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Best New: SDANG!

Redazione Urban

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Gli SDANG! sono un duo bresciano, già dal loro nome capiamo che la musica che fanno ci colpirà. Veniamo schiaffeggiati, per riprendere l’onomatopea, a suon di chitarra, batteria e suoni che viaggiano nel mondo del rock, dal post rock al progressive. In tutto questo manca la parte lirica, di cui però non sentiamo la mancanza perché la musica ci dice già tutto. A maggio 2016 gli SDANG hanno messo fuori “La malinconia delle fate”, di cui abbiamo parlato insieme alla loro musica in quest’ intervista.
 
Ciao! Sdang! è più o meno l’onomatopea della vostra musica che colpisce le nostre orecchie?

Esatto, musica abbastanza d’impatto, live speriamo d’impatto, nome crediamo d’impatto, Sdang!. Queste le parole regalate dalle persone che ci hanno conosciuto soprattutto in virtù dei molti concerti che stiamo facendo in supporto al nostro disco “La malinconia delle fate”. È una musica che talvolta va a ri-attivare qualcosa di nascosto dentro di noi. Che siano pensieri o emozioni, dipende dallo stato d’animo della persona coinvolta. Tutto questo accade senza averlo pensato prima. Noi ci limitiamo a suonare e a farlo bene, credendo negli effetti benefici della musica.
 
Ascoltandovi non sembra che a suonare siano solo due persone. Raccontatevi a lettori di Urbanweek!

È ora di svelare il mistero di questo suono grosso e coinvolgente. Nel backstage, quando c’è, teniamo nascosti un paio di nanetti cinesi che suonano insieme a noi e che grazie alle loro caratteristiche riusciamo bene a nascondere. Così, quello che non riusciamo a fare in due, viene sistematicamente eseguito dai due colleghi!  🙂
Scherzi a parte, siamo in due e questa cosa funziona alla grande. Alla base c’è intesa umana e musicale e questo basta per trovare delle soluzioni che prima di tutto ci soddisfino e ci coinvolgano. Potrei fermarmi qui! In un secondo momento cerchiamo di ottimizzare le idee facendo in modo che quello che esce dagli strumenti sia il più completo possibile. Completo a livello di resa. Quindi si lavora su soluzioni ritmiche-timbriche-melodiche-armoniche e su strutture che permettano un buon sviluppo delle idee. Sappiamo cosa possiamo fare con i nostri strumenti e sappiamo anche quali sono i nostri limiti, quindi cerchiamo di stare in un posto in cui ci sia ricerca e freschezza, ma anche una dimensione comunicativa più immediata.
Nicola, con la chitarra ho trovato un modo di splittare il segnale in tre destinazioni in modo tale da ricreare un basso e una specie di tastiera, tutto live. In questo modo evitiamo di usare basi, un processo che non riteniamo adatto a quello che facciamo perchè ne snaturerebbe l’immediatezza. 
 
