Musica
L'intervista: Blastema
Sono un gruppo rock indipendente di Forlì. Negli anni hanno accumulato successi, concerti, diviso il palco con grandissimi nomi della musica internazionale, fino ad arrivare al riconoscimento nazional-popolare con la partecipazione a Sanremo nel 2013. In questo periodo sono intenti nella preparazione del loro terzo album in studio, dopo la rottura con la Nuvole production, storica etichetta fondata da Fabrizio De Andrè, e sono da poco usciti col primo singolo I Morti, che anticipa il loro prossimo lavoro, previsto per la primavera del 2015; intanto sono in giro con un nuovo tour, che li vedrà protagonisti nelle maggiori città italiane.
Li ho da poco incontrati e mi sono fatta raccontare qualche notizia in più sulla loro storia e sul nuovo singolo. So che siete molto curiosi, quindi ho anche cercato di carpire qualche dettaglio in più sul nuovo album.
Ci raccontate la vostra storia?
Il progetto Blastema nasce dalla grande amicizia tra me(Matteo) e Alberto, che risale ai tempi delle scuole superiori.
Entrambi abbiamo iniziato a suonare nello stesso periodo e, da cosa nasce cosa, abbiamo messo in piedi la nostra prima band: i Blastema. Nessuno a quei tempi avrebbe mai sospettato che il progetto si sarebbe rivelato così longevo.
Il resto della storia sta nel tempo che passa, nelle centinaia di concerti, nei tanti incontri, nelle defezioni, negli entusiasmi, nei traguardi e nelle depressioni che fisiologicamente fanno parte del percorso di ciascun organismo, sia esso un individuo o un gruppo.
Qual è il riconoscimento a cui siete più legati?
Credo il primo. Una targa che ci assegnarono quasi 15 anni fa come miglior artista ad un concorso per band emergenti. Ricordo che eravamo completamente felici, colmi di un’ebbrezza di cui solo il cuore del neofita può pulsare.
Cosa vi ha lasciato la vostra partecipazione a Sanremo?
Tanti ricordi e ottimi collaboratori.
La verità è che riviviamo con più piacere i momenti al di fuori della cornice istituzionale del Festival, le notti vissute fino all’alba in giro per le strade deserte o in un fumoso locale scoperto per caso, piuttosto che i ricordi legati alle esibizioni stesse.
Nel 2013 siete stati Special Guest del tour degli Skunk Anansie in Italia. Com’è nata questa collaborazione e come vi siete trovati a dividere il palco con loro?
La nostra collaborazione con gli Skunk nasce perché in quel momento eravamo entrambi sotto la stessa agenzia di concerti, per cui è stato proposto loro di averci come opening band per il tour italiano e dopo aver ascoltato il nostro materiale hanno accettato.
In questo contesto ci è stata data la grande opportunità di entrare nel meccanismo produttivo di un world tour, di scoprirne i retroscena e le tempistiche, nonché di entrare in confidenza con la grande umanità e professionalità di musicisti eccellenti quali sono gli Skunk.
Se a questo si aggiunge che tra noi e loro si è anche instaurato un sincero e amichevole rapporto di stima reciproca, direi che il quadro finale si presenta esaltante.
E’ da poco uscito il vostro nuovo singolo “I morti”, che anticipa l’uscita del vostro nuovo album. Il brano descrive lo stato di totale decadimento in cui viviamo. Siamo ormai diventati una società di zombie?
I morti sono coloro che hanno perso la capacità di meravigliarsi, che hanno sepolto lo stupore sotto cumuli di bisogni superflui, che hanno rinnegato il senso della vita come viaggio preposto alla conoscenza, al cambiamento, al miglioramento.
I morti è un pezzo che parla dell’abbandono della vitalità, dei sentimenti svaniti per lasciare spazio a un torpore diffuso, che non porta niente, che non sa di niente e che conduce all’ annullamento pratico della personalità.
Un regime surrettizio della cultura e dei sentimenti, che non ammette né intelligenza, né discussione, solo obbedienza.
Cosa ci ha uccisi?
Quello che è successo in questi ultimi 60 anni in Italia, e in parte del mondo occidentale, è una spaventosa e quasi sempre taciuta ecatombe culturale, che ha ratificato la scomparsa di una civiltà – quella proletaria e contadina, quella dei dialetti e dei mestieri – a favore di un suicidio collettivo perpetrato attraverso l’industrializzazione, l’omologazione, l’appiattimento e l’ignavia, col risultato di aver ottenuto uno sviluppo fuori controllo senza quasi compiere nessun progresso. Questo Pasolini lo spiegava 40 anni fa.
Potete darci qualche anticipazione sul nuovo disco?
Di certo questo terzo album sarà sicuramente il più maturo e ricercato dei tre e come al solito vedrà dietro al mixer Alberto (Nanni).
Per il resto vi invitiamo a vivere in prima persona l’ascolto di alcuni nuovi brani che saranno contenuti nel nuovo disco, venendo a trovarci in questo tour.
Quindi in questo periodo sarete in tour per promuovere il singolo?
Sì, saremo in tour fino alla fine dell’anno e poi torneremo in studio per concentrarci sull’uscita del disco.
I Blastema
Non mi resta che augurare ai Blastema un in bocca al lupo per il proseguimento del tour e per l’uscita del nuovo disco, facendovi ascoltare il loro ultimo singolo I Morti.
Egle Taccia
http://www.youtube.com/watch?v=D8VteMxthhQ&feature=youtu.be
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