Musica
Best New: Sakee Sed
Marco Ghezzi e Gianluca Perucchini sono i Sakee Sed, un duo nato nel 2010 che a novembre ha pubblicato il terzo album “Hardcore da saloon”. Il loro è un rock particolare, sono solo in due ma sul palco è come se ci fosse un’intera band. Ecco l’intervista semiseria ai Sakee Sed.
Cosa vuol dire Sakee Sed?
Sacchi di semi, Sai chi Sei? Ecc… Nulla in realtà, è un nome proprio di band.
Guardando una vostra foto salta subito all’ occhio la vostra diversità, apparentemente solo fisica. Quanto siete diversi e come queste diversità hanno dato vita alla vostra musica?
Siamo molto diversi, forse! Veniamo da un pianeta ancora sconosciuto raggiunto solo dal bosone di Higgs, tanto che abbiamo concepito un disco e forse un genere che si chiama “Hardcore da Saloon”. Pensa che, secondo noi, siete voi i diversi.
Avete fondato un’etichetta, Appropolipo Records. Non avete trovato l’etichetta che faceva per voi? Oppure volevate sentirvi totalmente liberi nella produzione della vostra musica?
Siamo dei cavalli pazzi per cui se qualche etichetta ci volesse dare una mano deve essere formata da ottimi cowboys.
“Hardcore da saloon”, l’espressione sembra un ossimoro così come lo sembra l’uso dell’italiano su sonorità da rock psichedelico d’oltreoceano. Come nasce questa scelta stilistica?
Dal cuore e dal nostro “essere diversi”, il valore della musica per noi è diverso da quello dei normodotati per cui non abbiamo avuto nessuna intenzione ad avvicinarci al gusto moderno della musica, anzi, per natura cerchiamo di uscirne sempre di più. Non faremo mai un disco mainstream! Ci fa proprio caha!
Di live in questi anni ne avete fatti tanti e altrettanti ne farete quest’anno. Come vi rapportate col pubblico e cosa scatena in voi il mostrarvi “nudi” sul palco vestiti solo della vostra musica?
Solitamente suoniamo, è il suono che ci denuda ed è il suono che ci lega al pubblico! Solitamente con il pubblico non ci sappiamo fare a parole. 🙂 Le modalità da animazione per campeggio le lasciamo a chi di dovere, qui si suona e si suda.
Foto di Monelle Chiti
Intervista a cura di Federica Monello
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