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L'intervista: Giufà

Poco tempo fa vi abbiamo parlato di Trinakristan, il nuovo disco dei Giufà, uscito l’11 dicembre scorso (clicca qui per leggere la recensione).

Oggi vi presento l’intervista in cui la band siracusana si è raccontata per noi, ci ha parlato del disco e della loro esperienza in studio di registrazione. In primavera partirà il tour e in attesa di scoprire le date, vi consigliamo di “studiare” ascoltando il loro nuovo album, così da non lasciarvi cogliere impreparati durante le loro trascinanti ed energiche esibizioni live!

 Benvenuti! Per chi non vi conosce ancora, raccontateci un po’ chi sono i Giufà, e come sono nati…

I Giufà sono in primo luogo una grande “famiglia musicale”. Siamo nati nel 2008 ma in realtà abbiamo da sempre suonato insieme in altri contesti musicali (dalle cover band alle bande di paese). Insomma, non ci siamo formati con un annuncio online come può capitare in una grande città. Più tardi, negli anni, sono stati inseriti dei nuovi elementi che si sono integrati benissimo.

Il vostro sound è sicuramente il marchio, la vostra carta di identità che vi rende riconoscibilissimi tra tanti. Come siete arrivati alla costituzione di questa miscela di contaminazioni così caratteristica?

Posso dire che è bastato chiuderci in una stanza con gli strumenti musicali in mano e buttare la chiave della porta! Scherzi a parte, è stato un processo molto naturale perchè come ho già detto ogni musicista dei Giufà, ha un bagaglio musicale diverso ed ogni membro ha dato il suo contributo nella creazione del sound finale come in un puzzle.

Come ci si organizza in una band numerosa come la vostra? Qual è il processo che porta alla creazione dei testi e delle musiche?

Il nostro cantante porta la bozza ed un testo accoppiato ad essa, poi in sala prove si crea lo “scheletro” del brano ovvero la struttura (che resta variabile per molto tempo), poi si passa ai dettagli, al riascolto ed alla “scrematura” arrivando ad un risultato finale.

E’ uscito l’11 dicembre questo vostro secondo album – Trinakristan – perché la scelta di questo nome? E quali sono le tematiche che sono state affrontate?

È un gioco di parole un po’ provocatorio che ci permette di sdrammatizzare sui principali stereotipi e luoghi comuni sul mediterraneo (immobile, arretrato, superstizioso). Le tematiche affrontate sono diverse: ci piace guardare con sguardo un po’ goliardico ai principali vizi e virtù del nostro popolo (o su quelli che ci vengono addossati). Troviamo anche brani sulla spensieratezza, sulla libertà, sulla passione carnale e molti altri temi che spesso si intersecano a questi con un sottile spirito critico.

Il disco è stato registrato, mixato e masterizzato a Rubiera, al Busker Studio di Fabio Ferraboschi, da Federico Galazzo. Raccontatemi qualche aneddoto relativo alla fase di registrazione in studio. . .  come avete affrontato le varie decisioni?

Entrare in studio per oltre un mese è stata un’ esperienza bellissima. Anche se siamo arrivati a Rubiera con delle preproduzioni alla fine molte cose sono cambiate in loco. Anche la presenza, l’ esperienza e la professionalità di Fabio e Federico hanno dato colore, ed una marcia in più al lavoro. Diciamo che confronto e riascolto sono state le basi per ogni decisione, dopo qualche giorno si riesce ad entrare in simbiosi su quasi tutte le decisioni.

Ci sono state delle indecisioni su qualche brano che alla fine è rimasto fuori dall’album?

Sì, eravamo già partiti con l’ intento di non incidere tutto quello che avevamo creato in sala prove ed in fase di preproduzione; non tanto perchè sono dei brani “meno belli” ma perchè sentivamo di dover dare priorità al cambiamento, ai brani che incarnavano di più il nostro mood attuale e che in parte proponevano elementi di discontinuità con il nostro precedente album.

L’album contiene anche una cover – Non esiste l’amor – un brano degli anni ’60 cantato da Adriano Celentano. Come mai questa scelta?

Non esiste l’ amor è nata quasi per gioco! Eravamo in camerino prima di una esibizione in provincia di Salerno, ed il dj che apriva la serata ha iniziato il suo set con questo brano; avevamo gli strumenti in mano e quasi per gioco abbiamo improvvisato questa versione un po’ gipsy.

Quali sono i motivi che a vostro avviso devono spingerci ad ascoltare ed acquistare il vostro disco?

È a nostro avviso il nostro album più completo ad oggi, e si presta a molti stati d’ animo  usi ed interpretazioni. Inoltre sosterrete un progetto indipendente e inedito, questo credo sia importantissimo per il rilancio culturale del nostro territorio.

Partirà un tour l’anno prossimo?

Sì, sarà un 2016 ricco ma ad oggi non possiamo ancora ufficializzare le date poiché aspettiamo l’ufficialità dai booking. Ad aprile partirà il tour di presentazione Svizzero promosso dalla nostra label Escudero Records, poi ci sposteremo in Italia ed in altri Paesi in Europa ma non vogliamo rovinarvi l’ attesa.

C’è qualcosa che vorreste aggiungere?

Voglio approfittare di questo spazio per ringraziare te Simona, tutto lo staff di UrbanWeek e tutte quelle persone che si muovono per far funzionare la macchina Giufà: Escudero records, Fleisch, Disques Office, Giudi music, il nostro fonico live Alex e tutti i fotografi, grafici e video maker che stanno lavorando con noi nella promozione di Trinakristan.

Ringraziamo i Giufà e gli auguriamo un grosso in bocca al lupo!

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Ascolta Trinakristan

 

A cura di Simona Bascetta

 
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