Pezzi come “Astronomica” e “Martina” ci dicono tutto senza fare uso della parola. Tuttavia fare musica instrumental è un po’ in controtendenza, non credete?
È bellissimo e rincuorante quello che dici Federica. Ti assumo per telefonare ai gestori dei locali che, quando accenno al fatto che facciamo musica strumentale, sembra che gli parli dell’AREA 51 !!! 
Non essendo particolarmente un amante delle tendenze ti dirò che la musica strumentale è solo una parte della musica, anzi, oserei dire una gran parte. Siamo abituati a considerare più musica dell’altra musica quella che ci passa in radio, quella che ascoltiamo dal vivo ai concerti e quella dei nostri dischi preferiti. La musica associata alle parole è  più rincuorante perchè, fin da piccoli, ci hanno sempre insegnato a comunicare con le parole più che con la musica e quindi, inconsciamente la troviamo più familiare. 
Per fare un esempio, provate ad andare a fare un giro in bicicletta con un amico e fermatevi a guardare un bellissimo e fresco lago di montagna dopo una salita di dieci chilometri. Poi, descrivere tutto ciò che raccogliete durante il viaggio: emozioni, sensazioni e poi ricordi, a volte nostalgici. Ne sono certo che buona parte di questi sentimenti non troverebbero facile riscontro nelle parole. Ci sono dei bravissimi parolieri e poeti che riescono a tradurre in parole degli attimi di grazia, bellezza o di disperazione, Marco Masini e il suo amico Bigazzi per esempio :), ma diciamocela, ce ne sono davvero pochi. 
Nel panorama italiano odierno molti giocano a fare i cantautori e fanno bene, perchè giocano e spesso non se ne rendono conto,  ma sbagliano quando si convincono di essere i nuovi Mogol o Lucio Dalla. Purtroppo la troppa convinzione in sè, a volte, crea mostri! Pochi altri hanno il dono di raccontare bene il mondo reale-surreale con le parole. Ettore Giuradei, caro amico e cantautore di Brescia per esempio secondo me è uno che riesce a farti vibrare il cuore con le parole. (Ascoltate “Porterò con me”, “Zingara” o “Strega” per farvi un’idea). 
Noi Sdang! Saremmo banali con le parole, cadremmo. Nessuno di noi due è un buon scrittore e nemmeno un cantante (anche se Nicola ha delle doti) e quindi, il massimo che possiamo dare lo facciamo con la musica, la nostra musica, che si avvale di un linguaggio tutto personale che prende spunti da altrove per filtrarli con la nostra fantasia. Che non sia di tendenza, onestamente, non ci importa 🙂 La musica strumentale ha il potere di lasciarti vagare liberamente dentro di te, senza darti troppe restrizioni di pensiero. Certo, qualcuno si potrebbe perdere, altri invece possono ritrovare meravigliose parti di sè smarrite…
 
In base a cosa si scelgono i titoli di tracce strumentali?
I titoli sono molto importanti, perchè sono l’unico appiglio che hai per indirizzare l’ascoltatore verso un viaggio musicale. Noi forniamo una mappa, abbastanza grande, nel quale ognuno può fare la propria esperienza. Tendenzialmente li scegliamo a posteriori, in base all’impressione che ci danno i pezzi stessi. “Il primo giorno di scuola” , all’ascolto, sarà diverso per ognuno. “Astronomica” pure. Chi non ha mai sognato di volare nello spazio? Ognuno alla propria maniera immagino! Noi forniamo solo l’astronave con dei tecnici preparatissimi che vi potranno assistere in ogni momento! I titoli delle nostre canzoni devono lasciare spazio all’ascoltatore di prendersi la libertà di sognare!
 
 “La malinconia delle fate” cosa ci racconta? 
La malinconia delle fate è un luogo in cui noi, a volte,ci rifugiamo. È un’isola felice dove non ci sentiamo né osservati né giudicati e quindi dove abbiamo la possibilità di sfogare i nostri sentimenti e le nostre paure. Quando fai ritorno dall’isola de “La malinconia delle fate”, senti che una parte di te non è più la stessa, sei cambiato, poni un occhio diverso nei confronti del mondo esterno. Spesso sei più sereno e felice.
 
Che progetti avete per l’estate?
Una cosa molto bella di Sdang! è che non esiste, all’interno del progetto, solo la musica. Ci troviamo spesso anche in altri contesti e siamo due persone molto diverse; ciò permette di filtrare diverse realtà, ed è cosi che la nostra musica prende forma. Quindi….quest’estate si faranno gite in montagna, tuffi in piscina, giretti in bicicletta, si progetteranno cose nuove per rilanciare disco e live e ovviamente faremo un bel po’ di concerti!!! Suoneremo a qualche festival importante a Luglio: 15/07 Diskarika festival a Odolo, BS, 23/07 Asola, Mn, 29/07 Nistoc, Sulzano, Bs. Il 5 agosto invece faremo una bella festicciola sul lago d’Idro, al “Chiosco Vesta”. Ci troveremo dal pomeriggio a passare una bella giornata, si spera di sole, in compagnia e alla sera suoneremo. È un posto fantastico, veniteci! Poi da settembre riprenderà la stagione di concerti nei club!
 
Federica Monello
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