Musica
Best New: Stanley Rubik
Kurtz sta bene è il titolo del disco d’esordio degli Stanley Rubik, trio romano con la passione per i sintetizzatori, l’intimismo cantautorale e soluzioni strumentali inaspettate. A noi di UrbanWeek è venuta voglia di conoscerli meglio convinti che di loro si parlerà parecchio!
Chi sono gli Stanley Rubik? Vi va di iniziare dalla vostra biografia musicale?
Siamo un trio con base a Roma, composto da Dario (basso, voce e synth), Gianluca (chitarra e pad) e Andrea (batteria). Veniamo da esperienze musicali piuttosto diverse e ci siamo incontrati nel 2011. Nel 2013 abbiamo pubblicato un primo EP di tre pezzi per “Cosecomuni”, dopodiché ci siamo barricati in studio per creare il nostro primo disco. L’etichetta INRI ha deciso di sposare la nostra causa ed è così che il 6 Novembre è uscito “Kurtz Sta Bene”.
Il nome che avete scelto per la vostra band rimanda chiaramente sia al regista Stanley Kubrick che all’architetto ungherese autore del celebre rompicapo: ci raccontate le ragioni di questa scelta e il significato che ha per voi?
Non c’è un significato preciso dietro questa scelta: per noi era importante che il nome riflettesse la natura ironica ma anche cervellotica del progetto. Siamo tutti amanti del cinema di Kubrick e, in generale, di un’idea cinematica e immaginifica della musica. Aggiungere il riferimento a Rubik ha completato il tipo di evocazione che cercavamo: un oggetto intricato e geniale, ma tutto sommato anche “pop”.
Restando in tema di rimandi intertestuali, a quale Kurtz vi riferite? Ovviamente vogliamo sapere anche perché sta bene!
Kurtz è ovviamente il generale impazzito interpretato da Brando in “Apocalypse Now”, ma il titolo non è un omaggio al film, quanto alla figura simbolica di Kurtz. Il titolo del disco si presta ad almeno due piani di lettura: “Kurtz Sta Bene” perché in realtà non è impazzito ma ha deciso di rifiutare l’autorità e rinnegare il suo ruolo gerarchico nella guerra, quindi i pazzi sono tutti gli altri. Il riferimento è poi anche alla fine di Kurtz, che viene eliminato da un soldato molto più giovane di lui destinato a prenderne forse il posto. Questo tipo di ricambio generazionale non è dato molto spesso nella realtà odierna in cui viviamo. Quindi oggi Kurtz sta benone e non ha nessuna intenzione di abdicare. Non escludiamo che ascoltando il disco possano emergere ulteriori chiavi di lettura!
Da un punto di vista prettamente musicale, le vostre sonorità, definite electro post-prog, riflettono le contraddizioni insite nella contemporaneità partendo, però, dalla lezione del passato. Mi piacerebbe conoscere meglio questo aspetto e quali generi , o artisti, rappresentano il vostro punto di partenza
Noi tutti siamo cresciuti con la grande tradizione rock degli anni ’70; al contempo, però, ascoltiamo anche molta elettronica. Il nostro tipo di ispirazione parte dai Tool con dentro un po’ di Goblin, aggiungendo molti elementi sintetici propri del sound Warp o di artisti come James Blake. Con un cantato in italiano che è probabilmente l’aspetto più sfidante in un contesto del genere.
Per quanto riguarda i contenuti, di cosa parlano i brani di Kurtz sta bene?
Sono testi molto personali che si riallacciano però a una serie di temi generazionali, da qui il titolo del disco. Ci sono dentro le nostre psicosi e le nostre visioni, che, però, guardandoci un po’ attorno sentiamo essere quelle di molti nostri amici o coetanei. Scommettiamo che in molti dei brani ognuno potrà sentire un messaggio di tipo diverso.
Ci congediamo chiedendovi se avremo la possibilità di vedervi in tour!
Certo! Iniziamo l’11 Dicembre al Teatro Quirinetta con il release del disco; siamo molto contenti perché la location è davvero bella. Da gennaio partiremo con una serie di date in giro per l’Italia, al momento in programmazione. Sulla nostra pagina FB e sul sito www.stanleyrubik.it le aggiorneremo man mano che verranno confermate. Sarà il nostro primo tour fuori Roma e non ne vediamo davvero l’ora!
Intervista a cura di Laura De Angelis
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