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Best New: Pin Cushion Queen

Redazione Urban

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Settings_1  è  il primo appuntamento  di  Settings , seconda produzione targata Pin Cushion Queen. Una raccolta di sfondi, ambientazioni, scenografie, in cui è la musica stessa ad aver ispirato i testi che servono a indirizzare le suggestioni musicali. Scopriamo tutti i dettagli in questa intervista, buona lettura!
 
Settings  è la vostra seconda produzione, tre EP, da tre brani ciascuno, pubblicati nell’arco di mesi. Il primo, Settings_1   è uscito nell’aprile scorso: ci raccontate meglio di questo nuovo progetto e dell’idea di fondo da cui nasce?
L’idea di fondo era creare una sorta di trilogia narrativa, come risposta alla necessità di scrivere dei testi, così da indirizzarci più facilmente durante le stesura dei brani. Quest’idea era già nata in “Characters”, in cui ogni brano è ispirato ad un personaggio storico o immaginario. In “Settings” abbiamo invece cercato di creare delle ambientazioni sonore, degli scenari o dei non-luoghi in cui l’ascoltatore può immedesimarsi. La trilogia si concluderebbe con “Stories”, prossimo nostro lavoro.
Quali saranno gli elementi in comune tra i tre EP e in cosa si differenzieranno?

Gli elementi in comune saranno le costanti musicali: la ripetizione e la dilatazione. Pattern ritmici, loop di chitarra, basi elettroniche che creano attraverso la loro reiterazione uno sfondo, quindi una base su cui stratificare e organizzare le varie parti. L’unica cosa certa su cui volevamo puntare, invece, è l’eclettismo: le canzoni si differenzieranno tra loro per le atmosfere completamente diverse, anche all’interno dello stesso Ep, come d’altronde è già successo in Settings_1.
Quando avete iniziato a lavorare insieme?

Io (Marco) e Igor suoniamo insieme dal 2008, siamo praticamente maturati artisticamente in parallelo e ci siamo influenzati molto l’un l’altro. Nicola, il nostro batterista, suona con noi da 2 anni ed è il terzo che cambiamo: soltanto con lui abbiamo trovato l’intesa e la pazienza necessaria per portare avanti il progetto nel modo più prolifico.
Liars, Battles e gli ultimi Radiohead sono le influenze più dirette che rintracciamo nelle vostre musiche, ma anche echi relativi alla musica degli anni Novanta, sia quelli del vasto mondo rock alternativo sia dell’elettronica di matrice trip hop. Non solo, la vostra è anche una musica inconsapevolmente italiana, al cui interno si ritrovano forme che ricordano grandi compositori italiani come Piero Umiliani o Nino Rota. Come riuscite a gestire e a far coesistere questa particolare e interessante eterogeneità?

Rispondere obiettivamente a questa domanda non è semplice per noi. Siamo sempre stati onnivori e aperti a qualsiasi forma musicale: dal rock ci siamo diretti verso la classica o il jazz, per arrivare all’elettronica o alla musica etnica. Riguardo poi  alle influenze degli artisti italiani che hai citato, per noi è come se fossero scritte nel nostro codice genetico, non derivano dai nostri ascolti: la nostra musica è inconsapevolmente italiana. Infatti, sono quelle le influenze che immancabilmente emergono durante la scrittura. Ci piace cambiare continuamente e ci stanchiamo prima o poi di tutto quello che abbiamo assorbito e consolidato. Forse solo in questo modo riusciamo a gestire la nostra eterogeneità, ma è un meccanismo a cui abbiamo smesso di prestare attenzione.
Pin Cuschion Queen: come mai avete scelto questo nome?

Siamo sempre stati affascinati da Burton. Le filastrocche di “The melancholy death of oyster boy” ci piacevano un sacco e quella della Pin Cushion Queen ci aveva colpito in modo particolare. Detto questo, non ti nascondiamo che abbiamo scelto quel nome principalmente perché ci piaceva come suonava.
Andrete in giro a portare la vostra musica?

Tasto dolente: ci stiamo muovendo ora e bisogna ammettere che non è affatto facile. In questi mesi abbiamo avuto qualche data, una in cui abbiamo aperto per His Clancyness, per esempio. Ma rimangono poche, quindi speriamo di poterci affidare a qualche seria agenzia di booking nel prossimo futuro.
 
a cura di Laura De Angelis
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