Musica
Best New: Claudia Is On The Sofa
Il suo secondo album, Time of Me, è uscito lo scorso 4 marzo e noi di UrbanWeek non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di intervistare Claudia Is On The Sofa, al secolo Claudia Ferretti, cantautrice bresciana che sta conquistando tutta l’Italia, a partire dalla nostra redazione, con le sue accattivanti melodie dalla portata internazionale.
Ciao Claudia, intanto complimenti sinceri per Time Of Me, degno successore di quella perla che è il tuo esordio discografico, Love Hunters: cominciamo con un cliché, il secondo album è davvero il più difficile nella carriera di un artista? Qual è la gestazione di Time Of Me?
Ciao Fabio, ti ringrazio molto. È facile per me rispondere a questa domanda perché Time Of Me è nato più per esigenza personale che per programmazione discografica, quindi non si è posto il problema del secondo album. Sofà e Hashtag si sono sposati perché si sono piaciuti così com’erano. Il produttore artistico del disco, Marco Franzoni, è anche un musicista della mia band, ci conosciamo bene personalmente e artisticamente. Abbiamo lavorato in pochi intimi al disco (Beppe Facchetti, Nicola Panteghini e Ronnie Amighetti). Nel creare Time Of Me avevamo ben chiaro dove volevamo andare e lo abbiamo fatto nel modo in cui volevamo. Questo è un disco che piace a me innanzitutto.
I brani sono nati come sempre sul mio sofà, voce e chitarra, ma poi ognuno ha preso la sua strada: alcuni, come “Crocodile”, erano perfetti così, tant’è che sono stati registrati in diretta in poche ore. Altri erano adatti ad arrangiamenti più complessi e ci hanno fatto divertire, altri ancora si sono proprio trasformati strada facendo. È stato un lavoro intenso che doveva assolutamente concretizzarsi e diventare reale.
Quando si parla di te solitamente si sprecano i paragoni con grandi artiste del panorama internazionale, facendo riferimento alle tue canzoni che sembrano provenire dai migliori lavori di Cat Power e Norah Jones, di Sharon Van Etten e PJ Harvey. Come ci si sente ad essere messe a confronto con musiciste di questo calibro?
È certamente un onore e un piacere sentire citare questi nomi. E io sono piccolissima in confronto a queste artiste e donne monumentali. Da loro c’è molto da imparare (non solo musicalmente in senso stretto). Mi piace pensare che ci sia un po’ di tutte loro dentro di me. In questo disco vi sono però richiami che vanno verso strade ancora nuove e diverse da queste citate, tanto che personalmente fatico a rinchiuderlo in una definizione di genere. Ci sono richiami folk e di songwriting made in Usa, ma anche melodie estremamente pop, talvolta con richiami all’Inghilterra, ma anche all’Irlanda, momenti blues e gospel e persino sfaccettature psichedeliche (anche nella costruzione dei brani).
Anche cantando ho viaggiato, pensandomi talvolta una donna nera anni trenta, talvolta una ragazzina dai capelli rossi che corre sui prati irlandesi, o figurandomi sotto un chiosco estivo anni cinquanta nella West Coast. Il potere delle immagini visive nell’interpretazione del canto è potentissimo. Ciò che unisce tutte queste sfaccettature sono i suoni, le atmosfere nebbiose, mi piace descrivere questo disco come un pic-nic in famiglia all’ombra di Twin Peaks.
“Stellar Wind” è il primo singolo estratto dal tuo nuovo album e racconta la storia del maratoneta giapponese Shizo Kanakuri, che portò a termine nel 1967 (a 76 anni) la maratona iniziata alle Olimpiadi del 1912 in Svezia e che non era riuscito a concludere essendosi addormentato durante la gara. Come hai scoperto questa storia e quale aspetto ti ha colpita così tanto da spingerti a scriverci su una canzone? Quale insegnamento hai tratto da Shizo Kanakuri?
Shizo è l’antieroe che si addormenta durante la gara e che, piuttosto di ammettere quello che ha fatto davanti a tutti, preferisce sparire e tornare dalla Svezia con mezzi di fortuna in Giappone. Un giornalista lo trova 56 anni dopo, lo accompagna nel punto esatto in cui si era addormentato e da lì porta a termine la sua maratona col tempo irripetibile di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti, 20 secondi e 3 decimi. Cosa insegna Shizo? Che non c’è niente di giusto o sbagliato, possiamo fare le sciocchezze più grandi del mondo e comunque arrivare (a volte dove pensavamo, a volte no). Oppure possiamo fare di tutto per un obiettivo e non raggiungerlo…pace…può succedere. A volte cambia solamente tutto quello che c’è in mezzo, tra il prima e il dopo, e può essere una vita intera.
Time Of Me parla di questo, della conquista quei momenti che raccontano di noi stessi quando tutto è già accaduto e prima che ci si ponga troppe domande sul domani. Esistono dei momenti che riesci a vivere solo da fuori. Quando la tristezza è esaurita e l’euforia si è calmata. Quando scopri il tuo posto ed è tempo di te.
Lingua che vince non si cambia, anche questo disco è interamente cantato in inglese: non ti farò la solita domanda – che forse ti avrà anche stufata (“perché non l’italiano?”) – ma, piuttosto, volevo chiederti come si fa a creare un album dal respiro tanto internazionale stando comodamente seduti sul sofà. Quanto sono vicine le suggestioni della Brescia di Claudia Ferretti alle atmosfere tutte a stelle e strisce d’oltreoceano?
Non ci sono confini? Tutto il mondo è paese? Oppure semplicemente spaghetti western e Tarantino…alla fine anche lui ci ha ascoltati! Comunque mi piace pensare che sia lo sguardo con cui osservi il mondo a farti raccogliere poi quello che vuoi. Le storie delle persone anche di una piccola città come Brescia ti riportano al mondo intero. E la musica parla di poche cose: come si nasce, come si vive, come si ama e come si muore!
Quali sono le collaborazioni dei tuoi sogni – sia in ambito italiano che, più in generale, a livello sovranazionale – con quale artista credi si possano amalgamare bene il sound e l’attitudine di Claudia Is On The Sofa?
In questo momento mi sento curiosa e sperimentatrice, ho voglia di stimoli estremi e di valicare i miei soliti mondi. Quindi la collaborazione dei miei sogni in questo momento è quella più inaspettata che mi possa arrivare.
Infine una domanda semplice (breve, quantomeno!), per concludere la chiacchierata: Cosa ti aspetti con l’uscita di questo album, quale obiettivo ti sei prefissata?
Chiudo il cerchio in modo semplice, ho dato vita a questo disco senza pormi obiettivi discografici, l’unica urgenza è quella di comunicare questa opera alle persone. Non può restare tutto sul tavolino accanto al sofà!
Fabio Fontanaro
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