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L'intervista: Lilies On Mars

Redazione Urban

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Ho avuto il piacere di fare un’ interessante chiacchierata con le Lilies On Mars, due musiciste polistrumentiste e produttrici sarde. La loro passione per la musica e per una crescita sperimentale maggiore, le ha spinte a trasferirsi in Inghilterra già da molto tempo. La loro musica crea delle ambientazioni sonore immaginifiche. L’uso di sintetizzatori, le voci sospirate e sognanti, sonorità elettroniche e psichedeliche, sono la loro caratteristica. A settembre è in uscita il loro nuovo album ∆GO.
Ciao ragazze, partiamo dall’inizio… come e quando nascono le Lilies On Mars?
Ciao Simona. Non siamo sicure di avere un periodo preciso in cui collocare la nascita di questo progetto. Fa parte di un’evoluzione che si e’ formata dopo anni di musica maturata e suonata insieme. Sono arrivati prima i suoni, poi la loro trasformazione, le melodie, le atmosfere e poi i testi. Poco dopo ci siamo ritrovate con dei brani che abbiamo messo nel nostro primo album omonimo. Le sonorità ci hanno avvicinate immediatamente ad un immaginario cosmico, astratto, visionario, che ha richiamato il nome Lilies on Mars. Fiori delicati come i gigli su un pianeta roccioso, inesplorato, lontano, rosso, passionale. Lo abbiamo immaginato e suonato così.
Se non erro, voi siete sarde, avete cominciato ad appassionarvi di musica in Italia e poi vi siete trasferite all’estero?
Esattamente, siamo sarde, la musica ci ha spinte ad allontanarci, quando eravamo molto piccole, dall’ Italia. Semplicemente questa passione ci chiamava altrove, ci sentivamo più vicine a sonorità internazionali ed e’ li che siamo andate a studiare e maturare le nostre esigenze di comunicazione musicale. Abbiamo vissuto 13 anni a Londra e adesso facciamo un po’ avanti e indietro tra l’ Inghilterra e la Sardegna dove siamo ritornate per riscoprirla con una maturazione diversa e prendere ispirazione da questa terra molto magica dopo l’esperienza molto intensa in UK.
Dancing Stars è il primo singolo estratto che anticipa l’uscita del nuovo album ∆GO , il brano è co-prodotto con Tom Furse dei The Horrors, come è nata questa collaborazione?
Siamo principalmente molto amici e questa collaborazione nasce da una stima reciproca. E’ successo molto naturalmente, le persone si incontrano, parlano di musica, hanno qualcosa in comune e si dicono subito che vorrebbero fare qualcosa insieme. Abbiamo pensato che Tom fosse la persona giusta per mettere del suo in Dancing Star nella fase finale degli arrangiamenti. Tom e’ un appassionato come noi di sintetizzatori e sonorità cosmiche tra space echo e oscillazioni, ci siamo divertiti moltissimo.
∆GO è in uscita nell’autunno 2015, cosa dobbiamo aspettarci da questo nuovo album? Sulle sonorità, avete voluto mantenere una continuità con il vostro percorso musicale?
Precisamente il 25 Settembre, possiamo ufficializzare l’uscita di ∆GO! Aspettarsi qualcosa può essere controproducente, non saprei cosa dire. Noi ci siamo lasciate andare e guidare da una passione molto forte verso la ricerca di nuovi suoni. Abbiamo davvero studiato tanto per riuscire a lavorare sulle frequenze esattamente come volevamo sentirle, nonostante sia per noi un percorso molto istintivo. Crediamo che la continuità ci sia, dal momento in cui le musiche nascono sempre da noi, ma e’ un disco diverso dal precedente, non riusciamo a soffermarci troppo su un percorso prestabilito e simile al lavoro antecedente. E’ un’evoluzione che ci permette di rinnovarci e appassionarci sempre come se fosse il primo disco. Ci permette di avere un’energia sempre nuova e un approccio stimolante nei confronti della musica che ci sorprende e ci rigenera sempre. Ovviamente la continuità di cui dicevo prima ha un suo collegamento con tutto il resto, non potrebbe essere altrimenti, si parte da una base, e’ come immaginare un suono che nasce, cresce, matura, si evolve e noi lo percepiamo così, alimentandolo, prendendoci cura di questo e assecondando le sue esigenze di spazio e movimento.
