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L'intervista: Pilar

Redazione Urban

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ʺ E’ un momento difficile per il mondo intero, inutile negarlo o evitare l’argomento. Ma avere paura è sterile, non serve a nulla. E allora create Bellezza, perché ogni gesto, anche il più piccolo, sarà fondamentale per il futuro di tutti… ʺ
Con queste importanti parole, Ilaria Patassini in arte Pilar conclude la nostra chiacchierata. Il 30 ottobre è uscito il suo terzo album – L’amore è dove vivo –  l’uscita è stata accompagnata dal video del singolo “Eternamente”, realizzato insieme allo chef Massimiliano Mariola di Gambero Rosso Channel. Se siete interessati, potrete trovare Pilar il 17 dicembre al Teatro Politeama Garibaldi di Palermo. Buona lettura!
È uscito il 30 ottobre il tuo terzo album – L’amore è dove vivo – un disco che conta diverse partecipazioni artistiche. Parlaci un po’ del suo processo creativo, c’è qualcosa che ti ha ispirato particolarmente nella realizzazione di questo disco?
Questo è un album frutto di un intenso lavoro di squadra dove ciascuno ha portato la propria ispirazione, i propri ingredienti. E’ come se avessi accompagnato tutti i protagonisti di questa produzione al mercato a fare la spesa, se li avessi seguiti, anche a distanza e poi, una volta, in studio, avessi cucinato per tutti.
Il video del singolo – Eternamente – è un mix di ironia e sensualità, e vede la partecipazione dello chef di Gambero Rosso Channel, Massimiliano Mariola. Come è nata l’idea?
Il testo della canzone suggeriva il fatto di poter ambientare il video in un ristorante, e mi piaceva molto l’idea di raccontare una piccola storia dove venisse messo in scena il lato irresistibilmente buffo della seduzione. Volevo un cuoco vero, uno chef abituato a stare davanti alle telecamere che potesse stare al gioco… Max era perfetto per quel ruolo. Ci siamo divertiti moltissimo.
La sensualità sembra essere un tuo tratto distintivo, filo conduttore che lega ogni disco che hai realizzato… Cosa è per te la sensualità?
La sensualità è asimmetria, densità, il non-detto della distanza, è grazia, crudeltà. E’ l’irresistibile richiamo della decadenza, un grembiule bianco macchiato di sugo, le vie della Kalsa di Palermo, è il taglio sulle tele di Fontana.
 Hai avuto esperienze anche nel mondo del Teatro o sbaglio? Pensi che ti rivedremo in veste di attrice?
Io e la recitazione ci incontriamo spesso, sono spesso cantante/attrice/personaggio, ma non mi è mai capitato di fare l’attrice nel senso più compiuto e totale del termine. Spero davvero possa capitare, prima o poi.
Sei nata a Roma, ma ho letto che sei impegnata in diversi progetti in Sicilia, come il Sicilian Jazz Project… di che si tratta? In più ti vedremo a Palermo al Teatro Politeama Garibaldi il 17 dicembre. C’è qualcosa che ti lega particolarmente a questa terra?
In realtà Sicilian Jazz Project è un progetto canadese che porta la firma del chitarrista e compositore Michael Occhipinti (di chiare radici siciliane…). Sono ospite sia nel progetto discografico che in quello concertistico, è una felice collaborazione che da due anni mi vede tornare in Canada per andare in tour insieme a straordinari musicisti. Con la Sicilia ho da sempre un rapporto particolare, appassionato, amoroso. Ci siamo scelti, direi reciprocamente. E’ la mia seconda casa.
Nel precedente album del 2012 – Sartoria Italiana Fuori Catalogo –  il brano “ Geni e alligatori”, mostrava un attacco diretto alla classe dirigente politica. Adesso, in questo nuovo disco la tematica prevalente è l’amore. Pensi di dover ancora garantire un impegno sociale e politico con la tua musica? Oppure allo stato attuale dei fatti, pensi che non valga più  la pena di esprimersi in campo artistico per denunciare e ribellarsi? Pensi sia meglio che la musica distragga gli ascoltatori dal quotidiano, e che doni loro una maggiore leggerezza?
La leggerezza che mi piace dà sempre da pensare. Quella che va ad allungare la lunga lista delle “armi di distrazione di massa” non è mai arte, c’è sempre del calcolo doloso dentro. Oggi più che mai è necessario schierarsi, non cedere all’assuefazione ma, forse, a differenza del passato, dovremmo davvero ritrovare il vero senso della partecipazione e dell’etica proprio nei gesti quotidiani, privati, quelli da non postare su facebook ma da tenerci per noi. Siamo tutti liquidi e decentrati, trovo sia pericolosissimo. E allora ritrovare il proprio centro, anche emotivo, è un atto politico; salire su un qualsiasi palco è un atto politico che comporta responsabilità. Non ho cantato dell’amore per disimpegnarmi, anzi, al contrario. Amare è l’atto politico più potente che conosca.
Ci sono stati nel tuo percorso artisti di riferimento?
In ordine sparso: “DallaConteFossatiDeAndrè”, Wolfang Amadeus Mozart, Giacomo Puccini, i fuochi d’artificio delle feste patronali, i Pink Floyd, Maria Callas, gli ulivi secolari, gli animali, Patti Smith, Lhasa de Sela, Nina Simone, Vittorio de Sica, i miei nonni, Melody Gardot, Giorgio Caproni, le farfalle della Costa Rica, Caetano Veloso, Damien Rice, Caravaggio, il mare.
Ti vedremo il prossimo anno in giro per l’Italia?
Certamente sì.
Per concludere, ti lascio carta bianca! C’è qualcosa che vorresti aggiungere?
E’ un momento difficile per il mondo intero, inutile negarlo o evitare l’argomento. Ma avere paura è sterile, non serve a nulla. E allora create Bellezza, perché ogni gesto, anche il più piccolo, sarà fondamentale per il futuro di tutti. Promuovete il confronto, la solidarietà, la conoscenza là dove sembra non esserci altro che buio e distruzione perché la violenza è sempre figlia dell’ignoranza. La Cultura non gioca mai in difesa, no, al contrario, è il nostro attaccante migliore, è il numero 10, la nostra luminosa ala destra: alleniamo le gambe e il cuore a correre, a passarci la palla per darle infiniti assist. Solo così possiamo vincere.
 
Simona Bascetta
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