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Musica

L'intervista: Romina Falconi

Redazione Urban

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Lo scorso sabato ho avuto il piacere di andare alla Discoteca Laziale, per incontrare una cantautrice che si è fatta davvero “un mazzo così” prima dell’uscita del suo primo album. Parlo di Romina Falconi, che in questi giorni è in viaggio in alcune tappe italiane per promuovere l’uscita del suo nuovo album. Ho fatto quattro chiacchiere con lei, che si è mostrata disponibile e molto dolce! Ecco a voi il risultato:
“Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio”, questo è il titolo dell’album,frase ormai consolidata come verità incontrastata. Come mai hai deciso di scegliere questo titolo?
Ho capito che tutte le volte che non mi sentivo all’ altezza di determinate situazioni era colpa della mia autocritica feroce. Questo però nel tempo mi ha aiutato tantissimo perché a lungo andare un filo d’odio ti aiuta a farti desiderare, a farti venire voglia di superarti.
Ho scelto questo titolo perché i sogni si pagano tutti, nel bene o nel male. Solo che tutti celebrano molto l’amore, cosa bellissima, per carità, però nessuno parla dell’odio, altra faccia della medaglia. Sono dell’idea che nella vita servono tutt’e due però in questi tempi si tende a vedere solo determinate cose. Negli anni ’80, ad esempio, c’era la possibilità di potersi esprimere parlando di tantissimi argomenti con la musica leggera, col pop. Ora c’è una sorta di autocensura, si tende ad essere più buonisti.
Tipo?
Pensa alla Rettore con “Kobra”, o a Jo Squillo con “Violentami sul metrò”, poi c’era anche Mina con “Ancora ancora ancora”; io l’ho provato nel mio piccolo con le major con cui ho collaborato, dove mi sentivo censurata quando esponevo certi pensieri, e pensavo “ma perché 40 anni fa cantavano Sbucciami e adesso mi devo sentire trattata come una donna soccombente?”
A me piace farmi vedere così come sono, se serve, perché ognuno di noi soffre per amore, e se hai avuto la delusione racconti quel determinato momento, che sia grottesco o meno; io descrivo la natura di quel momento come una fotografia.
In effetti, ogni album si dice che sia una fotografia di un determinato periodo. Il tuo periodo è particolare, partendo dalla collaborazione con Casto, X Factor… solo che non c’è stato nemmeno un album! Ne è passata di acqua sotto i ponti. Tu come hai vissuto tutto questo?
Diciamo che mi sentivo castrata perché, vuoi per problemi contrattuali o perché ero parcheggiata dalla major, non potevo mettere in circolo le mie canzoni; un cantante senza un disco in effetti non è il massimo.  Ho aspettato tanto per questo album perché per poter creare un progetto che fosse dignitoso, non ho voluto cavalcare l’onda (di X Factor, ndr) perché non mi sentivo pronta; tutti mi dicevano “Fai uscire un Ep!”, ma a me sembrava finto, forzato. Dopo X Factor, infatti, prima della pubblicazione dei miei Ep ho voluto aspettare un po’, per avere la giusta accuratezza.
Ti è piaciuto X Factor?
Mi è piaciuto di più Sanremo. Nulla da togliere a X Factor, è una fabbrica di brutti anatroccoli, dove prendono una persona che prima faceva tutt’ altro e poi la trasformano in un cantante. Quanta gente ha creato basi solide partendo da un talent? Poche! Quello che non sanno molti ragazzi che si iscrivono è che devono farsi un mazzo così, devono capirlo!
Se non hai idee precise e non sei messo a fuoco benissimo diventa dura; quanti personaggi sono spariti così? Tanta gente pensa di sfondare col talent, ma in realtà può anche rovinarti. Come fai in 2 mesi a creare un progetto discografico solido? È un inizio, e la gente che si iscrive ai casting deve prenderlo come tale. Da dove vengo io si dice “Sai quanti chili di sale dovrai mangiare prima di capire tu stesso cosa ti può far stare bene?”
