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Best New: Dainocova

Redazione Urban

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Dainocova è un cantautore polistrumentista proveniente dalla soleggiata Sardegna, ma che ha girato parecchio il mondo. La sua carriera artistica si avvale di numerose collaborazioni con band della scena indie sarda tra cui Trees of mint, Hola la Poyana e i Diverting Duo.

Nel 2003 inizia ad esibirsi dal vivo da solista con brani da lui scritti. Nel 2012 fa capolino il  suo primo album “Fuga da scuola” e nel 2015 intraprende la stesura del secondo album  “Dark Tropicana”.

Mentre “Fuga da scuola” era incentrato sulla scrittura poetica in chiave pop rock, “Dark Tropicana” è un paesaggio impressionista di un’esistenza ai margini del concetto comune di bellezza.

Noi di Urbanweek abbiamo voluto intervistarlo per sapere qualcosa in più su questo isolano giramondo.
Dainocova, da dove deriva questo nome?

E’ il nome di un mio personaggio romanzato, Dino Cova,  uno fuori dalle righe con uno stile di  vita completamente rovesciato, un giorno dopo mille peripezie arriva in terra anglosassone e viene irrimediabilmente chiamato Dainocova. Gli amici che leggevano spesso questi paragrafi avevano iniziato a utilizzarlo come intercalare per ogni occasione come il puffare dei puffi,  non avevo scelta.

Tropicana, fa pensare ad un posto caldo e confortevole, l’aggettivo dark, invece, fa riflettere, cosa hai voluto esprimere con questo titolo?

Il titolo Dark Tropicana è venuto fuori per la prima volta l’anno scorso, suonavo il basso con un progetto post rock, a tratti molto scuro e scherzando con il chitarrista, nel tentativo di smorzare leggermente quel mood sonoro, cercammo di farlo attraverso una definizione “dovremmo provare a fare del Dark Tropicana”. Quell’unione di parole dal suono contrastante, ironico e al contempo amaro mi hanno colpito e aveva tutti i crismi dei titoli a me congeniali, è un’unione che può lasciare all’ascoltatore un ampissimo spettro interpretativo, potrebbe essere il nome d’arte di un wrestler fuori carriera, una caramella, un atollo post atomico, comunque sia trasmette un legame fortemente personale. Per me è stato un elemento concettualizzato che mi ha portato man mano fuori da una crisi artistica, ho preso questo titolo e mi ci sono riparato sotto come fosse un ombrello per tutto il periodo della scrittura, ho lavorato sui testi in maniera ermetica, seguendo le intuizioni e creandoci attorno delle suggestioni ma in realtà ogni parola è pesata ed è reale nella mia esistenza quotidiana che spesso è un po’ come quella di Dino Cova. Quando alla fine ho riguardato da un’altra angolazione l’intero lavoro mi è sembrato un corpo dai tratti quasi surreali, una sorta di formicaio di concetti e parole  ognuna con il proprio ruolo e funzione,  è una foto esatta di un periodo che come dici tu è da una parte caldo e confortevole, da un’altra intimo e riflessivo.

Sei stato artista della settimana su Mtv New Generation con il tuo brano “Perso in campagna”, che fa parte del tuo primo album, ci racconti come hai vissuto questa esperienza?

E’ stata  una cosa che sinceramente non mi aspettavo, in buona parte sono cresciuto anche io davanti a quei palinsesti e in un primo momento mi è sembrata una cosa enorme, ero stupefatto, “Hey, sono su Mtv!” Con il passare dei giorni ho iniziato a seguire come non facevo da tempo il canale nella previsione di finire nel palinsesto e ho realizzato di quanto fosse ormai diverso da quello mia generazione , io sono cresciuto in un periodo in cui dopo un certo numero di pezzi mainstream passavano i Dinosaur Junior, I Sonic Youth, c’era Headbangers ball, Rage, Chill out zone o magari inaspettatamente  davano “ l’era del cinghiale bianco di Battiato live a Kabul”, insomma era decisamente meno conforme e più trasversale, quindi ho iniziato a realizzare che  l’attuale format forse cozzava  con la mia idea di sound e produzione decisamente più artigianale, vedere l’apparizione di Bianco invece mi aveva rassicurato. Va aggiunto il fatto che comunque l’artista della settimana se non  diventa artista del mese non viene trasmesso in Tv, quindi la notorietà può rimanere tranquillamente tra i confini del sito e il tutto si può trasformare facilmente in un un non luogo, forse troppo pericoloso per artisti che come me si vogliono esibire davanti a un pubblico reale , è facile che i promoter pensino possa essere un prodotto non genuino, complesso da gestire. E’ stata comunque un’esperienza positiva e ho sentito che il mio lavoro è stato riconosciuto.

Quale brano del tuo ultimo album ti ha dato più filo da torcere?
Sicuramente Bamboo, è molto difficile parlare di ricordi e del tempo che è ormai andato senza essere una lagna che scrive un temino, ora a posteriori lo avrei cantato piangendo per farlo vibrare maggiormente, dal vivo succede, una valle di lacrime.
Hai girato molto, sei stato in molti Paesi, quanto ha influito questo tuo peregrinare sulla tua musica?
In realtà sento di aver girato poco, sicuramente il modo cui l’ho affrontato fa la differenza, mi sono totalmente immerso nella vita di certi luoghi, ho fatto perdere le mie tracce per lungo tempo, mi sono sentito solissimo ed era quello che cercavo, a volte invece mi sono sentito amato da gente  sconosciuta, ho rischiato la vita e a volte ne ho preso una nuova. Sicuramente ha influito molto sulla mia musica, non direi tanto a livello sonoro ma in generale sul concetto di vedere e trasmettere le cose.

Tu sei di origini sarde, è stato difficile affermarsi musicalmente nella tua terra? Perché hai deciso di allontanarti per un po’ di tempo?

Mi sono allontanato per curiosità personale, volevo viaggiare e vivere nuove esperienze. Non ho avuto particolari difficoltà nel propormi musicalmente in Sardegna, è una terra di jazz e festival letterari dove spesso i cantautori sono ospiti graditi,  a Cagliari poi da ormai molti anni c’è una variegata scena musicale indipendente che circola, si tratta di artisti sia locali, nazionali che internazionali, il pubblico è curioso e vorace e aperto a tutti gli artisti che siano realmente attivi. Ovviamente questo accade perchè c’è l’impegno di tante persone  ad abbattere le barriere logistiche che obbiettivamente ci sono, c’è di mezzo il mare e se ad esempio Dainocova deve fare delle date fuori Sardegna o un tour, deve programmare con qualche mesetto di anticipo ma questo succede a tutti i musicisti che hanno un proprio repertorio.

http://credit-n.ru/zaymyi-next.html

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