Musica
L'intervista: Mambassa
E’ in uscita il prossimo 27 novembre il nuovo album dei Mambassa dal titolo ” Non avere paura“. Il singolo Melancholia, pubblicato il 17 ottobre, ha anticipato il nuovo lavoro. In questa occasione, ho avuto il piacere di intervistare il leader della band Stefano Sardo. Il titolo dell’album, come ci spiega il cantante, è un’esortazione a vivere.
Un disco pieno di chitarre, spesso acustiche, e volto a voler raggiungere l’emozione degli ascoltatori.
Allora… finalmente ci risiamo! Ritornate in pista il 27 novembre con un nuovo album: “Non avere paura”. Cinque anni di assenza sulla scena musicale, come li avete vissuti?
Sparsi. Ognuno ha fatto la sua vita. Io poi vivo molto lontano da tutta la band e ho trascorso questi cinque anni lavorando come un matto a scrivere per cinema e tv. I Mambassa erano un po’ come un’amante, e il resto della vita il matrimonio. Anche per questa ragione questo disco è stato un lungo percorso. Una settimana qui, un weekend là, dieci giorni qua: abbiamo proceduto a tappe… Alla fine ci sono voluti tre anni e mezzo per concluderlo. Avevamo registrato qualcosa come 25 provini, ma poi strato dopo strato sono rimasti nel disco solo questi 8 brani. Nel frattempo Fabrizio Napoli, mio socio e fondatore dei Mambassa, un attimo prima di pubblicare il disco ha scelto di mollare, nonostante abbia scritto lui tutti i pezzi di questo album. E’ stato strano. Senza rancori, ma un po’ triste. Sono comunque molto contento del risultato. Credo che rispecchi bene quello che siamo.
Dal punto di vista delle sonorità, cosa ci dobbiamo aspettare? Cosa cambia e cosa resta dei Mambassa precedenti?
Credo ci sia una linea di continuità. E’ un disco pieno di chitarre, spesso acustiche, molto più del suo predecessore. Le canzoni rappresentano quella nostra ossessiva volontà di costruire song strutturate, in cui le parole si incastrino al meglio dentro la melodia. Abbiamo sempre cercato di raggiungere l’emozione, innanzitutto. Non ci interessa la performance strumentale: scriviamo canzoni dirette, oneste, anche un po’ epiche, e cerchiamo di farlo in modo sempre più essenziale, senza fronzoli. Non saprei che altro aggiungere.
La domanda mi sembra a questo punto legittima: di che cosa non dobbiamo avere paura?
Io ho paura di tutto. Delle malattie, della morte, di deludere le persone che amo, di non essere all’altezza, di far soffrire, di soffrire, di non fare in tempo a fare le cose che voglio, di restare solo. La paura è il mio peggior nemico. Nelle canzoni ho cercato di affrontarla: ho scritto i testi nel momento in cui ho superato i quarant’anni, un passaggio che è stato più difficile di quanto credessi. Il titolo è un’esortazione a vivere, senza troppe menate. Le canzoni, ecco, raccontano le menate.
Il singolo che anticipa l’album – Melancholia – è colonna sonora di “Monitor” il film d’esordio di Alessio Lauria uscito lo scorso 17 ottobre. Come è nata questa collaborazione?
Conosco Alessio perché sono stato suo tutor nel laboratorio Talenti in Corto del Premio Solinas, qualche anno fa. Poi mi sono ritrovato nuovamente a fargli da mentore in un altro concorso del Solinas, Experimenta, in cui lui ha vinto proprio col progetto Monitor. Nel frattempo siamo diventati amici, e io sapevo che lui era un po’ un fan dei Mambassa. Gli ho fatto sentire Melancholia e ha subito pensato che fosse perfetta per i titoli di coda del suo film d’esordio. Da lì è poi nata l’idea di girare il video sul set. Ho anche fatto un cameo nel film. Credo che Monitor sia un’operazione interessante, e il mood di questa love story senza happy ending mi ricorda un po’ le storie delle nostre canzoni.
Mi addentro sul singolo Melancholia. Provo a scavare in profondità e mi chiedo: cosa lega il titolo del brano al concetto di verità? E quanto alle volte quelle cosiddette “bugie bianche” possono far bene e salvarci la vita?
Ho scritto il brano in una fase un po’ oscura. Io sono una persona efficiente, che cerca di controllare e pianificare le cose. Ma a un certo punto della mia vita mi sono accorto che la mia mania di programmare tutto mi stava rendendo infelice, anche se superficialmente tutto stava andando molto bene. Quando pensi troppo ti sembra di non poter credere più a niente: perché se analizzi da fuori la tua vita è facile pensare che sia tutto sbagliato. L’amore non esiste, Dio non esiste, e in fondo la vita non ha veramente un senso, una direzione. In quei momenti meglio una bugia, lenitiva, del peso oppressivo della verità nuda e cruda. Questa canzone cerca di descrivere quello stato d’animo, esorcizzandolo con una buona dose di energia.
Mi sembra di capire che dal punto di vista delle emozioni ci avete investito parecchio… Quali altre tematiche? E soprattutto, possiamo aspettarci dei risvolti positivi?
Ahah, hai paura che non ci sia niente di positivo nel disco? Be’ pensa al titolo: “Non avere paura” è un bel passo avanti da “Mi manca chiunque” o “Umore blu neon”, no? Io non mi pongo il problema di essere positivo o negativo: se sono triste, in quel momento, il pezzo prende naturalmente una certa piega. Se la canzone mi ispira pensieri più positivi, li seguo. Spesso lascio che sia l’atmosfera musicale, la melodia, a decidere per me da che parte andare. Per esempio ho scritto per la prima volta una canzone d’amore ottimista, dolce, intima: si chiama Una relazione. Mi sforzo di non scrivere nulla solo per compiacere. Dopo tutta questa strada, non mi importa più di cercare un pubblico. O il pubblico ci scopre o se no amen: noi facciamo del nostro meglio. Mi sforzo di essere onesto con me stesso, e spero il pezzo arrivi a chi lo ascolta, che ne possa riconoscere l’autenticità. Se non succede, la colpa è mia. Il cantante, quando scrive anche i testi come nel mio caso, ha un’enorme responsabilità per quanto concerne la capacità comunicativa del gruppo. E io, dopo ho imparato a prendermi questa responsabilità. Nessuna scusa.
Possiamo sperare di vedervi in giro per l’Italia per la promozione del disco?
Sì, sicuramente faremo qualche data. Sul palco ci sarà Gigi Giancursi, ex Perturbazione, al posto di Fabrizio. E’ un autore di canzoni che stimo molto, e sono contento che si sia voluto imbarcare sulla nostra zattera. Il repertorio spazierà dal primo disco – targato 1997 – fino a oggi.
Per concludere, vi lascio carta bianca! C’è qualcosa che vorreste aggiungere?
Non saprei, no. Grazie di tutto.
Simona Bascetta
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