A Sanremo invece era diverso, perché lì mettono in risalto quello che già sei. Vai lì e porti un brano che ti sembra giusto per te, cucito addosso.
Parliamo di “Playboy”; ho visto il video e mi è piaciuto davvero molto! Ma in realtà è un video di un backstage o è stato fatto apposta così? Come mai la scelta di impersonare la Monnalisa e Frida Kahlo?
Volevo che sembrasse un backstage! È un piano sequenza velocizzato, che ho deciso col mio regista. Siccome si parla di un playboy, ho voluto immaginarmi la vita di due donne immortali come loro due. Avranno avuto a che fare anche loro con gli uomini, specialmente i playboy, no? Io adoro il mondo dell’arte, e mi piace immaginare l’immortalità e il mistero dei personaggi che ne fanno parte; ho voluto quindi fare delle trasformazioni impersonando loro, e il truccatore mi ha davvero odiato! È stato un lavorone, ma ne è valsa la pena.
Come primo singolo è uscito “Anima”. Di quale anima si parla? Come è nata questa canzone?
Ti dico la verità: l’ho scritta di getto, è stato uno sfogo; quando sono andata a presentare alla casa discografica tutti i brani che ritenevo adatti all’album, era presente anche questa traccia, che sento mia più di tutte. Nella vita c’è sempre una persona che riesce a plasmarti; ogni volta che parli con lei ritorni bambina, e ti cambia tutto in un attimo. Questa persona per me è mia madre, che è anche la mia migliore amica. Quando l’ho scritta ho pensato “è molto autobiografica…”, ma comunque l’ho presentata lo stesso, convinta che non la prendessero. Pensavo di capirla solo io, non riesci a guardarti bene con gli occhi degli altri quando ti trovi in una situazione del genere. Quando hanno ascoltato le tracce, invece, tutti i responsabili del progetto hanno deciso, senza neanche mettersi d’accordo, che “Anima” doveva far parte del disco! Lì mi sono resa conto che tutti hanno quel tipo di persona nel cuore, un fratello, il primo amore…
20 tracce, 20 storie, autobiografiche e non… ma anche “La lista nera”?
Beh, se “La lista nera” parlasse di me sarei da ricoverare! Quella ad esempio è stata frutto di una riunione tra amici che mi raccontavano cosa gli succedeva, tipica di una serata alla Sex & The City! Da lì ho preso tutti i pensieri e li ho raccolti in questa traccia.
Tra le collaborazioni dell’album è presente di nuovo Immanuel Casto!
Esatto, “Eyeliner” è la traccia che ho fatto con lui. Sono fiera di aver collaborato, perché lui c’è stato dall’inizio. Nonostante i 2 percorsi possano sembrare diversi, a nessuno dei due va di subire troppo delle regole discografiche. Sì, parliamo di cose diverse nelle nostre canzoni, ma su questo siamo d’accordo. Poi ci vogliamo molto bene, ci conosciamo da anni! Siamo sempre stati vicini, e nonostante siamo quasi coetanei, lui ha fatto molti + dischi di me, e io lo vedo come una guida. Uno che è arrivato a sconvolgere a modo suo la musica, con temi tosti, non posso che adorarlo. Sono stata sul palco con lui al Black Out questo 6 Novembre, abbiamo cantato le 3 tracce in cui sono presente anche io! (Horror Vacui, Sognando Cracovia e Crash, ndr).
Una campagna last minute per pubblicizzare questo album. Immaginati delle persone che hanno dubbi sul comprare o meno il tuo cd, cosa gli diresti? “Prendi questo album perché…”
…perché come diceva John Giorno “Nessun cazzo è duro come la vita”! Ascoltate l’album e vedrete di cosa parlo!
 
In bocca al lupo, Romina, ti aspettiamo col tour!
Marco De Benedictis
http://credit-n.ru/zaymyi-next.html

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