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FASK: una scarica di punk sul palco

Redazione Urban

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FASK: una scarica di punk sul palco
Dopo un’assenza di 3 anni e mezzo i Fast Animals and Slow Kids sono tornati in terra etnea e lo hanno fatto in modo dirompente. La data di ieri ai Mercati Generali è stata una scarica di punk  in un intreccio di corpi che si scontravano sotto palco.
Così come “Overture” apre il loro ultimo lavoro, ieri ha dato inizio al live. Un inizio slow per tenere in forze i ragazzi che già si dimenavano sotto il palco. “Il mare davanti” ha inondato il pubblico, che su queste note si è lasciato andare in un pogo scatenato accompagnando con la voce il cantante. Da quel momento è stato un continuo di “Calci in faccia” a suon di riff e martellanti ritmi.
La presenza sul palco è stata ottima, Aimone coinvolgeva il pubblico costantemente tra un racconto, una battuta carica di autoironia e incitamenti. “Coperta” ha chiuso momentaneamente il sipario che ha visto sul palco buona parte delle tracce di Alaska.
Con “Troia” è avvenuto il primo dei tanti cambi di strumenti che tutti i membri hanno fatto ad eccezione del batterista. “Treno” ci ha fatto continuare il viaggio nel loro secondo lavoro “Hybris”. Movimenti roteanti del microfono nelle mani di Aimone hanno creato l’atmosfera per il ritorno in Alaska con “Con chi pensi di parlare”.
Un piccolo sondaggio su chi tra il pubblico conoscesse il loro primo lavoro “Cavalli” ci ha fatti tornare indietro nel tempo. L’intento era arrivare a “Copernico” che ha fatto saltare in aria il pubblico, che ha cantato ogni singola parola. Brano vecchio a cui il gruppo ha raccontato di essere molto affezionato specialmente alla frase che fa “…perché la realtà è stronza e ti bacia in bocca e voi lo dovete sapere…”.
Maria Antonietta” ha fatto presagire il finale più bello che c’è. Ma è arrivata “Cosa ci serve” annunciata dalle prime note della chitarra di Jacopo e del basso di Alessandro. Il pubblico non ha avuto più tempo per riposarsi, nemmeno per pochi attimi.
Gli ultimi tre pezzi sono stati l’esplosione finale. Una lancia tra fegato e reni “ Te lo prometto”, una dedica al pubblico “Come reagire al presente” e poi “Canzone per un abete”. Infine “Gran final” che ha visto ogni membro salutare il palco per lasciare per ultimo il batterista Alessio, che ha chiuso in bellezza lo spettacolo.
Sudore, “gola sanguinante”, sorrisi, i muscoli indolenziti per il pogo sono stati i segni della soddisfazione di aver vissuto un live degno di tale nome.
Federica Monello
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