Musica
BEST NEW: VOINA HEN
Ci sono interviste a cui tieni particolarmente e questa è una di quelle. Gli scalmanati dei Voina Hen li conosco dalla notte dei tempi, quando erano dei ragazzini e io ero una bambina ancora con il grembiulino o quasi.
Veniamo dalla stessa cittadina di provincia, Lanciano, e da quanto ricordi hanno sempre suonato o cantato.
Io con questa intervista mi sono emozionata, ma sono particolarmente sensibile perciò non pretendo che facciate lo stesso, ma leggete tutto d’un fiato, questo lo pretendo!
Cosa volete dire a chi ascolterà il vostro album “Noi non siamo infinito” per la prima volta?
Premi Play e alza il volume. Non farlo ascoltare a tua madre, tanto non lo capirebbe. Se il tuo vicino ti chiede gentilmente di abbassare, tu digli di sì e fai la faccia affranta. Aspetta che chiuda la porta e poi alza il volume ancora un po’. Magari quando esci rigagli la macchina. Se il disco ti piace difendilo e cerca di averne cura. Ci abbiamo buttato il sangue sopra. Passalo solo ad amici incazzati almeno quanto te. Gli altri lasciali andare a fare shopping la domenica pomeriggio.
Se ti riconosci in quello che diciamo sei un fallito come noi e potrai davvero andarne fiero. E non avere paura ad ammetterlo, siamo molti di più di quanto credi.
Se invece ti fa schifo, non lo capisci o lo trovi ridicolo, allora cestinalo e non pensarci più. Passa ad altro. Senza rancore.
Che percorso di elaborazione ha avuto questo lavoro
Un percorso lungo e tortuoso. Un percorso di una lentezza incredibile. Abbiamo passato una quantità di giornate in sala prove, che se le avessimo impiegate per imparare , che ne so, la Fisica, adesso capiremmo tutte le battute di Big Bang Theory. Se questo disco dovesse andare bene, e Dio non voglia, saremmo in guai seri. Il prossimo disco probabilmente uscirebbe quando i nostri ascoltatori saranno in avanzato stato di decomposizione.
Quali sono e che rilievo hanno le collaborazioni presenti nell’album tutte “made in Lanciano”?
Le collaborazioni sono nate in modo molto naturale. Lanciano è una città piccola dove tutti i musicisti, artisti, nullafacenti (scegli tu l’aggettivo) fanno parte di una comunità molto unita. Durante le registrazioni Marco Di Nardo (MaDeDoPo) ci aveva seguito e consigliato sugli arrangiamenti e sulla produzione artistica, quindi chiedere a Luca (Romagnoli) di venire a sparare due cazzate su un brano ci è sembrato piuttosto normale. Con Martina (Marti Stone) è stata più o meno la stessa cosa. Una sera piuttosto alcolica, prima di salire a registrare le voci, le abbiamo chiesto se aveva voglia di venire con noi a Ferrara, lei ha accettato con piacere e il giorno dopo siamo partiti tutti insieme, noi del gruppo più i due MadeDopo e Marti. Sono stati giorni deliranti ma, nonostante le zanzare, piuttosto divertenti.
Qual è il brano che vi rappresenta di più?
Io dico la Title Track. Anche se non è, come si dice in gergo, un singolone, la trovo davvero centrata. Raccoglie un po’ il senso e il messaggio di tutto il disco.
Che importanza ha la dimensione live nel vostro percorso musicale? Cosa avete in mente per la promozione del vostro album?
Se non fosse per il live questo lavoro, se così si può chiamare, sarebbe come fare il postino. Uno dei posti a cui, tra l’altro, aspiriamo. Suonare dal vivo è l’unica cosa che conta e speriamo davvero di riuscire a farlo con una certa continuità. Anche perché solo suonando spesso possiamo continuare a mantenere questa patetica farsa del “musicista” con i nostri genitori, se stiamo tutto il giorno a ciondolare per casa in pantofole cade la nostra montatura.
Quali sono i vostri principali difetti?
Siamo suscettibili, irritabili e tremendamente viziati. Nascondiamo vagonate di rabbia che anneghiamo al bar o il lunedì a calcetto. Inabili a qualsiasi tipo di lavoro, sia manuale che celebrale. Vagamente ansiosi e incostanti. Malati di calcio e fantacalcisti ossessivi. Terrorizzati dal futuro, dai completi da uomo e dalle scrivanie. In una parola: Immaturi.
Cosa vi piace di più della musica attuale? Avete qualche modello di riferimento nel panorama italiano e internazionale?
Mi piace il fatto che ce ne sia tanta, un’ enormità oserei dire. Posso solo immaginare quanti dischi arrivino alla vostra redazione ogni giorno, e questa cosa mi esalta. E’ un caos meraviglioso. Odio quelli che dicono:” Il rock è morto, il grunge è finito, il punk vero è quello degli anni ’80, non ci sarà mai più un gruppo come i Fugazi o un musicista come Frank Zappa”, e meno male, aggiungerei. Nessuna delle band, nazionali o internazionali, nata negli ultimi anni farà la storia della musica e questa è una liberazione. Non devi inventarti niente. Puoi fare quello che ti pare, senza avere modelli, magari scopiazzando un po’ qua e un po’ là, ma nessuno può porsi a paladino della nuova frontiera musicale o come portabandiera di un genere innovativo. La musica, almeno per come la intendo io(tralasciando quindi le varie deep-house-grind-techno-core), è arrivata. Stop. L’unica cosa diversa è il messaggio. L’unico ambito dove puoi cercare di attualizzare.
Come vi immaginate tra 10 anni?
Incrociando le dita, Bidelli.
Ora non vi resta che spaccare tutto a suon di “Noi non siamo infinito”!!!!
Anna Acconcia
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