Musica
Niente che non va, il nuovo album di Coez
Reinventarsi e sperimentare sembra essere il mantra di Coez, che lavoro dopo lavoro riesce a trasformarsi e a trasformare la sua musica, pur mantenendo la sua identità. Per chi ha iniziato col rap, cambiare genere, già solo cimentarsi nel cantare, è un rischio. Pochi riescono a farcela, ad uscire dalla scena senza le ossa rotte. Questo album di Coez invece ha fatto scoprire un talento incredibile, che forse ancora non si era espresso del tutto nei lavori precedenti. Credo che Coez con Niente che non va, abbia trovato la sua dimensione perfetta.
Quando l’ho ascoltato per la prima volta, sono rimasta completamente rapita dal cambiamento, dal modo più dolce di fare rap, contaminandolo con l’hip-hop, a volte con ritmi latini, con l’orchestra e arricchendolo di tantissimi nuovi suoni. Nei testi ha superato se stesso. Come vi dicevo, spesso la scena non perdona chi si apre ad altri orizzonti, ma per Coez si può parlare certamente dell’eccezione che conferma la regola.
Vogliamo ascoltarlo insieme?
Questo nuovo viaggio insieme a Coez si apre con Still life, un bell’inno alla rivincita, con un messaggio che dovremmo ripetere a noi stessi ogni giorno: E tu non credere a chi ti dice/ Che ti rimane una sola chance/ Fosse stato per loro/ Dovrei essere morto.
Una ventata d’aria fresca è La Rabbia dei Secondi, che con la sua orchestra parla ai numeri uno, che poi dov’è che vanno?
Un bel pianoforte apre Niente di che, un brano fresco, con un diavolo dall’ombretto celeste che aleggia su un rapporto che non è più niente, niente di che…solo alle volte la notte da solo mi capita che…
Con le tasche leggere è un brano un po’ rappato nelle prime battute, che sfocia subito in un cantato accompagnato da un bel crescendo d’orchestra. Una sorta di pausa dai toni più scanzonati dei brani precedenti, anche i testi si fanno più seri…un figlio che chiede a un padre come ci si possa perdere così, come dentro ad un bicchiere.
Dove finiscono le favole ci parla di Sara, un nome dove si nascondono tante storie di donne vittime dei propri uomini, vittime dell’attesa di un cambiamento, finchè un giorno…
Niente che non va è una delle canzoni più belle ascoltate quest’anno…a mio avviso la più bella canzone che fino ad oggi abbia scritto il nostro Coez. Uno di quei brani dove il disco si ferma perchè lo ascolti, poi lo riascolti ancora e ancora, fino a consumarlo. Capolavoro, spaccato di una generazione, speranza di una generazione. Non so dove abbia trovato la ricetta per la canzone perfetta, ma un album che contiene un brano così merita, già solo per questo, un posto di riguardo nella propria collezione di dischi. Brividi!
Jet è un brano più rappato, forse il più vicino al passato dell’artista. Si parla d’amore, di voglia di cambiare, della voglia di vivere l’amore senza pensieri, volando sulle nuvole. Ci credi ai miracoli?
Si torna a toni più leggeri con Ti Sposerai, brano molto ironico, con ritmi più latini. Ricordate che vi dicevo che al nostro Coez piace sperimentare? E’ uno di quei brani in cui vi potrete scatenare nelle vostre citazioni di facebook, perchè il testo è pieno di spunti interessanti. Bicchiere mezzo pieno, ne ho già bevuti tre.
Coez torna a fare il ragazzaccio in Costole rotte. Un modo leggero di nascondere temi seri. Un contrasto tra la parte cantata e la parte rappata; una ironica, l’altra più seria. Tra volanti che non volano, bombe che non esplodono, fa tanto caldo in mezzo alle botte della centrale di polizia…
Buona fortuna è uno di quei brani dove il rap convive perfettamente su melodie pop. E’ come se il brano si dividesse, crescesse e si trasformasse. Un po’ come se Coez volesse dirci di non essersi dimenticato di come si rappa, ma di voler portare quel rap verso nuovi lidi, farlo convivere con altre realtà, che non devono essere necessariamente contrapposte.
Il disco si chiude con un altro bellissimo brano, una ballata, un pianoforte, un addio strappalacrime. Le parole più grandi ci stringe il cuore: l’amore, la fine di un amore, due vite separate, ma che resteranno in qualche modo unite. Ti ho fatto da ombrello…
A fine ascolto posso dirvi che in questo disco non c’è assolutamente Niente che non va! Un album che non ha neanche un pezzo debole, si ascolta dall’inizio alla fine, entra nel cuore, è dolce, amaro, triste, allegro. Racconta storie così vere, che è impossibile non riconoscersi.
Egle Taccia
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