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Best New: Il Terzo Istante
Dopo la “trilogia fluo” adesso è arrivato l’ album, si chiama “La Fine Giustifica i Mezzi” e loro sono Il Terzo Istante. Fanno rock, sono torinesi e si sono formati nel 2011. La loro musica colpisce la testa ma anche tutto il corpo, nel senso che fanno un rock che ti fa ondeggiare trattando tematiche attuali mai banali. Conosciamo meglio Lorenzo De Masi, Fabio Casalegno e Carlo Bellavia, la loro storia e la loro musica.
Ciao! Qual è Il Terzo Istante?
Ciao a voi! Il Terzo Istante è quello dell’esplosione creativa. Nelle fasi del processo creativo i primi due momenti sono quello della raccolta delle informazioni e della loro elaborazione. Dopo queste due fasi arriva, forte e improvviso come uno scoppio, il terzo istante, quello in cui l’opera creativa prende forma e tutti gli elementi compongono qualcosa di senso compiuto. Tutto ciò almeno secondo uno studio di cui avevamo letto e che ci aveva particolarmente colpito. Il nostro nome è un omaggio a questo specifico momento.
Avete messo fuori dal 2012 al 2014 la “trilogia fluo”, che a me rievoca la trilogia del potere dei Litfiba, era tutto calcolato dal primo EP o il progetto si è palesato con l’ultimo lavoro?
In parte si, era tutto calcolato. Nel senso che fin dall’inizio avevamo intenzione di pubblicare una serie di EP invece che un prodotto a lungo minutaggio. Questo perché, almeno in una prima fase, volevamo essere un po’ più flessibili, pubblicare con più frequenza ed essere più liberi possibile dal punto di vista stilistico. E l’EP era il formato giusto per farlo. Poi l’idea della trilogia è emersa pian piano: ci è piaciuto molto il packaging e l’artwork del primo, ideato dal nostro grafico Alessandro Damin. Così abbiamo deciso di declinare lo stesso concetto anche sul secondo e poi sul terzo EP. Avendo una loro coerenza dal punto di vista grafico e di confezione e rappresentando poi l’evoluzione musicale dei primi 3 anni di vita della band, ci è venuto naturale, una volta concluso questo percorso, confezionarli e distribuirli anche come trilogia.
Nel nuovo lavoro, “La Fine Giustifica i Mezzi”, da cosa è rappresentata la fine e quali sono i mezzi per raggiungerla?
La fine è intesa sia come “risultato finale”, sia come “momento” in cui si concretizza il risultato finale. Come avrete capito per noi la dimensione temporale ha una certa importanza. I mezzi invece sono tutti gli sforzi, le capacità, le speranze, il tempo, le rinunce e i sacrifici che si compiono-impiegano per raggiungere un certo risultato finale.
Vi siete formati a Torino nel 2011, la città sta vivendo anni di grande fermento musicale, che ne pensate? A cosa è dovuta questa primavera musicale?
Sì concordiamo, ma forse è una primavera di cui ci si sta accorgendo di più fuori. Nel senso che Torino è sempre stata una città artistica in senso generale e dal punto di vista musicale ha vissuto altri periodi gloriosi. Però per sua natura è una città schiva, che non ama mostrarsi, che è poco brava a pubblicizzare e pubblicizzarsi. Forse in questo sta iniziando a cambiare, probabilmente sostenuta anche dalle nuove tecnologie e dagli ambienti sociali virtuali. E quindi è possibile che fuori ci si stia accorgendo ora di un fermento e una vitalità che esistono da tempo.
I vostri progetti per i prossimi mesi?
Diciamo che con il disco fuori, l’obiettivo è portarlo in giro il più possibile. Questo comporta ovviamente suonare dal vivo, che è la parte divertente della faccenda, e poi promuoverlo attraverso tutti i canali possibili, dunque radio, interviste, video. Al di là di ciò, nell’ambiente indipendente si naviga sempre a vista, i progetti devono sapersi adattare alle eventualità, occasioni, necessità, per cui non si sa mai come si può evolvere il proprio percorso. Ma forse è anche questo il bello.
Federica Monello
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