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Speciale Sanremo: Intervista a Diodato

Redazione Urban

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Il nostro Speciale continua con un’intervista ad un’altra delle nuove proposte di Sanremo: Diodato! E’ nato ad Aosta, di origini tarantine e trapiantato a Roma. I più attenti lo conosceranno già, visto che  Antonio Diodato (questo il suo vero nome) di recente si è aggiudicato il premio Deezer come miglior artista dell’anno al Medimex ed  il suo album “E forse sono pazzo”, che ha atteso ben dieci anni prima di essere pubblicato, è stato accolto con una grande attenzione dal popolo della musica; inoltre ha firmato la colonna sonora del film “Anni felici” di Daniele Lucchetti con la sua cover di “Amore che vieni, amore che vai” di De Andrè. Molti saranno gli occhi puntati su di lui in occasione del suo debutto sul palco dell’Ariston con il brano Babilonia.

Ecco la nostra chiacchierata!

Raccontaci i tuoi inizi e di come ti sei appassionato alla musica

Ho iniziato studiando musica a scuola. Poi sono arrivati glia ascolti un po’ più seri dell’adolescenza ed ho scoperto il pop e rock inglese. È stato un colpo di fulmine che mi ha fatto venire voglia di suonare in una band e provare a scrivere cose mie. In tal senso anche “The Doors” di Oliver Stone ha avuto il suo peso. È stata una sorta di illuminazione.

Sei laureato in cinema al Dams. Quanto c’è di cinematografico nella tua musica?

A parte l’illuminazione iniziale di cui parlavo prima, c’è sicuramente l’attitudine allo scrivere per immagini. Mi capita spesso di visualizzare prima una cosa e poi di cercare le parole migliori per descriverla. Stessa cosa anche con la musica che accompagna quelle parole e che è una sorta di colonna sonora dell’immagine visualizzata.

Parlaci di “E forse sono pazzo”, il tuo album d’esordio.

È il disco che racchiude i miei vent’anni, un lungo percorso. È un disco abbastanza eterogeneo anche per questo. Ci sono diversi sguardi al suo interno ma tutti diretti su di me in quanto essere umano. I brani partono quindi molto spesso da uno sguardo intimo e personale per poi spostarsi su concetti universali.

La tua carriera vanta numerose collaborazioni, quali ti hanno influenzato di più?

Più che di collaborazioni parlerei di incontri. C’è un nome che negli ultimi anni ha una certa importanza ed è Daniele. Daniele Tortora, “ilmafio”, il mio produttore che mi ha permesso di concretizzare anni di piccoli passi con la pubblicazione di un disco e che mi ha aiutato a concretizzare una certa idea di suono. Daniele Silvestri che oltre a darmi ottimi consigli mi ha permesso di aprire il suo concerto a Roma e con la sua persona ha confermato un’idea che avevo da tempo e cioè che con umiltà e sacrificio in questo lavoro si può arrivare molto lontano. Daniele Luchetti, persona davvero speciale che, scegliendo la mia versione di “Amore Che Vieni, Amore Che Vai” di De André per il suo ultimo film, mi ha dato tantissima visibilità. Ma mi ha aiutato anche a guardare con altri occhi alla mia musica, a mettermi maggiormente in discussione.

Cosa rappresenta per te questa imminente esperienza sanremese?

Un piccolo premio per il lavoro e i sacrifici fatti assieme alla mia “famiglia musicale” in questi anni e poi una grande opportunità per far ascoltare la mia musica a chi non mi conosce. È comunque parte di un percorso che spero divenga ancor più intenso dopo il festival.

Chi temi tra i concorrenti in gara?

Nessuno. Non vado a gareggiare. Vado a portare la mia musica su un palco prestigioso che sono felice di condividere con realtà che sono davvero presenti sul territorio nazionale e che come me vengono da anni di attività. Credo che questo Festival possa essere davvero una grande opportunità per dare un po’ di luce a progetti interessanti.

Raccontaci la tua “Babilonia”.

La mia Babilonia nasce da scelte di vita che nessuno mi ha imposto ma che hanno creato comunque difficoltà e precarietà. La passione viene quasi magicamente in soccorso quando pensi di non farcela più. Mi è successo tante volte. Le grandi passioni hanno una forza in grado di disorientare e creare squilibri ma anche in grado di liberarci dalle gabbie della quotidianità.

Mandiamo un caloroso saluto a Diodato, aspettando di vederlo sul palco di Sanremo! In bocca al lupo da Urbanweek!

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