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Musica

Calcutta @ Auditorium Flog- Il Live Report

Redazione Urban

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3 Marzo 2016, Edoardo Calcutta torna live a Firenze dopo il sold-out del 22 Gennaio al Tender club. Questa volta la scena si sposta all’Auditorium Flog, nonostante resti gentilmente offerta ed organizzata dallo staff del Tender.
L’inizio della performance è prevista per le 23.00, dopo Orelle, ma alle 23.15 ancora il cantautore di Latina non si vede. Il pubblico inizia i consueti cori d’incitamento e lo invoca a gran voce.
Finalmente, con passo molleggiato, Calcutta si presenta sul palco e senza ulteriori indugi attacca con la canzone Limonata accompagnato dal coro dei presenti.
Sono sotto al palco sulla sinistra, dove mi posiziono di solito, e gruppi di ragazzine “indiavolate” mi corrono davanti spingendo chiunque gli si pari innanzi. “Le sappiamo tutte” urlano. Mi volto indietro e vedo che in effetti la maggior parte del pubblico conosce tutti i brani e li canta a gran voce. Anche questa volta siamo ai limiti del sold-out.
La seconda canzone con la quale il cantante delizia i presenti è una delle più conosciute e famose, Frosinone. All’urlo “Leggo il giornale, c’è Papà Francesco e il Frosinone in serie A” il pubblico esplode in un boato, un gruppo di presenti provano anche a far partire un timido pogo in un contesto di eccitamento generale. C’è un caldo afoso e l’atmosfera è sempre più infuocata.
Dopo due canzoni dei suoi precedenti lavori il cantautore ritorna all’ultimo album, Mainstream, con i brani Milano e Gaetano. “E ho fatto una svastica in centro a Bologna ma era solo per litigare“, con testi provocatori e un atteggiamento che mette tutti a proprio agio Calcutta fa cantare tutti, spesso il microfono si sposta dal cantante al pubblico, è un concerto corale e partecipativo. Non c’è una fantomatica quarta parete, l’empatia fa tutto e forse parte proprio da qua l’entusiasmo che si percepisce nell’aria. Il giovane cantautore è un ragazzo come noi e ci sta semplicemente rendendo partecipi della propria idea di musica.
Dopo qualche canzone chiama persino due ragazzi del pubblico sul palco con i quali canta con la naturalezza delle jam-session improvvisate alle feste.
Non ci sono maschere, non ci sono facciate, il dialogo è continuo e le battute scherzose con i presenti sono numerose.
Attacca Cosa mi manchi a fare e tutti cantano la frase che forse è la più sentita della canzone “e non m’importa se non mi ami più, e non m’importa se non mi vuoi bene, dovrò soltanto re-imparare a camminare“. È la frase degli amori perduti e tutti la sentono propria, tutti i presenti l’hanno provata sulla pelle e quello che dicono ora è: “Non importa, cantiamo insieme ed andiamo avanti”.
L’emozione che ho percepito stasera è estasiante, ognuno voleva sentirsi partecipe di un grande concerto, ognuno voleva sentirsi meno solo e quando Edoardo canta l’ultima canzone, un bis della già citata Cosa mi manchi a fare, con un po’ di malinconia i presenti si guardano e sorridono. Poi fine, parte la musica del dj-set e i presenti si sparpagliano chi verso l’uscita, chi al bar.
Il concerto è stato nuovamente un successo, l’auditorium era quasi al completo e Calcutta è stato perfetto grazie ad un modo di fare che lascia completamente distante il potenziale divismo di cui si pavoneggiano certi artisti emergenti.
Me ne vado anche io e come un’eco lontana sento qualcuno che canticchia ancora, sorrido, ciao.
Giulio Paghi
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