Musica
L' intervista: Chiara dello Iacovo
Chiara dello Iacovo è una giovane cantautrice piemontese che ha iniziato a suonare il pianoforte alla tenera età di 8 anni e a comporre brani a 14. Importanti traguardi li ha ottenuti partecipando a Festival italiani come il San Jorio, dove si è aggiudicata un premio nella categoria “Cantautori” e l’anno seguente il primo posto nella categoria “Inediti”. Ma non finisce qui, al Tour Music Fest fa jackpot in una sola serata accaparrandosi ben tre premi. Nel 2014 firma un contratto con la Rusty Record e contemporaneamente inizia l’avventura che la porta alla ribalta, la partecipazione a The Voice of Italy. Resta in gara fino al 3° Live Show e contemporaneamente partecipa a Musicultura 2015, dove a giugno rientra tra gli 8 vincitori vincendo ben due premi importanti: il Premio della Critica e il premio “Nuovo Imaie” come Migliore Interpretazione. Adesso si trova davanti ad un’altra importante sfida, le selezioni per Sanremo Giovani. Con il suo brano “Introverso” sfiderà gli altri 11 finalisti per poter calcare uno dei palchi più rinomati della musica italiana.
Abbiamo chiacchierato con Chiara per capire come si sente e conoscere il percorso che l’ha portata ad un così importante traguardo.
Ciao Chiara, innanzitutto complimenti per esserti piazzata tra i 12 finalisti in gara per Sanremo Giovani! Come ti senti?
Più che altro non mi sento. L’idea di Sanremo è come uno di quei traguardi per cui non sei mai pronto, e quindi per forza di cose credo che realizzerò il tutto solo una volta che sarà calato il sipario…per ora resto a fluttuare nella mia bolla di leggera inconsapevolezza.
Come è stato il salto da The Voice a questo importante traguardo? E come quello dalla tua stanza al talent show?
Partendo dal presupposto che in realtà a The Voice, fortunatamente, non ci sono piombata direttamente dalla mia stanza, anche perché altrimenti dubito che ne sarei uscita integra, credo si possa analogamente fare lo stesso discorso per l’approdo a Sanremo. Tra i grandi eventi si susseguono una serie di tappe intermedie non fruibili dal grande pubblico ( che nel mio caso si sono susseguite con un ordine crescente di importanza, ma più per una serie di fortunate coincidenze che per altro). Per questo motivo se dall’esterno possono sembrare dei salti, dall’interno danno più la sensazione di gradini. È importante procedere cercando di calpestare gradino per gradino, persino Aldo Giovanni e Giacomo ci insegnano che se si fanno le scale quattro alla volta si finisce per spaccarsi tutti i denti davanti.
Sei una cantautrice, quale fase viene prima durante la composizione di un brano? La melodia o il testo?
Dipende molto da canzone a canzone. Purtroppo mi viene assai più naturale scrivere parole che note, per cui sono costantemente in sovrabbondanza di testi, che in realtà finisco con declinare in poesie, filastrocche, o deliri paralleli di varia natura. I testi delle canzoni cerco comunque preferibilmente di estrarli direttamente dalla melodia preesistente che li stuzzica, un po’ come può fare uno scultore col marmo, ma capita non di rado che mi ritrovi a cercare degli accordi convincenti per un testo già steso. Solo i ritornelli nascono categoricamente sempre in simultanea con la loro musica, se no non funzionano, c’è poco da fare.
Quale l’artista o l’album che ha segnato e influenzato la tua passione per la musica?
Senza dubbio De Gregori, anche se a partire da lui poi è seguito a ruota un cospicuo carrozzone…
Nel brano “Introverso” critichi l’apparire e inviti all’ essere se stessi. Come ti rapporti con questa problematica e con il mondo complicato della musica, dove spesso si dà più peso all’apparire?
Mi sento di dover fare un distinguo: non tutti ci fanno caso, ma c’è molta differenza tra “mondo della musica” e “mondo dello spettacolo”. In Introverso, il mio risentimento è indirizzato verso quest’ultima realtà. Il mondo della musica è molto più onesto: chi fa musica veramente non si può permettere di essere patinato, attraverso una membrana di plastica non filtra niente…
Federica Monello
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