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Musica

Vittoria Jazz Festival 2012 – il bilancio

Redazione Urban

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La strepitosa chiusura del 2012 apre importanti scenari per la stagione 2013

Il Vittoria Jazz Festival music & cerasuolo wine presenta il bilancio della quinta edizione. Che il successo sia andato al di là di ogni previsione lo si intuisce guardando i volti di Emanuele Garrasi e Francesco Cafiso, corpo e anima artistica e organizzativa dell’evento. Stanchi ma felici. Il perché lo spiegheranno loro più avanti.

Sabato c’è stato il concerto di Enrico Intra Quarter feat e Francesco Ambrosetti, e Francesco Cafiso IslandBlue hanno chiuso proprio il 24 giugno, festa del patrono San Giovanni, a cui è stato dedicato il festival per accontentare anche don Vittorio Pirillo, parroco della Chiesa distante appena 200 metri dal palcoscenico del festival; i palati più raffinati del jazz hanno potuto gustare la rassegna del «Rotary Jazz Award», presentata da Daniele Aprile e Daniela Citino. Una vetrina di giovani talenti che dal palco di Vittoria sperano di spiegare le ali verso palcoscenici nazionali e internazionali. Con la performance straordinaria della pianista vittoriese di talento, Giuseppina Torre.

I sei finalisti, trombettisti e chitarristi, si sono cimentati in una gara che ha messo in difficoltà di scelta la giuria presieduta da Francesco Cafiso e dal suo ex maestro Carlo Cattano. Il primo premio (2.500 euro) è stato vinto dal trombettista Daniele Raimondi, un triestino di origini palermitane; al secondo posto Tommaso Gambini (1.500 euro), chitarrista torinese; al terzo posto Gianluca Figliola (1000 euro), chitarrista romano. «Non me l’aspettavo – ha dichiarato il vincitore Raimondi – in autunno andrò a studiare in Francia e questi soldi sono una manna dal cielo».

Ma cosa ha espresso questo festival in più rispetto alle edizioni precedenti? «Più pubblico e più entusiasmo – risponde l’artista Cafiso – Il Jazz festival di Vittoria è ormai una tradizione prestigiosa. Dobbiamo averne consapevolezza. E’ pieno di contenuti, musicisti di livello e di spessore artistico. Il clou si è raggiunto nella serata di Di Battista poiché è stato un pienone inaspettato. Ma tutto il festival è un crescendo di note sempre più alte. Cosa me lo fa dire? Senza presunzione, nei primi anni eravamo noi a cercare i musicisti, adesso sono loro a cercare Vittoria».

Se tutto il fiato del festival è merito di Cafiso, la struttura ossea si chiama Emanuele Garrasi, supportato dall’amministrazione comunale e da Luciano D’Amico, lavoratore dietro le quinte di questo evento. Il Comune ha previsto per i prossimi anni un apposito capitolo di bilancio per dare energia alla rassegna e metterla al riparo da tiri mancini in tempi di crisi. «L’evento – afferma Garrasi – è ormai una macchina lanciata verso grandi traguardi e circuiti nazionali che ha solo bisogno di un tagliando periodico. Sì è vero, ora non cerchiamo ma siamo cercati. C’è più entusiasmo e partecipazione. Non solo vittoriesi, non solo ragusani, ma anche autobus pieni di palermitani, catanesi, netini e anche una delegazione di maltesi. Sono venuti in piazza Enriquez, a Vittoria, per ascoltare musica jazz di classe e qualità».

Emanuele Garrasi pensa alla 6. edizione e pensa in grande. Vuole accorciare il calendario e spostare la data più avanti. Il prossimo anno il festival si svolgerà in 15 giorni, esattamente dal 15 al 30 giugno. E c’è un motivo. «Cercheremo di fare coincidere l’evento con le rassegne che si svolgono in Umbria e in altre località di tradizione jazzistica più lunga della nostra allo scopo di favorire uno scambio di grandi artisti europei ed americani. Un talento che va in Umbria ci mette un’ora a scendere a Sicilia per partecipare anche al Vittoria Jazz festival».

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