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BEST NEW: Viva Lion!

Redazione Urban

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Dei Viva Lion! abbiamo già scritto in occasione della serata Italiani Brava Gente al teatro Quirinetta di Roma; hanno appena dato alle stampe il primo album Mi casa es tu casa (INRI Torino), che segue The green dot, il primo EP uscito nel 2012.
Abbiamo avuto modo di chiacchierare con Daniele Cardinale, voce, chitarra, testi e anima dei Viva Lion!
 
I Viva Lion sono nati come progetto solista di Daniele cui si è unito Marco dopo l’uscita di The Green Dot Ep; come è nata questa collaborazione?
Siamo amici da anni, avevo bisogno di una mano per i live di presentazione dell’Ep, e Marco ha accettato volentieri. In seguito abbiamo arrangiato il nuovo album insieme.
Quando è possibile mi accompagna dal vivo ed io continuo a fare molti concerti da solo.
 
Il progetto è attivo dal 2012 (la vostra pagina facebook riporta il 3 Giugno 2012 come data di fondazione), se vi chiedessero di fare un bilancio della strada percorsa fin qui cosa direste?
3 giugno 2012 perché è stato il primo concerto che ho fatto con il nome Viva Lion.
Siamo molto contenti e abbiamo ancora molta strada da fare. Più vado avanti più la distanza aumenta, vedo cose da approfondire e aspetti da migliorare.
 
Siete romani ma avete suonato tantissimo in giro per il mondo tra Spagna, Canada e America, quali sono le differenze, anche a livello di come viene vissuto il live, tra le scene musicale estere e quella italiana?
In Canada ci ho vissuto ma non ho mai suonato nei club. Dopo tanti concerti non so più rispondere a questa domanda! Direi che dipende dalle città e dalla cultura musicale del locale. Gli americani hanno forse un’educazione musicale superiore e in generale sono ben disposti nei confronti dell’artista.
A Madrid ho suonato in un locale che ha un teatro al piano superiore, e il concerto è stato meraviglioso, pubblico raccolto e attento. Ma a Barcellona è stato un gran casino, altrettanto divertente ma completamente diverso.
In Italia ho vissuto ogni tipo di esperienza, credo che la direzione artistica del locale giochi un ruolo importante sul pubblico che lo frequenta.
 
Nell’EP The Green Dot le percussioni sono suonate battendo mani, piedi, legno e altri oggetti trovati in studio; da cosa deriva questa scelta?
Nell’Ep ci sono solo io, Viva Lion non ha (ancora) una band e quindi in studio inventiamo percorsi alternativi.
 
Mi casa es tu casa è il primo full album, ce lo descrivete con tre aggettivi?
Poliedrico, apolide, intenso.
 
In Mi casa es tu casa sono presenti Goodmorning/goodnight e The thrill, due brani già usciti nell’ep The Green Dot, come mai avete scelto di inserire proprio questi due pezzi?
Perché sono stati i singoli dell’EP, e come spesso accade gli EP anticipano gli album, anche se nel nostro caso sono passati due anni tra le due uscite.
 
Il titolo del brano Legacy costs di Mi casa es tu casa è ispirato ad un episodio di Breaking Bad, dobbiamo immaginarvi dei divoratori di serie tv?
Direi di sì! Solo il titolo è una citazione però, mi piaceva pensare ai “legacy costs” che ci sono in una relazione. Il testo poi è di un amico canadese, che ho adattato alla canzone. È lo sfogo di chi vede tutto grigio quando un amore non è corrisposto.
 
Quali sono gli ascolti e gli artisti che hanno maggiormente influenzato (e influenzano) la vostra produzione musicale?
Too many to mention. Negli ultimi anni sto andando a scoprire le radici del folk e del country, e allo stesso tempo continuo ad ascoltare le nuove uscite in ambito punk, hardcore e dintorni.
Nell’ultimo viaggio solitario di qualche giorno fa, ho ascoltato in sequenza Neil Young, Alexisonfire, David Bazan e Emery. Dipendo ancora molto dalle chitarre, un giorno riuscirò ad approcciarmi alla musica elettronica.
 
Come si gestisce una vita vissuta tra Italia, Canada e America?
Si vive con grande entusiasmo, quello della partenza e anche quello del ritorno. Quando più di un posto diventa casa, sono felice. Da un po’ (troppo?) ormai sono stabile in Italia, e la sto riscoprendo grazie ai concerti. Mi manca moltissimo il Canada.
 
Giorgia Molinari 
 
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