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Musica

Mentha, l'esordio di Sara Loreni

Redazione Urban

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Sara Loreni suona da dieci anni, ha vinto nel 2010 il Premio Ciampi e il Premio MEI e RER “La Musica libera. Libera la musica”, eppure abbiamo imparto a conoscerla dopo la sua partecipazione alla nona edizione di X Factor. Passate le selezioni, la cantante emiliana ha stupito tutti rifiutando la sedia offertale da Elio ai Boot Camp lasciando, così, i suoi riccioli e il suo nome bene impressi nella mente del pubblico. Mentha,  il suo album d’esordio, già pronto prima che il clamore mediatico si scatenasse intorno a lei e anticipato da un minitour che ha toccato Firenze, Roma, Parma e Milano, è un’ondata di note colorate e fresche su testi che nascono da esperienze autobiografiche e vissute. Hanno collaborato alla realizzazione del disco Stefano Amato (Brunori SAS), Diego Dal Bon (Jennifer Gentle), Marcello Batelli (Non voglio che Clara e Teatro degli Orrori) e Massimo Manticò (Superwanted), mentre la produzione artistica è firmata Martino Cuman (Non voglio che Clara), che ha curato le registrazioni al Bass Department Studio di Verona e che, insieme a Francesco Sgobani , accompagna Sara in tour.

Storie semplici ma non banali incastonate dentro sonorità che cercano di integrare tra loro il synth pop e la canzone tradizionale, ecco cos’è  Mentha.  Loop station, kaossilator e batterie elettroniche ma anche archi, violini e strumenti acustici per creare melodie capaci di colpire al primo ascolto e di far venire voglia di ripetere l’esperienza. E poi la voce di Sara, una voce che diventa complice negli arrangiamenti dei brani perché capace di declinarsi in base alle necessità espressive degli strumenti musicali. Arcobaleni sonori colorano le dieci tracce che compongono  Mentha,  in cui non è difficile riconoscere l’influenza di artiste come Meg o St Vincent. La cantautrice parmigiana mescola tra loro suoni elettronici, campionatori di effetti e atmosfere anni ’80 con il pop rock e la tradizione classica, mentre, attraverso una timbrica vocale caratterizzata da cadenze particolari, crea strofe e ritornelli che hanno sempre qualcosa di diverso che non annoia e stanca chi ascolta.

Si inizia con  La gente,  una canzone dalle sfumature pastello, ballabile e allegra che racconta, però, la solitudine di chi si bacia per strada e poi dorme sempre da solo. Suoni metallici ed elettronici fanno da contrappunto alla voce acuta di Sara, quasi a voler creare volutamente un contrasto tra ciò che viene detto e il contesto in cui lo si dice.  Dovresti alzare il volume,   singolo di lancio di  Mentha,  suona chitarre elettriche e un ritornello urlato, scandito ritmicamente dalla batteria, che ricordi anche quando la canzone è finita. L’atmosfera frenetica e movimentata dell’inizio viene attenuata da  Lontano da qui: sintetizzatori, loop e atmosfere anni ’80.  Eva,  che parla di un amore un po’ particolare tra tre donne, due certamente reali ed una terza forse solo immaginata, lascia il posto ad un brano,  Ancora qui,  in cui il legame con la tradizione musicale classica prevale su ogni velleità sperimentale. Ma basta proseguire con  Sei tu , racconto di un “…sogno che sveglia presto”, per ritrovare nuovamente una dimensione elettronica mescolata, questa volta, alle corde di un violino. Dopo la fuga  Fuori città,  ricordo di gite romantiche lontane dal caos urbano,  Mi piaci  spezza il clima di nostalgia e torna l’allegria e la voglia di leggerezza. Sembra quasi una danza tribale la traccia che segue,  Per non fare rumore,  e che descrive quella prima fase dell’innamoramento in cui “si dicono solo cose giuste in una lingua che non si conosce”.  E poi arriva il finale, il sipario cala e Sara sceglie di congedarsi con  Vien toi,  un brano in lingua francese in cui il suono del violoncello si perde tra coriandoli di note campionate e che, con eleganza e charme, chiude un esordio riuscito e decisamente interessante.

Laura De Angelis

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