Lo scorso anno, il 2014, è stato molto importante per voi: un tour europeo e poi un tour mondiale. Ci sono delle serate che vi piace ricordare più di altre? In quale città vi siete sentite più accolte?
Le città hanno tutte un fascino speciale, il pubblico e’ diverso e quindi rende diversa la percezione del live. Noi ci siamo divertite davvero moltissimo ovunque, eravamo onorate, spaventate, estasiate e fiere di poter girare il mondo suonando la nostra musica. E’ un privilegio, anche se e’ davvero molto dura la vita on the road. Chiaro che suonare a Parigi, Berlino, Madrid, New York, Chicago, Los Angeles, Washington, San Francisco e molte molte altre città meravigliose fa sempre un certo effetto, vedere un pubblico che conosce le tue canzoni dall’altra parte del mondo riempie il cuore. Ricordiamo con molto affetto l’accoglienza negli Stati Uniti. Ogni giorno a fine concerto, il pubblico veniva a ringraziarci per essere state lì, per aver fatto un lungo viaggio e suonato per loro. Loro sanno bene quanto sia difficile e gentilmente ringraziano.
In questi anni avete anche aperto i concerti di diversi artisti, c’è una esperienza che vi ha emozionato più di altre?
L’esperienza più forte e’ sicuramente quella fatta con Battiato, sia in Italia che in Europa. Avere avuto l’onore di suonare con lui le sue canzoni come sue musiciste e poi aprire i suoi concerti come Lilies on Mars. L’accoglienza del suo pubblico ci ha sempre commosse ed emozionate moltissimo, nonostante più di un centinaio di concerti fatti insieme, salire sul palco con lui o prima di lui e’  una bomba di adrenalina indimenticabile.
Con Battiato avete collaborato anche al brano “Oceanic Landscape”, parlatemi di questa esperienza con il musicista siciliano, come è nata l’idea di cantare insieme?
Come spiegavo prima, la collaborazione con Battiato nasce diversi anni fa. Precisamente nel 2007. Prima come sue musiciste e dopo come collaboratrici. Credo che lui avesse già in mente, molto prima di noi, che il progetto Lilies on Mars sarebbe nato a breve . Onestamente noi all’epoca non ci pensavamo, eravamo molto prese dalla nostra collaborazione e dai molti impegni. Dopo quasi due anni di tour insieme, appena tornate a Londra ci siamo messe a scrivere. E’ stato il mentore di questo progetto, ci ha istigate a studiare, molto amorevolmente come solo lui sa fare, ha sempre voluto ascoltare le nostre composizioni nella loro prima stesura e probabilmente la nostra passione e devozione lo ha colpito e gli ha ricordato anche i suoi primissimi trascorsi musicali, dove la sperimentazione era il punto focale della sua musica. Oceanic Landscape, tratta dal nostro album precedente Dot To Dot, e’ stato il brano in cui lui ha voluto cantare con noi.
Che musica ascoltate di solito? Ci sono degli artisti che prediligete o che vi influenzano in fase di composizione dei vostri pezzi?
Certamente sì, non potrebbe essere altrimenti, ci sono artisti, ci sono immagini, ci sono libri, ci sono suoni che ci ispirano tutti i giorni. Onestamente facciamo il pieno di sensazioni e poi in fase di composizione non ascoltiamo assolutamente nulla per qualche mese. Ogni album ha avuto un suo processo di influenze che si sono concatenate e hanno preso vita nel modo in cui noi le abbiamo tradotte. Le influenze musicali cambiano, ci sono degli artisti che ci hanno dato tanto. Credo che per ∆GO, principalmente siano entrate in noi le sonorita’ create alla fine degli anni ’50 dai pionieri della musica elettronica e dalle primissime macchine per creare suoni allora inesistenti.
Adesso in attesa dell’uscita dell’album quali sono i vostri progetti?
Ovviamente non vediamo l’ora parta il tour di ∆GO. Ci aspettano diverse date quest’estate e poi da questo autunno il tour ufficiale.
Simona Bascetta
 
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