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L'intervista: Tre Allegri Ragazzi Morti

Redazione Urban

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Tre allegri ragazzi morti, ovvero Davide Toffolo, Enrico Molteni e Luca Masseroni, dopo l’episodio pilota di Cagliari della scorsa estate, stanno portando in giro i loro brani ed alcune preziosissime cover in un tour acustico, che toccherà tutto lo stivale, dove cantare a squarciagola è obbligatorio. Tra un palco e l’altro ho avuto la fortuna di chiacchierare un po’ con Enrico Molteni.
Com’è strutturato questo nuovo tour acustico?
Siamo sempre noi Tre Allegri Ragazzi Morti! Poi insieme a noi c’è il quarto uomo, come lo chiamiamo, che è Andrea Maglia e che suona la chitarra in più. Abbiamo un bel gruppo di lavoro che ci segue e una bella scenografia nuova per l’occasione e direi che, insomma, ormai abbiamo fatto tesoro della nostra esperienza e questo tour è proprio strutturato bene.
Il brano a cui siete più legati?
E’ una domanda difficile questa, perchè sono tante le canzoni, però su due piedi direi Il mondo prima.
Oltre ai vostri brani state portando in giro delle cover. Come le avete selezionate?
Le cover che facciamo hanno tutte dei motivi diversi che le portano nelle nostre scalette. L’ultima che abbiamo fatto è Vivere fuggendo del Pan del Diavolo ed è stata scelta perchè semplicemente ci sembrava una canzone bellissima e volevamo vedere come suonava eseguita da noi. Abbiamo deciso di andare in uno studio a registrarla per poi portarla in giro. In questo caso è stato semplicemente per amore che abbiamo scelto la canzone.
Il video che accompagna il brano, vede ancora una volta come protagonista la matita di Davide Toffolo. Ce ne parli?
Il video è stato girato, anzi è meglio dire “scattato”, quando abbiamo fatto l’episodio pilota di questo tour acustico l’estate scorsa a Cagliari. Con noi è venuta una fotografa molto brava, che ha fatto tante foto e poi sono state customizzate da Davide, è intervenuto mettendo sui nostri volti delle maschere pelose e per finire è stato montato da un ragazzo di Pordenone con cui spesso lavoriamo e ne è venuto fuori una sorta di video racconto di quell’esperienza e di quelle successive di questo tour acustico.
Il ricordo più bello del concerto di Cagliari?
Il teatro era molto particolare perchè è aperto, senza soffitto, e già questo lo rende unico. Poi quel giorno ho visto dei fenicotteri rosa che volavano e la cosa mi ha molto colpito, perchè pensavo che i fenicotteri non fossero in giro per il mondo se non in Africa. Invece, per le saline che ci sono in Sardegna, lì ci sono i fenicotteri ed ad un certo punto siamo stati sorvolati da un gruppo di loro e questo è stato magico.
Parliamo della Tempesta Dischi. Qual è l’ultima novità che vi rende maggiormente orgogliosi?
Con la Tempesta facciamo sempre un sacco di cose, ma forse il disco che ultimamente mi piace di più e mi sta dando più soddisfazioni è il disco di Yakamoto Kotzuga. E’ un ragazzo molto giovane, veneziano; è un disco di musica elettronica; è un disco molto nero, molto scuro. Secondo me è allineato con quello che viene prodotto oggi nel mondo; non ha un marchio italiano, bene o male questo possa essere inteso nella discografia. Si chiama Usually Nowhere e ti consiglio di ascoltarlo.
Cosa pensi del “caso” Nobraino? Pensi che questo clamore sia davvero scaturito dalla frase offensiva, oppure che all’interno dell’ambiente indipendente si nascondano tifoserie da stadio?
Sinceramente non lo so. Effettivamente sappiamo che internet funziona in un certo modo e di questo di certo ne sono coscienti i Nobraino. Un tipo di umorismo come questo, penso sia stato effettivamente un po’ fuori luogo. Poi che la punizione e la cassa di risonanza sia così grande, è una delle caratteristiche della rete. Effettivamente forse bisogna stare un po’ attenti a ciò che si dice e che si pensa, ma soprattutto a come lo si dice. Il tono che immagino volesse essere scherzoso, effettivamente è arrivato come una rasoiata un po’ troppo dura per la tragedia che è successa.
Egle Taccia
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