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Musica

L'intervista: Appino e il suo GRA

Redazione Urban

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Uno dei pochi album che mi ha colpita per originalità in questo povero 2015 è certamente Grande Raccordo Animale di Andrea Appino, già affermato leader de The Zen Circus, che è alla sua seconda opera da solista. Album destabilizzante, come a lui stesso piace definirlo. Il cantautore infatti ha preferito cambiare strada e sonorità rispetto a Il Testamento e dirigersi verso suoni che si collocano a metà strada tra metropoli e deserto.
Grande Raccordo Animale è un album nato in viaggio, tra metropoli e deserto. Com’è stato il rientro in Italia dopo questa esperienza?
Sempre bello, perchè di solito mi piace sempre tornare a casa, anche se poi dopo quattro giorni mi viene già voglia di andare via. Però è un punto d’appoggio. Sono partito senza alcuna idea di fare un disco, non ci pensavo, è accaduto in viaggio…Quindi alla tua domanda rispondo: sono tornato con un disco!!!!
Alterni la carriera solista a quella con i The Zen Circus, come riesci a coniugare queste due anime?
Per ora… finchè le cose vengono. Molti storcono il naso e pensano che più stai fermo e più accadono le cose belle e a me questa cosa fa ridere. In realtà io sono abituato così, scrivo tanto. Guarda, giusto ieri ho scremato tutti i provini che avevo nel computer e mi sono accorto che ho altre quaranta canzoni, non una, quaranta. Questo per dire che quando ho due minuti liberi mi metto sempre a disposizione della creatività. Penso che questo sia un mio modo di mantenermi vivo mentalmente, quindi per ora non è stato un grande dramma alternare le cose. Finora è venuto molto naturale, non so se continuerà o non continuerà…di sicuro ci saranno gli Zen, Appino da solo è un di più…
Cosa ti hanno detto gli Zen quando hanno ascoltato l’album. Hai destabilizzato anche loro?
L’ho mandato, Karim mi ha detto “molto bello”, ma ancora non ci siamo parlati al riguardo, quindi ancora non lo so…Non lo so proprio, perchè ora che siamo fermi ci sentiamo poco. Ci risentiremo a breve, perchè cominceremo prima o poi a lavorare al nuovo album. Però penso che siano contenti, ho fatto sentire a Ufo “Tropico del Cancro” e gli piaceva molto, ma non se n’è parlato.
Ti sei sentito un po’ come Ulisse durante il viaggio?
In realtà sì. Solo che Ulisse disperatamente voleva tornare a casa, io anche no. Però in realtà devo dire che pensare a Ulisse mi ha fatto pensare a come gli eroi di una volta avessero una concezione di famiglia, dell’onore, di qualcosa da mantenere, mentre nel 2015 è tutto più egoistico. E’ per questo che parlavo di Ulisse, perchè oggi al 99% resterebbe con Calipso. Non è detto, ma a me piace tanto punzecchiare, lo sai meglio di me.
Cos’ha in comune con te New York?
Nulla finchè non ci sono andato, perchè non sono mai stato attratto dalle grandi città, sono un provincialotto. Ho ritrovato a New Yourk una città di mare, una cosa che non avevo preso in considerazione, perchè non ci pensi mai a New York come una città di porto. Invece è un gran bel porto e questo me l’ha avvicinata un po’ a Livorno. In comune c’è il mare e soprattutto è un gran casino, nel senso che è una città dove non si dorme mai e questa è un’altra cosa che abbiamo in comune.
Invece la caratteristica dell’Africa che ti rappresenta meglio?
Il deserto, perchè è lì che mi è venuta voglia di scrivere questo disco qua. Proprio vedendo il deserto che è uno dei posti più magici che ci siano. E’ anche strano che uno vada nel deserto ed invece di godersi il silenzio si metta a rompere i coglioni con la musica. La vita funziona così, no?
Ti senti un po’ un guastafeste?
Sì, chi mi conosce bene lo confermerà meglio di me. Quando c’è una situazione in cui è abbastanza previsto che ci si divertirà, io romperò i coglioni. Però di contro quando invece non c’è alcun presupposto di divertimento sono io ilfestaiolo, dipende. In generale non mi piacciono le feste comandate.
L’emozione più grande che hai provato in questo viaggio?
Uno dei viaggi l’ho fatto con mia madre, è stato bellissimo. E’ stato viaggiare con lei, non lo facevo da quando avevo otto anni. Me la son presa e me la son portata alle Canarie ed è stato molto bello, sicuramente quella è stata la parte più emozionante.
Il tour è da poco partito. Come stai vivendo questa nuova avventura?
Tranquillamente e serenamente. Quando faccio le cose da solo, ho imparato che soffro un po’ d’ansia, rispetto agli Zen. Col Testamento all’inizio fu un po’ drammatico. Mentre questo giro me la voglio godere e me la godo infatti. Ho una band spettacolare, chi ha visto le prime due date lo sa, chi non le ha viste, lo vedrà, però la band è spettacolare, sono miei amici cari, oltre che musicisti mostruosi. I due dischi escono in maniera egregia, non credevo, è molto più bello il live di quello del Testamento che era più pesante. In generale son contento.
Il brano che suona meglio dal vivo?
Eh, questa è cattiva. Non lo so, non lo so ancora. Se ne sono alternati tre o quattro. Te lo dirò più avanti, ne ho fatti solo due di concerti ancora…
Come sempre non mi dimentico delle vostre richieste, so che il pubblico siciliano lo aspetta con ansia e quindi prima di salutarlo ho detto ad Andrea che noi lo aspettiamo a Catania. Mi ha risposto che, anche se lui arriva sempre in ritardo, verrà sicuramente a trovarci.
Egle Taccia
 
 
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