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Musica

L'intervista: Luigi "Grechi" De Gregori

Redazione Urban

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Il 7 Luglio è uscita la raccolta “Tutto quel che ho 2003-2013” di Luigi “Grechi” De Gregori.
Al suo interno sono contenute 18 tracce estratte dai suoi ultimi album, come ad esempio le tre canzoni che appartengono alla trilogia del bandito: Il Bandito e Il Campione, L’isola di Tony e Torna Il Bandito. Se siete curiosi di riascoltarlo live, vi anticipo che il prossimo 15 Luglio, sarà ospite speciale del fratello Francesco, durante la tappa romana del suo VivaVoce tour.
L’ho incontrato per voi per un’intervista che mi ha emozionata non poco, in cui ci presenta la sua raccolta, ci parla di cantautorato e ci consiglia anche un nuovo ascolto.
Che significato dai alla raccolta che hai da poco pubblicato?
Significato è una parola grossa, diciamo che rappresenta il desiderio di girare pagina dopo questi dieci anni e questi tre cd usciti, per lanciarmi poi serenamente verso nuove avventure.
Che criterio hai utilizzato nella scelta dei brani?
Abbastanza casuale, perchè poi non significa che, quelli che non ho scelto, siano esclusi, magari li metterò in qualche altra raccolta futura. Mi sono fermato ad un numero di 18 pezzi, che mi sembrava abbastanza per una raccolta e gli unici punti fermi erano che ci doveva essere Il bandito e il campione perchè è la mia canzone più famosa, che si è tirata dietro in volata altri due brani: L’isola di Tony  e Torna il bandito, che sono un po’ una specie di trilogia del Bandito, perchè tutti e tre parlano in maniera diretta o indiretta del bandito. L’isola di Tony è l’isola sulla quale fu detenuto il bandito per parecchi anni e Torna il bandito è appunto la storia del ritorno di Sante Pollastri a Novi Ligure e quindi quelle tre erano obbligate quasi. Poi l’apertura, la prima è quella che ha dato il titolo all’album e quindi, secondo me, per forza doveva essere la prima. Ma che vuoi da me? si intitola, c’è dentro appunto questo verso che dice: “ma che vuoi da me, devo proprio darti tutto quel che ho?” Quindi il titolo è venuto fuori così. Poi c’è, a conclusione, Il fuoco e la danza, che è una specie di spiritual laico, che consideravo come il pezzo conclusivo. E le altre sono state scelte un po’ a caso con il gusto del momento, ecco.
Qual è il brano che meglio ti rappresenta?
Di solito non mi metto dentro le canzoni, o meglio ci sono dentro tutte, ma non parlo mai direttamente di me, però sicuramente Le Vespe è una canzone che è venuta fuori in cinque minuti di vita reale, proprio dal ritorno a casa dopo qualche concerto e racconta esattamente tre minuti di vita vissuta, il momento in cui uno apre il cancello di casa, guarda nella buca delle lettere, entra e trova il solito disordine. E’ così, sono le riflessioni ed i pensieri di quei tre minuti del ritorno a casa.
Cosa ti attira di più del mondo oltreoceano?
Mah, guarda, mi attira il fatto che la musica americana è una musica di fusione, dove c’è dentro un po’ di tutto. Perchè c’è il ritmo africano, ci sta l’armonia dei vecchi canti di chiesa protestanti, ci stanno gli antichi motivi da ballo europei, ci stanno sia quelli mediterranei, sia quelli ispanici; insomma c’è un po’ il riassunto di tutte le civiltà musicali del mondo. Quindi mi piace perchè è un riassunto della musica di tutto il pianeta.
Cosa pensi del cantautorato italiano di oggi? Che periodo sta vivendo?
Intanto non lo conosco bene, conosco alcuni e conosco soprattutto quelli assolutamente sconosciuti dai più. Non saprei, cioè ci sono parecchi cantautori che si fanno il verso l’uno con l’altro o tutti fanno il verso ai big e poi ci stanno dei fenomeni assolutamente originali che però troppo spesso restano chiusi nelle loro provincie e chiusi nei loro luoghi e fanno fatica ad essere conosciuti dal grosso pubblico. Sicuramente si scrivono belle canzoni in Italia, ma non sempre arrivano ad essere ascoltate.
Di chi pensi che sia la colpa di questo fenomeno?
Colpa è una parola grossa. Diciamo che la discografia ufficiale ormai sta un po’ agonizzando, perchè il cd come oggetto si vende sempre di meno, sempre di più si ascoltano canzoni e musica da internet, non so, anche i giornali ne parlano poco di musica ormai, se non di eventi, di quando la musica diventa evento. La musica dovrebbe essere qualcosa di quotidiano, l’ascolto poi in realtà è sempre più distratto. La musica credo che ormai si ascolti soprattutto in macchina, per ingannare la noia del viaggio, oppure nelle cuffie quando si fa jogging, ma comunque la si usa sempre come sottofondo, nessuno si mette più, come accadeva ai miei tempi, insieme a due o tre amici nella propria cameretta ad ascoltare il disco appena comprato. Una volta quando usciva un disco di successo, il primo a comprarlo invitava gli amici, si stappava una bottiglia, ci si chiudeva in casa e lo si ascoltava tre, quattro, dieci volte. Oggi mi pare che questo non succeda più. Credo che i giovani si dedichino di più ai videogiochi, alla playstation, o altre cose, ecco. Non mi sembra che l’ascolto della musica sia più attento come era una volta.
E tu come ascolti la musica, preferisci il vinile o il digitale?
Guarda, ti dirò che io l’ascolto sempre al computer. Anche i dischi che ho, anche i cd che ho, che non sono pochi, o i vinili che sono ancora di più, non sto nemmeno a prendermi la fatica di metterli sul lettore o sul piatto del giradischi, perchè faccio prima a scorrere una lista su internet, legale ovviamente, ad esempio su un sito come potrebbe essere Spotify. Lì trovo quasi tutto e faccio prima ad ascoltarlo lì che a tirare fuori il vecchio disco o a tirarlo fuori dalla copertina, accendere il lettore o via dicendo. Però la ascolto attentamente.
Chi ci consiglieresti di ascoltare?
Anche la musica da me più amata, mi ha un po’ stufato, ormai cerco di ascoltare la musica che ho io nella testa, che è poi un mix di tante cose. Sono sempre affezionato ai vecchi; uno degli ultimi che preferisco su tutti è un rocker del Texas che si chiama Dave Alvin e che è venuto anche a suonare in Italia diverse volte, ma mai in grossi spazi, non è mai stato molto incoraggiato e molto promosso dai nostri media, quindi quasi nessuno lo conosce. Perciò, se siete interessati, visto che c’è internet, credo che Dave Alvin possa piacere a molti qui in Italia.
Mi ha salutata raccontandomi che Catania è stata la sua prima data in Sicilia negli anni ’60, quindi è molto legato alla nostra città.
Chissà che non torni presto a trovarci!
Egle Taccia
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