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Best New: We're All To Blame

Redazione Urban

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I We’re All To Blame sono un mix di diversi generi che spaziano dal rock elettronico e sperimentale, al noise e ambient. La band, che ha suonato in svariati festival e locali in giro per l’Italia, aprendo anche a gruppi come Colt Silvers ( Francia ) e I Monaci del Surf, torna a far parlare di sé con il secondo album, Matt 15:14 ,  che vi presentiamo in questa intervista. Buona lettura!
 
Ciao ragazzi! Cominciamo dalle presentazioni: chi i sono i We’re All To Blame?
 Ciao! We’re All To Blame è un progetto formatosi a Ferrara verso la fine del 2012 da Artiom, alle tastiere, ed Erika, alla voce. Dopodiché la band ha subito vari cambiamenti a livello di membri: c’è stata l’aggiunta di un batterista, un chitarrista, anche di un bassista, ma alla fine siamo giunti ad essere in tre, con l’entrata di un altro tastierista, Andrea. Il nostro nome significa “Siamo tutti da incolpare” ed è sia una critica nei confronti di certi comportamenti e idee che riteniamo sbagliati e/o pericolosi, sia un invito a migliorare continuamente noi stessi.
Matt 15:14  è  il  vostro  nuovo  lavoro: qual è l’idea di fondo che lo ha ispirato? E  a cosa si riferisce il titolo dell’album?

“Matt 15:14”  è  un versetto della Bibbia che dice “Quando un cieco guida un altro cieco, entrambi cadranno in un fosso”.  L’abbiamo scelto perché in questo Ep abbiamo preso in esame alcune tematiche lungamente dibattute oggigiorno di carattere religioso, politico e sociale, volendo dare la nostra opinione. L’obiettivo di questo lavoro è soprattutto quello di motivare le persone a guardare con occhi più critici il mondo che ci circonda, a non volgere il viso altrove per paura di affrontare la realtà, soprattutto a non restare indifferenti di fronte alle atrocità e alla violenza. Cerchiamo di far capire a chi ci ascolta che è importante mantenere vivo il desiderio di conoscere e scoprire nuovi orizzonti, evitando così di fissarsi su un unico punto di vista. E per farlo è necessario lasciarsi alle spalle certe abitudini o tradizioni ormai antiquate e un po’ “strette” per i nostri tempi.
 Avete suonato in svariati festival e locali in giro per l’Italia, aprendo anche i concerti di gruppi come Colt Silvers ( Francia ) e I Monaci del Surf: com’è l’approccio col pubblico? Cosa vi piace soprattutto dei live?

Il contatto con il pubblico per noi è un’esperienza fondamentale, tutta la parte creativa non avrebbe senso se non potessimo poi condividere la nostra musica con gli altri. Crediamo che per un artista o un gruppo sia fondamentale riuscire a trasmettere a più persone possibili le emozioni e le idee che si cerca di imprimere con tanto impegno all’interno delle proprie canzoni. Per quanto riguarda l’approccio del pubblico nei confronti del nostro sound possiamo dire che abbiamo riscontrato finora un largo consenso. Ovviamente non facendo un genere accessibile a tutti, le reazioni talvolta sono di perplessità e sbigottimento. Questo però ci sprona a fare del nostro meglio e a trovare modi diversi per coinvolgere chiunque ci ascolti.
Come definireste le musiche dei We’re All To Blame? Ci sono degli artisti che, in particolare, hanno avuto un ruolo importante nella vostra formazione?
 La nostra musica è influenzata da moltissimi generi e stili musicali, che spaziano dal rock all’elettronica, dall’ambient al post rock e noise, e così via. Infatti nei nostri pezzi cerchiamo di sperimentare continuamente ed esplorare nuovi orizzonti, proprio perché la nostra intenzione è quella di proporre qualcosa di nuovo e particolare. Ci sono davvero tantissimi artisti e gruppi a cui ci siamo ispirati lungo il nostro percorso, ma giusto per citarne alcuni possiamo dire Radiohead, Health, Sigur Ros, Enter Shikari, Chelsea Wolfe, Ben Frost e i 65daysofstatic. Apprezziamo molto quei musicisti che hanno un sound diverso dal solito, che mischiano vari generi tra di loro e che magari trattano tematiche a cui ci sentiamo vicini, creando qualcosa di originale. Inoltre siamo profondamente affascinati da atmosfere cupe, surreali e struggenti.

Pregi e difetti dell’attuale scena musicale italiana
Una cosa sicuramente positiva è il fatto che ci sono tante realtà in giro per l’Italia che tengono viva la musica. Ci sono molti locali e festival, nonostante la crisi  e  le varie difficoltà,  che continuano a crederci e a puntare sulle band emergenti. Inoltre ci sono tantissimi gruppi degni di nota, giusto per citarne alcuni: “Fuzz Orchestra”, “Mastice” e “Platonick Dive”.  Un difetto molto evidente è la pigrizia delle persone che sempre meno supportano gli artisti emergenti, e non solo emergenti, non interessandosi minimamente alla musica dal vivo, anche se l’evento è gratis e sotto casa loro. Questo infatti è un limite all’ampliamento del panorama culturale italiano ed è un peccato perché esistono artisti molto interessanti sul nostro territorio che non vengono valorizzati come si deve. Infine, molto spesso la figura del musicista viene sottovalutata e screditata in modo pesante, nonostante tutti i sacrifici e il sudore che le persone mettono nel loro progetto.
 Dove potremo sentirvi dal vivo?
Potete trovare qualsiasi informazione seguendoci sulla nostra pagina Facebook.
 
 
a cura di Laura De Angelis
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