Che tappa rappresenta Silent Town nella vostra carriera?
Probabilmente la più importante in assoluto per noi perché pur essendo abbastanza consapevoli del valore del disco, che riteniamo essere il nostro lavoro più completo, non ci saremmo mai aspettati un’accoglienza del genere, dalla promo ai sold out in sale sempre più grandi. Questo periodo è coinciso con una rottura con alcune collaborazioni passate che ci hanno ulteriormente maturato facendoci distinguere sempre più attentamente gli amici da chi ti sfrutta mortificandoti. Molte volte siamo stati lasciati senza motivo in mezzo alla strada da malelingue che nemmeno ci conoscevano e promoter che ci trattavano malissimo. Adesso sembrano tutti amici ahaha, significa che siamo ad un punto importantissimo del nostro progetto! Ahaha
 
Qual è questa città silenziosa che volete raccontarci?
Abbiamo sempre parlato molto male dell’Italia  e lo facciamo tuttora fino a che una mentalità parassita, qualunquista, egoista, revisionista e mafiosa imperverserà nella società e nelle istituzioni. Siamo tutti colpevoli della crisi morale e politica del nostro Paese, ma ci sarebbe una via d’uscita che però continuiamo a rinviare: credo Silent Town voglia parlare proprio di questa via d’uscita, attraverso personaggi inventati, e non, e storie che in fondo, seppur metaforiche, rappresentano la memoria dimenticata del nostro Paese.
 
Quali influenze hanno contaminato i vostri suoni in questo ultimo lavoro?
Il punk californiano, la patchanka di Manu Chao, il folk italiano, specialmente quello cantautorale e un po’ del metal!
 
Quali invece i temi trattati nel disco?
Si parte parlando della crisi morale e politica italiana, del populismo, passando per falsi intellettuali, professionisti della televisione spazzatura, omaggi a grandi registi, fino ad arrivare a parlare del passato, di resistenza e misteri italiani, tutti in un racconto ispirato al realismo magico di Marquez.
 
Avete conquistato il mondo con la vostra musica. Cosa vi ha colpito di più del modo in cui viene curata la cultura all’estero?
La meritocrazia, il farsi il cosiddetto mazzo quadrato per emergere senza corsie preferenziali, una chimera per l’Italia. Prima ti stavo dicendo scherzosamente che i vecchi “amici” improvvisamente ci cercano, beh, sono tutti italiani. Nella nostra scena alternativa c’erano una miriade di buone bands che avrebbero potuto emergere anche fuori dall’Italia ma la loro mentalità gliel’ha impedito. La meritocrazia è un valore morale importante e siamo felici di essere piaciuti alla gente
 
Voi siete un’eccezione in una scena musicale che difficilmente riesce a varcare i confini nazionali. Secondo voi, cosa manca alla musica italiana per conquistare il mercato estero?
Quello che ti ho detto, un fatto di mentalità e umiltà. Puoi essere famoso in Italia ma non sei nessuno fuori dai confini nazionali e l’estero non dà corsie preferenziali o contatti per creare recinti opportunistici, parti da zero e fai vedere quanto vali! La musica indipendente è morta anche in Italia a causa di questi giochi ignoranti e di bassa moralità.
 
La cosa più strana che vi è capitata in tour!
Molte, ma la gente con cappello da poliziotto che poga nuda credo sia da podio almeno! Imbarazzante ahaha
Egle Taccia
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